– La regina ha risposto all’azione legale testimoniando di aver dovuto uccidere Peter per salvarsi la vita – spiegò Andre. – Naturalmente, si è offerta di versare un risarcimento al fondo comune.
– Perché non all’Arkansas? – mormorai, rivolta a Pam.
– Perché la regina sostiene che, con la morte di Peter, l’Arkansas le spetta di diritto, sulla base del contratto matrimoniale – rispose lei, con lo stesso tono. – Di conseguenza, non può versare un risarcimento a se stessa. Se Jennifer Cater dovesse vincere l’azione legale, la regina non solo perderà l’Arkansas, ma dovrà anche pagare una multa molto elevata, insieme ad altri risarcimenti.
Andre intanto prese ad aggirarsi silenziosamente per la stanza, unico segno da parte sua di quanto poco gli piacesse quell’argomento.
– Ma abbiamo ancora tutto quel denaro, dopo il disastro? – chiese Clancy. Una domanda davvero poco saggia.
– La regina spera che l’azione legale venga respinta – affermò Andre, ignorandolo, un’espressione assolutamente neutra sul suo volto da adolescente perenne. – A quanto pare, però, la corte è disposta a indire un processo. Jennifer sostiene che la nostra regina ha attirato Threadgill a New Orleans, lontano dal suo territorio, avendo fin dall’inizio l’intenzione di scatenare una guerra e di assassinarlo.
Questa volta, la sua voce giunse da un punto immediatamente alle mie spalle.
– Ma non è affatto quello che è successo – protestai. Inoltre, non era stata Sophie-Anne a uccidere il re. Io ero stata presente alla sua morte, per cui sapevo bene come il vampiro che attualmente si trovava alle mie spalle fosse quello che aveva ucciso Threadgill, azione che in quel momento mi era parsa del tutto giustificata.
Sentii le dita fredde di Andre sfiorarmi il collo. Non riesco a spiegare come facessi a sapere che si trattava delle sue, ma quel lieve tocco, quel fugace contatto, mi indusse d’un tratto a focalizzarmi su uno spaventoso dato di fatto: a parte Andre e Sophie-Anne, io ero la sola testimone della morte del re.
Non mi ero mai prospettata la cosa esattamente in quei termini, e giuro che per un momento il mio cuore smise di battere. Quel battito saltato indusse almeno la metà dei vampiri presenti nella stanza a concentrare lo sguardo su di me, compreso Eric, che sgranò gli occhi nel guardarmi in faccia. Poi il mio cuore riprese a battere, e il momento passò come se non si fosse mai verificato. Vidi però le mani di Eric contrarsi appena sul piano della scrivania, e compresi che lui non avrebbe dimenticato quel particolare secondo, che avrebbe voluto sapere cosa esso avesse significato.
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