Il fascino delle dark cities è innegabile, basta pensare a quanti artisti del fantastico hanno utilizzato uno scenario fantaurbano per le loro storie.

Dal cinema con Metropolis al fantasy letterario, oggi orientato sulla variante “urban”, il passo è stato breve da un punto di vista concettuale ma molto ampio per quanto riguarda esempi, realizzazioni, ramificazioni.

La creatività  in senso lato non fa eccezione, l' appeal del mito rivisto nella chiave surreale di un eventuale futuro o di un alieno presente parallelo si ritrova qua e là nelle discipline più diverse.

Ventisei anni fa il museo Guggenheim ha ospitato  una mostra di lavori di architettura astratta firmati Will Insley, concentrandosi in particolare sul progetto di una città, anzi, per meglio dire sui frammenti di una città dai tratti futuristici e allo stesso tempo mitologici: Onecity, ovvero

La Civiltà Opaca, un cosmo misterioso e in qualche modo sinistro espresso da modelli, fotomontaggi, disegni e tele sagomate.

Recentemente di questa città si è parlato di nuovo, perché il fascino è innegabile e la sua  ideazione possiede una modernità sconcertante.

Cosa è Onecity? Un labirinto immaginario di 650 miglia quadrate  situato idealmente fra il Mississippi e le Montagne Rocciose, formato da più strutture -  ciascuna divisa in un Over building e un Under building, e comprensiva di nove Aree -  e tutto in masonite, i cui “Wall Fragment” sono visibili in disegni che ricordano i chip di un computer, corredati da sezioni simili a pezzi di tessuto in attesa di essere cuciti.

Sebbene il progetto di Insley abbia ispirato al matematico e intellettuale russo Yuri I. Manin un articolo intitolato Empty City, la città di Insley non è vuota: secondo un articolo pubblicato sul New York Times nel 1984 è chiaro che gli abitanti siano distinguibili in Gente del Giorno, i tipi sani con i figli che studiano su dispositivi elettronici, e il Popolo della notte, ovvero "fantasmi tatuati in abiti fosforescenti," una sorta di abitanti del Lower East Side un po’ più felliniani, con maschere e trucco elaborato che "mormorano un sacco" e "spesso portano in giro strutture astratte personali" per scambiarle "secondo riti misteriosi."

Se anche possiedono case nell’Over Building, spesso dormono nei cubicoli dell’Under building, ignorati dalle persone  che svolgono le loro attività di giorno.

A Onecity ci sono alberi e a volte si incontrano piccole figure che camminano sul tetto di un edificio.

I criminali sono confinati nell’Area Nove (chiamata Dante’s?), dove sono liberi di fare ciò che vogliono, compreso giocare a  calcio.

Tutto sommato l'attuale  tendenza urban fantasy nel panorama fantastico ha radici più profonde di quanto si possa pensare: la città di Insley raffigura quell’immagine distopica che il nostro io ha del futuro, legata non tanto a una progettazione avanzata del presente ma piuttosto alle  città buie della mitologia e alle loro rovine, con tutto il carico di suggestione che le contraddistingue.