Se un esordiente ti chiedesse cosa è meglio fare per riuscire a essere pubblicato, quali sarebbero i tuoi consigli?
Armarsi di tanta pazienza, imparare ad accettare i rifiuti e le critiche e non abbandonarsi al dilettantismo.
A parte questo, che riguarda più lo stato mentale dell’autore nei confronti di un mondo editoriale severo, penso che scrivere con l’unico scopo di essere pubblicati possa essere controproducente. I bravi autori e i buoni testi prima o poi vengono notati. Ma i romanzi senz’anima vengono presto dimenticati.
Nella pratica, una volta che si ha in mano un testo di cui si è sicuri, direi che inviare a tappeto a qualsiasi editore non serve a nulla, informarsi sulla linea editoriale di chi si vorrebbe contattare può essere utile, tenere presente che i rifiuti possono essere di due tipi: quelli che riguardano la bontà del testo, per cui forse è il caso di porsi delle domande su di esso e non pensare che gli editori sono tutti “brutti e cattivi”, e quelli che invece esulano dalla bontà del testo e che sono dovuti ad esigenze editoriali di cui molto spesso gli autori non tengono conto. Le case editrici sono società e spesso ce ne dimentichiamo.
I rapporti con gli editori: facili o difficili?
Spesso noi autori ci dimentichiamo che dietro la parola “editore” ci sono delle persone che lavorano. Per cui è impossibile fare di tutta l’erba un fascio. Come nei quotidiani rapporti umani ci sono persone con cui è più facile andare d’accordo e altre con cui non si riesce a entrare in sintonia.
Ma, se c’è un appunto che posso fare agli editori come categoria, è che scarseggiano in comunicatività, specie nel momento in cui un autore vorrebbe proporre il proprio lavoro.
Molto spesso loro si dimenticano che dietro a una mail, dietro a un testo da valutare, dietro a una richiesta di informazioni ci sono delle persone che fanno altrettanto seriamente il loro lavoro. Per cui una risposta, anche di rifiuto, denoterebbe educazione e professionalità. Richiede tempo, in qualche caso denaro, ma faciliterebbe i rapporti e il lavoro a tutti.
Nel mondo del fantasy italiano quali sono gli autori che trovi più interessanti?
In linea di principio tutti. Considerando che fino a qualche anno fa per gli autori italiani era difficilissimo arrivare a una pubblicazione con un testo fantasy e vista invece la rinascita del genere negli ultimi anni, direi che ogni voce nuova merita di essere ascoltata.
Ma, come tutti, anche io ho dei gusti personali. Ho molto amato la serie delle Amazzoni di Gianluigi Zuddas e la saga dei Rasna di Mariangela Cerrino. Penso che la serie in sei volumi di Fabiana Redivo sia una delle cose più belle mai pubblicate e che i testi di autori come Andrea d’Angelo e altri che, in tempi non sospetti, sono riusciti ad arrivare alla pubblicazione, vadano riscoperti. Tuttavia credo che ci siano tantissimi nuovi e spesso giovani autori che meritano di essere letti: Marco Davide, il mio preferito in assoluto, Uberto Ceretoli, Chiara Guidarini, Fabrizio Valenza, Antonia Romagnoli, Christian Antonini, Barbara Risoli, Laura Schirru, Paola Boni, Dorotea de Spirito, Mario de Martino, Matteo Mazzucca, Riccado Coltri… e tutti gli altri di cui, sebbene non citati, ho amato e apprezzato i romanzi. Sono tantissimi e ciò che mi colpisce sempre, nell’osservare il panorama fantasy italiano, è che ognuno di questi nuovi autori porta qualcosa di diverso e personale. La varietà è il punto di forza della narrativa fantasy in Italia, laddove, a mio parere, i volumi importati dai paesi anglosassoni tendono a una certa omogeneità di storie e di modelli
La tua risposta è molto diplomatica. Ma se dovessi sceglierne due o tre, e dire: questi sono i migliori… quali sarebbero i nomi?
No, macché diplomatica! Quando un libro non mi piace lo dico, se l’autore è intelligente capisce e accetta il gusto personale, se no… pazienza. Non esprimo pareri sulle persone, ma sui testi.
Però, se devo fare dei nomi e indicarli come “i migliori”… il mio Olimpo dei fantasy italiano è chiaro: Zuddas, Cerrino, Redivo. Premio “nuove proposte” a Marco Davide.
Non recentissime le loro pubblicazioni, ma troppo poco note al pubblico del fantasy. Originali, del tutto diverse dalle proposte del panorama straniero, soprattutto non “di moda”, il che significa che secondo me saranno in grado di resistere alla prova del tempo (anzi, lo hanno già fatto!) e a un possibile, quanto inevitabile, calo di interesse del pubblico di “non appassionati” verso la narrativa di genere.
Discorso analogo per la Trilogia di Lothar Basler di Marco Davide. Lui è un autore straordinario e i suoi romanzi sono una splendida sintesi di tecnica e cuore. A un libro cosa puoi chiedere di più se non di raccontarti una bella storia, scritta bene?
Concludendo: quali sono i tuoi progetti? A cosa ti stai dedicando?
Con l’editore stiamo portando avanti il progetto Ryukoku Monogatari. Prossimamente sarà online il sito e nel frattempo prepariamo le due uscite del 2011, per cui sto lavorando al “seguito” di Kizu no Kuma e alla preparazione di una sorpresa natalizia…
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