In un racconto intitolato Three Days in a Border Town, l’autore racconta: Non c'è che una Città in tutto il mondo. Viaggia sulla Terra come promessa e come maledizione. Non possiamo che intravederla con la coda dell’occhio, perché in questa vita nessuno di noi può vedere completamente il divino.
Forse questa Città è Veniss (Underground), perché non è detto che le divinità siano buone. La Venezia di Vandermeer (il potere evocativo della regina della Laguna non conosce confini) è in un lontano futuro distopico fatto di città-stato isolate, dove l’ambiente naturale è completamente distrutto, la vita inizia in vasche artificiali e l’Arte è creata da Bioingegneri che manipolano una malta genetica fatta di carne e meccanica.
C’è un Overbuilding fatto di grattacieli scintillanti con centinaia di piani, finestre Holo-screen e caffè affacciati sull’acqua rosso ruggine sotto tramonti finti che celano la nebbia dell’inquinamento.
L’Underbuilding che sta sotto è una metropoli scura, un inferno dantesco pieno di rifiuti con i volti e i corpi di Jeronimus Bosch.
Siamo già ben oltre il cyberpunk, perché la clonazione, la cibernetica e la genetica sembrano quasi poteri divini. O diabolici.
Entità angeliche e demoniache vengono allo scoperto con Alan Campbell e Deepgate, città di metallo, pietra e ombre sospesa da un sistema di catene su un abisso senza fine.Sembra quasi di vedere le costruzioni sempre più alte che si arrampicano una sull’altra per offrire ai ricchi un posto al sole, di sentire il continuo scricchiolio della ruggine e il deterioramento delle strutture: una città in catene che si contorce e geme circondata da terre morte e deserti pieni di insidie, implosa su se stessa attorno alla cattedrale gotica di un antico culto dei morti dove si concentra il potere. Cosa ci può essere di più sconvolgente? Siamo arrivati al punto in cui il personaggio non solo è vittima del Luogo, ma ne è un’appendice. Il fascino della città è diventato violenza aperta, un insieme di effetti speciali che devono stupire come ologrammi futuristici senza più attinenza col reale. Dove è finito l’Uomo in tutto questo? Schiacciato fra razze superiori, distopie aliene e forze insormontabili, si nasconde in attesa di tempi migliori.
Il seme è forte, dicevano a Westeros.
13 commenti
Aggiungi un commentoMolto bello quest'articolo.
Anch'io, come il muspeling, non ho letto alcune delle opere che hai citato. Non mi attraggono molto quelle estreme, alla Campbell, soprattutto perché sono troppo protagoniste. Le città mi piacciono quando diventano co-protagoniste.
Il ciclo di Vance che hai citato, ad esempio, mi manca. E vorrei leggerlo.
Se scriverai altri approfondimenti, su città o altri argomenti, li leggerò molto volentieri.
Complimenti Cris!
Grazie a tutti, davvero ^________^!
Molto interessante!
Brava!
Veramente un bel articolo, meriterebbe un ulteriore approfondimento
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