– Pronto per cosa?

Allie trovò improvvisamente affascinante concentrarsi sugli ingredienti che stava dosando, quando sua madre rientrò in cucina seguita da Delilah, che non appariva affatto contrita. Mentre Zia Jane era convinta che David fosse destinato a diventare il nuovo capo della famiglia, per sua madre questa era la prova che lei stesse barcollando sull’orlo del baratro della senilità, perché David era troppo potente e troppo indipendente per poter essere legato a un luogo in maniera tanto definitiva.

Troppo simile a come era un tempo il nonno? si chiese, d’un tratto, Allie.

– Per cosa David non sarebbe pronto? – tornò a domandare sua madre.

Mentre scoppiava l’inevitabile discussione, Katie si fece più vicina ad Allie.

– Stai bene? – le sussurrò.

Notando la preoccupazione che le improntava la voce, Allie comprese che il suo improvviso timore doveva averle alterato l’espressione.

- Non ti preoccupare – continuò sua cugina. – Anche se dovesse assomigliare al nonno, David è giovane, e passeranno anni, decenni, prima che…

– Non lo dire – sussurrò Allie, mentre la farina le scivolava come seta dalle dita incapaci di trattenerla.

– Se verrà vincolato, questo gli impedirà di passare al lato oscuro – aggiunse piano Maria, sfilandosi uno stelo di rabarbaro dalle labbra piene, ora chiazzate di rosa.

– Lui non sta per passare all’oscurità!

– È potente – enumerò Maria, sollevando un dito nel contare tutti i punti a sfavore che la tesa Allie aveva appena finito di elencare fra sé. – È un solitario…

– E allora? Anche la nonna lo è. E Charlie, il più delle volte.

– Lui è un maschio.

Quello era un altro punto incontrovertibile. C’erano occasioni in cui Allie avrebbe voluto poter discutere di più con la sua famiglia; naturalmente, al momento attuale nessuno sarebbe riuscito a sentirla, al di sopra delle voci di sua madre e di Zia Jane.

– Mio figlio non sta accumulando potere!

– Oh, e questo sarebbe un parere imparziale, vero?

– Non essere ridicola! Come potrebbe essere imparziale, visto che sono sua madre?

– Non mi parlare di madri! Non quando tua madre sta rimbalzando per il mondo come una palla legata a un elastico!

– Cosa c’entra mia madre con mio figlio?

 Niente di niente! – Zia Jane spalancò le braccia, scagliando per tutta la cucina frammenti di impasto, simili a una morbida grandine. – Per amor del cielo, Mary, tieniti aggiornata! Questa è storia passata!

Un’ombra improvvisa, che passò davanti alla finestra sovrastante il lavandino, venne a troncare una risposta che Allie aveva il sospetto sarebbe stata memorabile.

Borbottando che nessuno si sarebbe dovuto preoccupare di quello che le ragazze potevano aggiungere alle torte, Zia Ruth si protese in avanti per vedere di cosa si trattasse.

– È Zia Ruby – sospirò quindi, piegando la testa per poter vedere oltre il bordo superiore della finestra. – Ha trovato una scopa.

– Vi avevo detto che sta diventando senile! – Altri frammenti di impasto schizzarono tutt’intorno quando Zia Jane sollevò un braccio in un gesto di trionfo; Allie nelevò un pezzetto dalla guancia di Katie.

– E sta ridacchiando – aggiunse Zia Ruth, con un altro sospiro.

Charlie stava procedendo nel Bosco, lungo il sentiero tracciato dal canto di Roland. In qualsiasi altra occasione, a quell’ora lei sarebbe già giunta a destinazione, perché nel Bosco la distanza effettiva che esisteva fra la casa di Zia Mary e Cincinnati diventava irrilevante, ma quel giorno…

Il sentiero continuava a costeggiare aree oscure che si trovavano sotto gli alberi più antichi, e che lei preferiva non attraversare. Aree a cui non si sarebbe dovuta avvicinare, non per Roland.

Allungando una mano, tirò davanti a sé  la chitarra e ne trasse una nota interrogativa.

Il sentiero si spostò su un tratto di terreno più sopraelevato.

Charlie accelerò il passo, e mentre le sue spalle si insinuavano fra due giovani pioppi, sfiorandone il tronco, si girò  a guardare nella direzione da cui era venuta.

Le ombre avevano già reclamato il sentiero anche se, in tutta onestà, non avrebbe potuto dire se si trattava di una moltitudine di piccole ombre, o di una soltanto, molto grande.

Comunque fosse, la cosa non lasciava presagire nulla di buono.

L’impiegata della reception la squadrò con disapprovazione quando lei attraversò l’atrio, tanto che Charlie si trattenne a stento dal reagire con un gesto sconcio.

Le ombre l’avevano tallonata per il resto del tragitto, e quel braccarla secondo i più scontati cliché la stava facendo infuriare.

Raggiunse l’ascensore, e non appena la porta si chiuse alle sue spalle, portò ancora la chitarra davanti a sé, procedendo a trarne note discordi, nel tentativo di dare una forma a quelle ombre, adesso che era uscita dal Bosco. In esse… o essa…  c’era stato qualcosa di familiare, ma non riusciva a…