Sono trascorsi molti anni da quando il fotografo freelance Phil Sheldon ha pubblicato il suo libro intitolato Marvels, dedicato alla comparsa dei primi eroi in costume. Da quei giorni il mondo è cambiato. In peggio. Le zone d’ombra, un tempo circoscritte, si confondono sempre più con la luce e le gloriose “Meraviglie” sembrano assomigliare di più a inquietanti incubi. Le gesta degli eroi si fanno tortuose, eticamente ambigue, mentre nelle strade aumentano violenza e caos. Phil Sheldon dovrà documentare questo sviluppo, decifrare la nuova percezione dei vigilanti presso la gente comune e fare i conti con le proprie scelte passate. E tutto mentre combatte il cancro che lo sta uccidendo.
Marvels - L’occhio della fotocamera, è l’attesissimo seguito di Marvels, storica miniserie pubblicata nel 1994 e subito assurta a oggetto di culto tra i lettori più fedeli alla casa delle idee statunitense. Marvels rappresentava un compendio affettuoso degli eventi cardine dell’universo Marvel collocati tra gli anni quaranta e la prima metà dei settanta del secolo scorso, mostrati attraverso l’inedita prospettiva della popolazione ordinaria. Narratore ed espediente formale era già allora il personaggio di Phil Sheldon, fotografo coraggioso i cui dubbi e timori erano il polso di un’umanità testimone di fenomeni straordinari. Altro elemento formale che esprimeva lo spirito fondante del racconto era il lavoro grafico svolto da Alex Ross, illustratore che deve proprio a Marvels il suo definitivo lancio internazionale. La tecnica dell’illustrazione fotorealistica, realizzata pittoricamente su accurate prove fotografiche, serviva a trasmettere al lettore quel senso straniante di una realtà quotidiana invasa dal meraviglioso. Tra le pieghe ineleganti di calzamaglie mai così carnevalesche, scaturiva l’emozione di un’illusoria verità. Gli eroi potevano apparire realistici fino a essere goffi, ma il vero protagonista era il sentimento di fondo. Lo stupore, a volte misto a sgomento, di chi osserva creature mitologiche camminare sulla terra. Marvels si apriva con la presentazione degli eroi sorti durante il periodo bellico e si concludeva con la morte di Gwen Stacy, evento di solito indicato come spartiacque tra il periodo più leggero e l’introduzione dell’elemento cupo e drammatico nelle storie di supereroi.
Dopo quasi vent’anni, il mondo e il punto di vista di Marvels torna. E ritorna anche Phil Sheldon, pensionato, stanco, malato. Più confuso e più umano di prima. Una lunga attesa per un seguito che, seppure non esattamente
Se l’approccio fotografico usato da Alex Ross era azzeccato per il primo Marvels, dove ben rendeva il punto di visto umano con cui erano osservati i supereroi, con L’occhio della fotocamera il discorso cambia. Il disegnatore filippino Jay Anacleto, chiamato qui al fianco dello sceneggiatore Kurt Busiek a raccogliere l’eredità illustre del suo predecessore, è un artista dalla personalità abbastanza diversa. Così com’è diverso l’approccio alla trama utilizzato da Busiek, già autore insieme a Ross della miniserie capostipite. Si è fatto un gran parlare, dopo l’exploit di Alex Ross, del suo stile fotorealistico e della presunta continuità con i disegni di Anacleto. In realtà, la somiglianza è solo superficiale e di fotorealismo, ne L’occhio della fotocamera, rimane ben poco. Questo non significa che sia un male. I decenni che ci separano dalla prima uscita di Marvels hanno visto il sorgere di molti artisti dallo stile variegato e sperimentale. Quello di Jay Anacleto, illustratore che si è fatto le ossa nel campo del fantasy, è un disegno più pittorico e iperrealista che propriamente fotografico. Ed è quello che ci vuole per il seguito di Marvels, dove la chiarezza dei ruoli è andata perduta, gli eventi si rincorrono contraddittori e misteriosi, e per i comuni mortali è sempre più difficile orientarsi. Il lavoro di Anacleto fornisce al racconto una plasticità distante dagli effetti pseudorealistici (e tutto sommato un po’ stucchevoli) di Alex Ross, e conferisce alla trama un sapore tenebroso. Credibile e nello stesso tempo sfuggente come una sequenza onirica.
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