Per quale ragione ha deciso di raccontare questa storia?
A cosa si è ispirato per scrivere di Gesù e a cosa per scrivere di Cristo?
Volevo drammatizzare le differenze tra l’uomo Gesù, la figura storica, e Cristo la figura inventata, la creazione della Chiesa. Ho pensato che il modo migliore fosse scinderle in due persone diverse. L’idea di farne due gemelli è venuta subito dopo, anche perché mi è sempre piaciuto scrivere di gemelli, sono interessanti. Nelle storie ci sono quasi sempre un gemello buono e uno cattivo, e c’è quasi sempre una scena in cui uno viene scambiato per l’altro. Ed ecco la scena della resurrezione: uno viene sepolto, e l’altro viene scambiato per lui.
Quanto alla loro caratterizzazione… Direi che hanno fatto tutto da soli, hanno preso forma nella mia mente naturalmente, come fanno i personaggi. Io ho dovuto solo prendere nota di quello che facevano e scriverlo. Sono rimasto sorpreso dal modo in cui Cristo si è sviluppato, lui è come un personaggio di un romanzo, mentre Gesù non lo sembra affatto. Una volta capito questo ci ho giocato volutamente: tra le altre cose, questa è una storia che parla del raccontare delle storie. Il romanzo è una forma moderna di racconto, creato negli ultimi trecento anni circa. Ho pensato che inserendo un personaggio da un romanzo moderno all’interno di un racconto dal respiro così antico, quasi fiabesco, avrei potuto raccontare come quel personaggio, Cristo – che di fatto rappresenta la Chiesa – trascendeva l’epoca della storia attraversando i secoli. È
12 commenti
Aggiungi un commentoquesta non è altro che una intervista fatta bene. Il libro, per giudicarlo, va prima letto. l'argomento è vecchio di più di duemila anni, ma sempre di attualità.I commenti sono, per lo più di una smaccata faziosità e non meritano commento.
I commenti sono in genere sull'autore e gli ultimi due nello specifico, sui contenuti dell'intervista.
Se non te ne sei accorto, è semplicemente perché la faziosità smaccata - ma non la nostra - ti ha leggermente annebbiato...
Non buttiamola, come nella peggior ipotesi, in rissa.
I commenti sono leciti e rispecchiano il pensiero di ognuno, come tali vanno rispettati.
Se non condivisi è lecito esprimere la propria opinione contraria, non è lecito bollarli negativamente.
Nessuno può arrogarsi la proprietà del vero assoluto.
Sono stato accusato - insieme ad altri - di aver commentato in maniera indebita, fuori tema e smaccatamente faziosa (cioé di aver preso a calci il libro senza averlo letto).
Semplicemente ho fatto notare che il mio commneto (e non solo il mio) è strettamente relativo all'articolo, il quale casualmente riporta le opinioni dell'autore nel merito dell'argomento che nel libro viene trattato (vado anche di quote in quote nel mio post...).
E' un invito a una lettura più attenta e approfondita, non un incitamento alla rissa, il mio...
Ho modificato e corretto il mio post precedente proprio per evitare incomprensioni ed essere inequivocabile. Il che potrebbe essere decisamente sconveniente per la causa conciliare
Esattamente quanto detto da Olorin.
Inoltre, preferendo di gran lunga la mia filosofia del lettore rispetto a quella promulgata da Pullman, per cui, quanto letto nell' intervista alla mente acquista un significato preciso, allora, non essendoci ambiguità di intesa, credo si sia perfettamente in grado di replicare in maniera oggettiva nel momento in cui emergono contraddizioni e imprecisioni in alcune sentenze. E questo non solo è lecito ma anche automatico, pur rischiando di dubitare l' autorità di un savio canuto con la laurea in creatività.
Non vorrete scambiare tanto facilmente con assolutismo un minimo di accortezza... E in proposito mi autocito ancora
Dove il diritto in queste circostanze è un principio aleatorio conformista che talvolta si sostituisce comodamente a quello più semplice e vetusto della ragione
No flames
only peace and love
for my mind(and yours)
A(r)mate la vostra mente prima di commentare
(Self-monitum)
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