Bevi.

Spalancò gli occhi, quindi fece scorrere la sua lingua riarsa sul labbro inferiore prima di cominciare a leccare il sangue. Le sue labbra e la sua bocca sapevano bene che cosa fare. Il mio animo fu scosso dalle onde di una bramosia affamata di fronte al suono così familiare del suo succhiare, riportandomi ad altre notti e ad altri… piaceri. La mia erezione divenne dura come roccia e dopo pochi attimi rimasi immobile durante un orgasmo inaspettato che mi fece serrare la mascella. Il succhiare proseguì insieme al piacere, mentre mi sforzavo di rimanere in piedi. Eravamo entrambi senza fiato quando riuscii a tirarmi via, poi crollai a terra. 

Riaprii gli occhi in un luogo buio e silenzioso e la mia schiena poggiava contro la fredda pietra. Il viso familiare e scuro di pelle di Melaphia era chino sopra di me, illuminato dalla candela che reggeva in mano. Aveva l’aria preoccupata.

– Ti senti bene, Capitano?

Mi sentivo più che bene, in realtà. La mia pelle scottava a tal punto, che avrebbe quasi potuto prendere fuoco, poi mi ricordai: Eleanor. Ero pieno del suo sangue, della sua vita. L’estasi, da tempo dimenticata, di agire per quello che ero diventato dopo la trasformazione, un assassino di uomini, mi fece balzare dal pavimento di pietra e senza alcuno sforzo mi rimisi in piedi.

– Sto bene – risposi, chiedendomi per un istante che aspetto dovessi avere agli occhi altrui… ben nutrito, come minimo. Melaphia mi rivolse uno sguardo pieno di adorazione, ma non fece altri commenti. Le tolsi la candela di mano e mi avvicinai alla nuova bara che mi ero procurato: sdraiata al suo interno giaceva Eleanor, nuda e addormentata, ma il suo colorito non era più così pallido. Il serpente tatuato ondeggiò appena quando toccai i segni del mio morso sopra il suo cuore: stava guarendo dall’interno e la pelle si era già richiusa. Melaphia aveva ripulito il sangue da me versato.

– Jack è di sopra, mi ha aiutato a spostarla.

Raggiunsi per un attimo la mente di Jack con la mia e vi trovai preoccupazione, non per Eleanor ma per me.

– Grazie – dissi a Melaphia. – Per favore, chiedigli di aspettare, salirò tra poco.

La donna annuì, quindi si allontanò. Udii l’eco dei suoi passi arrestarsi nel corridoio, probabilmente davanti agli altari, ma non c’era nient’altro che gli orisha o chiunque potessero fare durante la sofferenza e la speranzosa sopravvivenza di Eleanor durante la notte più terribile della sua vita. Abbassai piano il coperchio, quindi sprangai la bara. Mi sentivo caldo e irrequieto: per me non ci sarebbe stato né il sonno, né una grande sofferenza…  a meno che non si consideri la possibilità di ascoltare la persona amata che patisce, mentre ogni cellula del suo corpo viene distrutta, e infine rinasce. A questo punto nulla si poteva evitare o impedire. Avevo bisogno di una ripulita, di lavare via il sangue di Eleanor e la prova della sua forte influenza sessuale sulla mia psiche. Forse sarei andato per strada o avrei bazzicato le gallerie sotterranee finché  non mi avesse chiamato a sé, con le sue urla.

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