Dopo tre capitoli ambientati nel mondo del Bas-Lag e un romanzo fantasy-poliziesco (The city and the city) e dopo un premio Hugo e tre premi Arthur C. Clarke vinti negli ultimi quattro anni, l’autore di culto China Miéville incappa nel suo primo flop letterario di una certa portata. Parliamo del suo nuovo romanzo Kraken, uscito in inglese a Maggio per i tipi della MacMillan.
Kraken è un urban-fantasy ambientato a Londra che prende volutamente a piene mani dalle atmosfere e dai temi di Nessun dove e American Gods di Neil Gaiman. Londra è sempre stata fonte di ispirazione per Miéville e compare in Un regno in ombra e Il libro magico e in un certo senso è riconoscibile nella New Crobuzon del ciclo del Bas-Lag. Questa volta Londra ha una faccia nascosta magica e terrificante. Una metropoli che ospita centinaia di culti e religioni improbabili che si muovono nel segreto delle sue gallerie e periferie. Una Londra invisibile “letta” e protetta dai Londonmancers (Londramanti?), garanti dell’ordine e dell’equilibrio tra poteri.
La storia incomincia nel Museo di Storia Naturale di Londra dove nel nuovo Darwin Centre viene esposto l’Architeuthis, un esemplare di piovra gigante perfettamente conservato nella formaldeide. Ma un giorno come tanti il protagonista Billy, una guida del museo, mentre si appresta a svelare il contenitore in vetro ai turisti, scopre che l’ Architeuthis (o kraken nella mitologia nordica) è scomparso, volatilizzato nel nulla. Interviene la polizia e il caso viene affidato alla Fundamentalist and Sect-Related Crime unit (FSRC), una sorta di unità in stile X-files che si occupa di culti, sette e occultismo. Billy si ritrova catapultato al centro di un mondo sconosciuto e bizzarro popolato da sette e poteri che paiono usciti da un libro fantasy.
In breve si scopre che il kraken è stato rubato da qualcuno molto potente e che la fine del mondo è legata a questo furto. Da questo momento in poi il protagonista principale incomincia una fuga senza sosta nell’underground religioso della città ed evitando la morte promessa dai più potenti “cattivi” di Londra.
Kraken è strutturato in due parti: un primo capitolo impostato sul mistero, sull’horror dal sapore lovecraftiano e da una prosa decisa e scientifica; e il resto del romanzo che altro non è che un teatro dell’assurdo, un pastiche di generi e riferimenti tra i più diversi.
Si gioca su questo contrasto lo shock che Miéville ha riservato al suo lettore. Dopo 60 pagine di tensione e mistero che promettono una storia eccitante accade l’incredibile. Senza fare spoiler arriva un momento in cui il registro e la trama di Kraken prendono un’altra piega, inaspettata e irritante in un certo senso (sono dovuto tornare indietro un paio di pagine per credere a quello che avevo appena letto). Il romanzo così evolve nell’assurdo più totale e il lettore si sente preso in giro fino a che viene immerso in questa Londra fantastica e incoerente. Kraken è di certo un romanzo urban-fantasy con tratti del grottesco e della commedia più nera.
Questo è confermato dallo stesso autore che ammette che Kraken “è una commedia. È un gioco tetro, una commedia disorganizzata.”
Ci troviamo di fronte ad un gioco, un divertissement dove l’autore cerca di prendere in giro l’intero genere fantasy e fantascientifico (soprattutto Star Trek di cui Kraken è pieno di riferimenti).
In un certo senso questa ammissione di Miéville ridimensiona quel flop con cui ho aperto questa recensione. Certo il giudizio dipende anche da cosa un lettore si aspetta da un romanzo e, credo, veramente pochi si sarebbero aspettati un’opera del genere. Forse il mio giudizio sarebbe stato diverso se avessi saputo fin dall’inizio cosa mi sarei dovuto aspettare. Ma ciò non toglie che pur all’interno del genere grottesco Kraken fallisce in molti punti: la trama sconclusionata, la pessima se non addirittura assente descrizione del personaggio principale, l’assenza di riferimenti temporali e spaziali, l’accumularsi ad nauseam di personaggi stravaganti e con poteri sempre più grandi ecc.
Il protagonista dovrebbe essere Billy, il curatore scientifico del Darwin Centre, ma in breve tempo diventa solo uno spettatore spintonato, trascinato e seguito dagli altri protagonisti, ovvero Dane (un ex-cultista del culto della piovra gigante) e la stessa Londra. Tutto si concentra sull’entrata in scena di nuovi personaggi, che come dei ex machina salvano la situazione e aggiungono altra carne al fuoco.
Ma la vera trama si trasforma, si diluisce in un pentolone in cui perfino i luoghi e i tempi non sono più descritti o giustificati. Ci si ritrova in una stanza o in una strada in un mattino o in una notte senza spiegazione, come se Kraken fosse stato scritto in segmenti indipendenti e poi ricucito assieme. Ed è questa la generale sensazione che si ha alla fine della sua lettura: un mix di storie legate assieme da un vago filo conduttore.
Ma la cosa incredibile di Miéville è che riesce a coinvolgerti emotivamente anche quando razionalmente sai che quello che stai leggendo non ha senso, non regge, non è un buon romanzo. Potrei parlare per ore di The scar (tradotta in italiano con un orrendo e quasi didascalico La città delle navi), che considero il più grande lavoro di Miéville, come potrei farlo con Kraken.
Una nota sicuramente positiva è la conferma della eccezionale prosa di China Miéville, un autore incensato da tutti i più grandi critici per la scrittura raffinata, innovativa e ricca di neologismi. O come scrive il Daily Mail commentando lo stile di Kraken come una “fizzing verbal extravagance”, cioè una stravaganza verbale effervescente. Kraken è una prova di immensa abilità stilistica e chirurgica nella lingua inglese. Ci sono più neologismi in Kraken che nella nuova versione dell’Oxford Dictionary.
Soppesando alti e bassi Kraken è sicuramente l’opera meno riuscita di Mièville e forse la meno esportabile in Italia e in italiano, considerata l’estrema reinvenzione della lingua inglese. Ciononostante potrebbe interessare a pochi fan per i continui riferimenti alla cultura geek e nerd. Infatti Kraken è un concentrato dell’intera cultura geek degli ultimi anni: da H.P. Lovecraft a Star Trek, dai giochi di ruolo al sottobosco punk, da X-Files a Farscape, da Neil Gaiman a Clive Barker, da Buffy a Lost.
2 commenti
Aggiungi un commentoMi sembrava di aver captato un vago riferimento a Call of Cthulhu
Mmm non esattamente. Sì è vero c'è una piovra gigante che viene venerata come una divinità ma il paragone finisce lì. Ma c'è qualcosa di lovecraftiano in certi passaggi tipo questo (possibile piccolo spoiler):
"[...] We cannot see the universe. We are in the darkness of a trench, a deep cut, dark water heavier than earth, presences lit by our own blood, little biolumes, heroic and pathetic Promethei too afraid or weak to steal fire but able still to glow. Gods are among us and they care nothing and are nothing like us. This is how we are brave: we worship them anyway."
Aggiungi un commento
Fai login per commentare
Login DelosID