In terra di Friuli, nel 1997, nacquero gli Elvenking. Fu grazie all'incontro, personale e artistico, dei chitarristi Aydan e Jarpen ai quali si aggiunsero, l'anno successivo, il singer Damnagoras e il batterista Zender. Il quartetto propose nel demo To Oak Woods Bestowed (2000) un power-folk metal influenzato dagli Skyclad, band seminale del genere, ma con uno stile già molto personale, che valse loro il contratto con la tedesca AFM Records da cui poi ebbe luce il debutto discografico Heathenreel (2001).
Da allora, gli Elvenking hanno viaggiato su un sentiero certamente non facile, come per ogni metal band italiana, anche di indiscusso talento e originalità, ma che ha finalmente procurato loro, negli ultimi anni, un meritato successo di pubblico e di critica.
Nonostante importanti cambiamenti nella line-up (tra tutti, lo split, nel 2002, di Damnagoras, poi tornato in coincidenza con l'abbandono della band da parte di Jarpen nel 2004) gli Elvenking hanno mantenuto fin dal loro esordio discografico un proprio marchio di fabbrica, che molti individuano nella venatura folk del loro sound ma che, come la band sostiene, consiste soprattutto nella capacità di essere sempre in continua evoluzione stilistica.
E a questa filosofia tiene fede il nuovo album Red Silent Tides, che salta immediatamente all'occhio per una cover, illustrata da Samuel Araya (Cradle Of Filth) straordinariamente evocativa. In questo caso, si tratta di un esempio di perfetto contenente per il contenuto, perchè la musica racchiusa dietro quel dipinto, riprodotto sulla confezione dell'album, dipinge un mondo assolutamente coinvolgente.
Una breve, sommessa frase narrata che parla di anime perdute e di sogni annegati in silenziose, rosse maree apre il sipario e Dawnmelting irrompe sulla scena. Forti accelerazioni, nelle strofe, si alternano a passaggi in up-tempo che avvolgono il refrain, arioso e cadenzato, per poi crescere ancora. La ritmica di Zender e Gorlan è precisa e potente e la voce di Damnagoras, con il suo caratteristico timbro, sale e scende con maestria, dando prova di quanto sia maturata con il passare degli anni.
Un approccio molto hard rock, scanzonato e melodico, sorprende l'ascoltatore in The Last Hour. Ancora, gli Elvenking dimostrano di avere uno stile unico e riconoscibile ma di aprirsi a tante, diverse influenze. Nel bridge sale in primo piano il malinconico violino di Elyghen, poi protagonista di un breve, splendido assolo prima della reprise finale.
Silence De Mort si apre con una suggestiva intro acustica di pianoforte e archi, su cui gioca la voce di Damnagoras, che assume un timbro sinistro, quasi sibilante. Le percussioni di Zender danno poi il via a strofe dalle ritmiche e dalle linee vocali irresistibili, a un bridge fluido e a uno dei più bei ritornelli mai scritti dagli Elvenking, una melodia irresistibile. Il brano si snoda poi in passaggi strumentali mai banali e fini a se stessi, per tornare, nel finale, ai toni di apertura.
The Cabal è il pezzo scelto dalla band per il primo videoclip di Red Silent Tides. Si tratta di un mid-tempo dalle melodie immediate fuorchè scontate, in cui a giocare un ruolo centrale sono le corde e l'arco di Elyghen, che fanno da coda al refrain.
A riportare l'ascoltatore ad atmosfere tipiche dei primi album degli Elvenking, ma assai più profonde e mature, è uno dei gioielli più luminosi di questo album, Runereader. Un arpeggio di chitarra acustica introduce uno splendido fraseggio di chitarra elettrica e violino, che non smettono di duettare nelle strofe fino al refrain, in cui Damnagoras dà vita a linee vocali potenti ed evocative. Passaggi di violino, inframezzati da accelerazioni violente con epici cori di sottofondo cui, a loro volta, si alternano passaggi elettrici più cadenzati, danno varietà e la giusta aggressività al brano.
Possession è lontana dai cliché di tante metal ballads. Si sviluppa alternando intensi, delicati passaggi di chiatarra acustica, tastiera e voce, a incisive parti elettriche, non smettendo mai di essere fortemente emotiva.
Spetta a Your Heroes Are Dead il primato di brano più aggressivo di Red Silent Tides. Le strofe sono violente e velocissime ma nel refrain la voce in crescendo di Damnagoras si posa su un tappeto di tastiere e violino che innerva il brano di una suggestiva melodia.
Ancora influenze hard rock emergono nell'album, percorrendo Those Days, con melodie di violino che spuntano disinvolte tra gli strumenti elettrici, così come This Nightmare Will Never End, attraversata da una linea solista di chitarra che fa da contrappunto a una ritmica serrata, e What's Left Of Me, piacevole, dinamica e ariosa, soprattutto quando gli strumenti elettrici sfumano, lasciando la scena al violino. E tocca proprio allo strumento di Elyghen l'attacco di The Play Of The Leaves, che chiude Red Silent Tides. Damnagoras si lascia trascinare da un suggestivo canto, accompagnato dalla sola chitarra acustica, prima che il resto della band, ognuno con il proprio strumento, torni a circondarlo per dare corpo al brano, come al solito di difficile definizione, se non in merito alla qualità che come al solito è assai elevata, tra melodie folk, accelerazioni e uno splendido duetto tra violino e chitarra elettrica nel finale del brano e dell'album, impreziosito dagli acuti di Damnagoras.
Red Silent Tides è maturo, tecnicamente ineccepibile, originale pur rimanendo stilisticamente Elvenking, e mai scontato. Se gli Elvenking sono una splendida realtà del metal italiano e internazionale, questo album ne è la prova più luminosa.
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