Primo volume italiano incentrato completamente sugli aspetti cinematografici della saga, Harry Potter – la magia del cinema sviscera l’argomento in profondità e secondo tutte quelle sfaccettature che ancora non erano state trattate nella saggistica nostrana, colmando quindi una grossa lacuna.
Non si tratta, come alcuni potrebbero pensare, di un saggio sui dietro le quinte dei film, bensì di un'attentissima lettura tecnica dei medesimi.
Si inizia con un capitolo introduttivo riguardo all’inquadramento dei libri alla luce delle varie definizioni fornite dagli studiosi del Fantastico. Non sempre ci si trova d’accordo con le riflessioni proposte, com’è del resto nella dialettica della critica, ma è innegabile che si tratti di spunti fecondi.
Si passa quindi all’analisi delle pellicole secondo il loro indice di ‘filmicità’ e 'hollywoodianeità’, comparando la narrazione nei libri e quella sul grande schermo. Si sente tanto parlare di come e quanto i due linguaggi siano diversi, ma Valentina Oppezzo non si limita a ribadire l’ovvio: ci spiega invece il dove, il come e il quando avviene lo sdoppiamento.
Viene poi affrontato il discorso relativo alla trasposizione da libro a sceneggiatura, evidenziando quali fra i grandi temi della saga sono riusciti a passare sullo schermo e quali sono invece rimasti in ombra.
Si passa quindi allo stretto esame delle pellicole, a cominciare dai differenti approcci dei vari registi e dai rispettivi registri stilistici e segni distintivi (ad esempio le inquadrature a misura di bambino di Chirs Columbus o le chiusure con l'iride di Alfonso Cuaron).
L'analisi rivela un attentissimo studio delle pellicole e spesso anche delle opere precedenti più significative dei vari registi, onde riuscire a interpretarne meglio le caratteristiche ricorrenti.
Vengono inoltre vagliati gli elementi scenografici verticali o orizzontali che descrivono particolari geometrie, così come la disposizione di cose o persone per definire la pienezza e la definizione degli spazi, la densità degli ambienti, e infine, le luci, le ombre e i colori predominanti della fotografia; il tutto rapportato al linguaggio simbolico che i vari registi intendono mettere in scena.
Il risultato è una lettura tecnica, ma non per questo diretta agli addetti ai lavori. Al contrario, il saggio offre all'appassionato una chiave di lettura insolita e istruttiva, specialmente a chi è digiuno di tecniche di regia.
Il già ottimo lavoro sin qui svolto è infine impreziosito da un'autentica chicca: si tratta di una lunga intervista esclusiva fatta dalla Oppezzo a Mike Newell, la migliore e più approfondita intervista a che mi sia capitato di leggere a proposito di Harry Potter e il Calice di Fuoco.
In definitiva, Harry Potter al cinema si dimostra, pur nella sua estrema specificità tematica, il miglior saggio potterico in lingua italiana che mi sia passato per le mani. Consigliatissimo.
65 commenti
Aggiungi un commentoCon la speranza che quel genere di discussioni siano finite dato che non hanno portato nulla a nessuno, ringrazio Valentina, l'autrice del libro, per il suo intervento. E' interessante ascoltare la nascita del lavoro e se è possibile sarebbe interessante approfondirlo.
Sarei curioso di sapere come è stato svolto l'approfondimento dell'argomento in terra ingelese: hai avuto contatti con altri addetti ai lavori oltre al regista? Hai consultato dei testi che qua in Italia non si trovano? Se hai voglia di raccontare mi piacerebbe ascoltare
Non credo che avesse visto il messaggio dell'autrice quando ha postato. Gli orari dei due messaggi differiscono di due minuti
Purtroppo al momento sono impegnato in una lunga rilettura dei libri di Steven Eriskon. Credo che lo leggerò tra un volume e l'altro, per cambiare con qualcosa un po' meno strizza-cervelli, ma vorrei finire almeno quello che attualmente sto seguendo. Non riesco a leggere due libri contemporaneamente.
Ringrazio anch'io l'autrice per le delucidazioni, mi ha davvero interessato la storia della nascita di questo saggio. Non avrei mai pensato una cosa del genere. Un motivo in più per leggerlo al più presto.
nessuna fretta. Io qua sto
Salve di nuovo.
Decisi di recarmi in Inghilterra sia per consultare testi non accessibili dall'Italia, sia per ottenere interviste da addetti ai lavori o esperti del settore.
Per quanto riguarda i testi, se adesso con gli ebooks e le librerie digitali i testi sono per lo piu' accessibili ovunque, nel lontano 2007, recarmi sul luogo mi sembro' l'idea piu' efficace In ogni caso, "immergermi" nell'atmosfera inglese di HP rientrava tra gli obiettivi del mio viaggio (che ha previsto un pellegrinaggio ai luoghi "veri" - non ai set - in cui sono stati girati alcuni capitoli della saga ). Sono riuscita a consultare moltissimi testi, ma tutti per lo piu' concentrati sui libri e non sui film.
Per quanto riguarda le interviste, a parte fare bingo con Newell (di cui inizialmente non ci speravo proprio), ho avuto modo di intervistare non tanto persone connesse con i film, quanto esperti di HP nonche' autori di libri a lui dedicati (nello specifico, Suman Gupta, autore di Re-reading HP/ Julia Eccleshare, autrice di A guide to the HP novels, e Imelda Whelehan, co-autrice di un articolo riguardo un confronto tra il primo libro di HP e il film). Mi interessavano i loro punti di vista per quanto riguarda appunto la trasposizione dal testo al libro, punto centrale del mio saggio.
Purtroppo non avevo trovato modo di visitare i set (ancora "sigillati" al pubblico perche' la saga cinematografica era ancora attiva), ma mi sono tolta una soddisfazione nel 2009 quando qui a Boston e' arrivata la mostra itinerante degli oggetti di scena e dei costumi originali di HP e ho potuto visitarla.
Bella esperienza Grazie Valentina per averla raccontata
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