A Lucca, tra le tante iniziative, tra i tanti incontri con gli autori, si è tenuta la conferenza dal titolo Fantasy Italiano: Clonazione o evoluzione?
Ecco a voi, dal taccuino dei nostri inviati, il ricordo di quella giornata.
Piove e piove in questa vigilia lucchese di Ognissanti.
Nella sala Ingellis i ragazzi di Fantasy on Air (Fabrizio Furchì, Claudia Machetta, Laura Fanucci e Marco Musella) evocano per noi una conferenza dal titolo Fantasy italiano: Clonazione o evoluzione?
Gli ospiti convocati per dar vita a questo rituale sono Mark Menozzi, autore di The King, il re nero (Fazi editore), Luca Azzolini, autore de Il fuoco della fenice (La Corte editore) e curatore della collana Pegasus per l’editore Reverdito, Francesco Dimitri, autore di libri come Pan (Marsilio editore) e il recente Alice nel paese della Vaporità (Salani) e infine Pierdomenico Baccalario, prolifico autore di romanzi per i più giovani - come la saga di Ulysses Moore, edito da Piemme – e rappresentante dell’agenzia Atlantyca che organizza, qui a Lucca, workshop di scrittura e opera come talent-scout di giovani promesse della narrativa fantastica.
I moderatori pongono sul piatto domande interessanti sullo stato dell’arte nel Fantasy italiano, riuscendo a coinvolgere un pubblico attento e partecipativo nel quale eravamo presenti sia noi di FantasyMagazine, l'autore Luca Tarenzi, che Mario Pasqualotto, autore della DreamFarm.
I temi sono, appunto: quanto i nostri autori si ispirino ancora a Tolkien e quale ruolo abbia ancora l'opera dell'autore britannico in Italia, il grado di consapevolezza dei nostri autori, in quel che scrivono e nella loro possibile coscienza di fare parte di un gruppo comune. Si è discusso anche di quanto conti, ora, l'influenza del Folklore, della Storia e della Mitologia greco-romana.
Il dibattito inizia prendendo di petto la “questione Tolkien”. I toni sono ancora pacati e Francesco Dimitri ci dà una sua interessante chiave interpretativa dell'influenza tolkieniana - mentre Mark Menozzi sembra ancora fermo a una iniziale infatuazione per i libri del professore di Oxford. Viene espressa un po' da tutti gli intervenuti l'esigenza di superare il modello tolkeniano e le sue influenze "nordiche".
Gli animi cominciano a scaldarsi, invece, quando Dimitri dice che la produzione italiana di Fantasy, mediamente, non è competitiva con quella che proviene dai paesi di lingua inglese (sebbene abbia notato la nostra situazione in miglioramento).
Non solo nessuno degli altri convitati ha concordato con l'autore di Alice nel paese della Vaporità, non solo si sono alzati gli scudi in difesa dei nostri autori, ma Pierdomenico Baccalario gli ha opposto persino un attacco alla critica - appiattendo la sua visione della stessa, alle peggiori dietrologie che si sono avute nel web.
Le critiche sono una perdita di tempo e danneggiano le vendite, facendo perdere agli editori la voglia di pubblicare autori di genere Fantasy, sostiene in sostanza Baccalario, mentre Dimitri ha insistito fermamente sull'esigenza di una critica feroce, ancora più spietata sugli esordienti, come atto necessario al pervenimento di una generazione di autori di qualità, capace di fidelizzare i lettori e ponendo così termine al preconcetto esistente in tanti lettori sulla fantasy scritta da italiani.
A questo punto i toni si inaspriscono sino a farsi polemici. "Basta con questo solito Fantasy" dice Baccalario "non riesco a comprendere che storia stia dietro a una mappa farcita da nomi che sembrano quelli di medicinali. Mi interessa invece la storia personale dello scrittore, parta da quella."
Anche Azzolini ha la sua da dire, dichiarando di non aver mai amato molto Brooks, definito clone di Tolkien, quest'ultimo neanche tanto apprezzato. "C'è tanto d'altro a cui ispirarsi", afferma.
Menozzi invece rifiuta l'idea che se un lettore legge un libro Fantasy di un italiano che non gli piace, lo stesso lettore eviterà tutti i romanzi Fantasy scritti da italiani. Quanto invece a Tarenzi, supportato dal pubblico e da Dimitri, rigetta l'idea che le critiche - per quanto aspre - "muovano libri".
In risposta alle dichiarazioni per le quali la qualità media dei manoscritti sottoposti alle case editrici sarebbe buona, il nostro direttore chiede, non senza spirito provocatorio se "il rancio sia ottimo e abbondante".
Ovviamente gli editor rispondono che non è affatto così. Alla richiesta quindi di spiegare come concretamente i due curatori aiutino gli autori a risolvere i problemi di struttura narrativa, Baccalario risponde che durante i colloqui di Content Factory non si risparmia di consigli ai giovani autori, come quello, per esempio, di parlare di ciò che si conosce (sic).
Dal suo punto di vista Azzolini spiega come in realtà a molti buoni autori manchi un progetto e che quindi consiglia di crearne uno intorno all'idea.
Cita l'esempio di una buona autrice, alla quale ha consigliato di rivolgersi a DreamFarm perché non poteva dare spazio al suo manoscritto, che pur buono non era per vari motivi pubblicabile.
L'ultima domanda capita al sottoscritto che, incespicando, pone la questione delle radici del genere: come mai, a differenza di quanto accade nei paesi di lingua inglese, i nostri autori non prendono spunto dalle idee degli autori che li hanno preceduti, e cosa ne pensava ognuno dei personaggi sul palco.
Alla parola "radici", è evidente, si pone un problema di conoscenza del Fantasy che incita il più classico degli istinti italici: l’anarchico tirarsi da parte, ognuno per conto suo. Menozzi ingenuamente parla di Fantasy come genere naturalmente refrattario a influenze di autori su altri. Pasqualotto interloquisce con Baccalario adombrando "la solita abitudine a chiudersi in gruppi massonici, da parte dei patiti del Fantasy". Lo stesso Dimitri afferma alla fine che ognuno di noi è un caleidoscopio di interessi diversi e non si può indurlo a ispirarsi per forza a qualcosa.
Alla vigilia 2010 di Ognissanti, di questo si è dibattuto sullo stato del Fantasy italiano, queste sono state le risposte, gli argomenti e il livello della discussione.
La registrazione completa della conferenza la trovate sul blog di FantasyOnAir.
27 commenti
Aggiungi un commentoInfatti,
ma come spesso è accaduto e accade nella Storia degli accadimenti umani, i due estremi arrivano a stringersi la mano: le sparate a zero su tutta la produzione nazionale, cioé, non fanno altro che il gioco di chi vorrebbe buttare a mare ogni tipo di critica, salvo quella che fa: "Wow che figata!"
Solo che per un editore la cosa può anche tornare buona: i lettori non si affezionano a un genere in particolare e si possono attrarre a piacimento verso questo o quel prodotto.
I lettori che invece amano le categorie del Fantastico e del Fantasy, invece, ci rimangono male, perché così non si sviluppa nulla di autonomo, dal basso e non si accenderebbe nemmeno la speranza in un futuro miglioramento della qualità media dei libri prodotti. Si finisce con l'imparare a leggere in inglese.
Ma è alla lunga che il problema si fa più grave:
così non si fa altro, da ogni parte, che tirare a campare. Noi rimaniamo sempre la nazione che legge poco, che parla una lingua grandemente sconosciuta nel resto del mondo, non esportiamo idee e immaginario nostri e rimaniamo chiusi alla nostra dimensione provinciale.
Per citare Moretti: "continuiamo così, facciamoci del male".
Non c'è un nuovo regolamento nel forum?
Domando, perché se in questo caso non si interviene, mi sento libero di rispondere a tono a chi non ha nemmeno un briciolo di buonsenso.
Sì c'è, ma mi pare di capire che sono finiti i moderatori...
Non importa. Era il primo "post" sull'articolo e ho risposto d'istinto. Ho letto tutto il resto e vedo che c'è già chi ha risposto per le rime e in modo molto più cortese di quanto avrei fatto io. Quindi va bene così.
Grazie per l'apprensivo interessamento, Andrea, lo dico sinceramente.
Mi permetto di ricordare a chi sa come si fa il moderatore, però, che non vedere interventi da parte delle sentinelle non significa che non stiano supervisionando.
E' vero, il primo post dell'ospite in questione era un po' sopra le righe, ma è bastato proporsi in modo costruttivo (vedi l'intervento di un muspeling) per portare la discussione in toni non aggressivi e a un confronto piacevole.
Se ci fosse stato bisogno, penso proprio che la bacchetta, almeno quella della sottoscritta, avrebbe lanciato scintille rosso sangue.
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