Sentirne parlare era doloroso, ma vedere le loro facce lo era ancora di più.
Per un momento, rimanemmo tutti in silenzio.
– E l’ultimo? – chiese infine Tolliver.
– L’ultimo è sparito tre mesi fa. Si chiamava Jeff McGraw. È a causa di sua nonna che vi abbiamo chiamato. Twyla riteneva che non stessimo approdando a nulla, e aveva ragione. – Era chiaro che allo sceriffo seccava fare quell’ammissione, ma lo disse lo stesso. – Twyla Cotton ha donato una somma elevata e ha raccolto altro denaro fra le famiglie interessate che erano in grado di fare una donazione. Poi ne ha ottenuto altro da alcune persone che volevano semplicemente porre fine a tutto questo, gente che non era imparentata in alcun modo con i ragazzi scomparsi. – Sandra Rockwell scosse il capo. – Non ho mai visto nessuno dedicarsi tanto a qualcosa, ma Jeff era il suo nipote più grande.
La sua attenzione si spostò da noi sul cubo di fotografie che aveva sulla scrivania… anche lei era una nonna… poi si posò sull’ultimo volto presente nella fila: un ragazzo con le lentiggini e capelli di un castano rossiccio, che indossava la giacca sportiva della sua scuola.
Jeff McGraw si era distinto nel basket e nel football, ed ero disposta a scommettere che fosse stato l’eroe locale di Doraville.
Conoscevo le cittadine del Sud.
– Quindi lei è una sorta di rappresentante di questo consorzio di persone che hanno donato denaro a un fondo per il ritrovamento dei ragazzi – riassunse Tolliver. – Suppongo questo sia dipeso dal fatto che la contea non aveva la somma necessaria.
– Sì – confermò lo Sceriffo Rockwell. – Non potevamo spendere il denaro della contea, o quello dello stato, per assumervi. Doveva essere un’iniziativa privata. Io però ho rifiutato di lasciarvi agire senza prima aver avuto un colloquio con voi. E confesso di essere molto indecisa riguardo a tutta questa faccenda.
Accidenti, quelle erano parole grosse da parte dello sceriffo, sotto molti aspetti. Non avevo mai sentito un esponente delle forze dell’ordine ammettere di avere dei dubbi su una linea d’azione che prevedeva il mio intervento. Di solito erano irosi, critici, disgustati, ma mai incerti.
– Posso capire il perché della sua indecisione – replicai, con cautela. – So che ha fatto del suo meglio e che deve essere… seccante sentirsi chiedere da qualcuno di mandare a chiamare una persona come me. Mi dispiace, ma le giuro che farò quello che posso e che non sono un’imbrogliona.
– Mi auguro per lei che non lo sia – affermò Sandra Rockwell. – E adesso… ho preso accordi perché possiate incontrare Twyla Cotton. Dopo sceglieremo il posto da cui lei comincerà le ricerche.
– D’accordo – risposi, e questo fu tutto.
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