Una lettura casuale, un viaggio all'estero ed ecco il trovare la strada tanto cercata, lo scopo della propria esistenza. Un viaggio che gli farà scoprire le proprie origini e lo immetterà in una realtà visibile a pochi. E non è un caso che il luogo dove viene svelata questa realtà si chiami Valle delle Fate, un luogo ameno e nascosto con un lago, e che chi lo indirizzi nel nuovo cammino sia lo spirito di un suo antenato: non accade lo stesso per i Druidi nel cammino guidato dagli spiriti di chi li ha preceduti? E il Perno dell'Ade non è un lago situato nella Valle d'Argilla? E perché la magia si manifesti, occorre recarsi in quei luoghi di notte?
John Ross è l'uomo che cerca e che riesce a trovare se stesso, accettando la natura del proprio essere, scoprendo lo scopo che gli appartiene nel viaggio nel mondo. Dapprima è colui che ha bisogno di una guida per comprendere, poi diventa guida e protezione per gli altri: è l'incarnazione del Cavaliere, una figura che non è esente da errori, perché la perfezione appartiene solo alla teoria e alla mente, ma che lotta e non si arrende, anche di fronte alla sconfitta, anche se cade.
Ma un Cavaliere non può essere tale se non avviene l'investitura, una cerimonia, un simbolo che testimoni la nuova scelta di vita. E può essere fatta solo da un sovrano, qualcuno che detiene il potere. Nel gesto fatto dalla Signora del Lago, quando abbraccia John e lo accetta tra le fila del Verbo, ma soprattutto quando pronuncia le parole del voto, c'è una sacralità che appartiene a tempi e saggezza antichi.
«Non ti interesserai di altri e non sarai fedele ad altri. Abbandonerai la tua casa. Abbandonerai la tua famiglia e i tuoi amici…Ti ho chiamato a me, John Ross. Ora ti rimando indietro. Lascia questo paese e torna nella tua patria. È laggiù che dovrai combattere al mio servizio. Io sono la luce e la vita, la strada che devi percorrere e la vita che devi condurre.»
Sono diversi i riferimenti alla tradizione ebraica e cristiana.
Dio che consegna le tavole con le Dieci Parole di Vita, più comunemente conosciuti con l'erronea traduzione Dieci Comandamenti: perché quello che Dio consegnò a Mosé non erano imposizioni, ma regole che se seguite avrebbero condotto su un cammino di pace ed equilibrio interiore, un'enunciazione di cosa l'attuare o meno certi comportamenti avrebbero comportato.
Dio che parla ad Abramo per la prima volta, come riportato nella Genesi:
Và via dal tuo paese, dalla tua patria
E dalla casa di tuo padre
Verso il paese indicato
Un incamminarsi verso un percorso iniziatico che richiede che le certezze precedenti siano abbandonate, l'unico modo per crescere e divenire qualcosa di nuovo, di grande, d'infinito senso e valore.
Gesù che parla di Via, Verità, Vita indicando come seguire il cammino che si è scelto, quello che appartiene a ogni individuo e che è unico per ciascuno (la Via), sia trovare la propria ragion d'essere, lo scopo che rende l'esistenza piena, meritevole d'essere vissuta (la Vita), perché questo è il modo per scoprire il segreto dell'essenza che permea il creato (la Verità).
Non è un caso che in questa saga ci siano riferimenti religiosi, dato che parla del Verbo, ma l'idea che ha Brooks di spiritualità è diversa dalle versioni classiche, meno vincolata, e coinvolge anche la natura, dato che tutto è parte della creazione, mondo materiale, spirituale e magico. Un tesoro che va preservato e i cui insegnamenti vanno ricordati, proprio come facevano certe tribù d'America.
Compito che appartiene a O'olish Amaneh, una guida che s'affianca a Ross nel cammino appena intrapreso. Ultimo discendente dei Sinnissippi, come John è stato in cerca delle sue origini, del suo essere nel mondo, del trovare uno scopo e il trovarlo lo ha portato a servire il Verbo, perché il destino dell'umanità non sia lo stesso di quello della tribù indiana al quale è appartenuto, dato che la distruzione di un popolo non è un evento facile o diretto, ma è frutto di un complesso schema di fatti e circostanze, e questo spiega almeno in parte come possa avvenire. Accade perché non si ha la preveggenza di evitarla, non ci si protegge sufficientemente da essa. Non la si comprende del tutto. «E perché noi stessi, almeno in parte, siamo il nemico che temiamo.» Come dirà a Nest Freemark, la persona per cui John è giunto a Hopewell.
Una ragazza che vive vicino a un parco assieme ai nonni, un luogo tranquillo, dove però sotto la superficie si nascondono realtà differenti. Come ogni membro femminile della famiglia possiede la magia, una magia capace di far accadere le cose e di rivelare mondi ai più invisibili. Mondi che li circondano e che interagiscono con quello umano; mondi abitati da creature spinte da scopi differenti.
I Divoratori, essenze che si cibano delle paure e della follia degli umani, riflesso e creazione delle loro emozioni, che proliferano maggiormente dove i sentimenti negativi sono più forti; la loro presenza è segnale di uno squilibrio che c'è nella magia; la maggior parte delle persone ne ignora l'esistenza, riuscendo a vederli solo in particolari occasioni, come l'approssimarsi di una morte violenta.
6 commenti
Aggiungi un commentoGrazie, mi fa piacere che tu abbia apprezzato l'articolo .
Certo, ci sono dei momenti di stanca, non lo nego, ma la coralità dell'opera è su buoni livelli, in certi punti ottima. Ciò che mi ha soddisfatto di questa trilogia è stato il tema, ciò che ha voluto mostrare: il male insito nella quotidianità, nei piccoli gesti ritenuti insignificanti. Molti pensano siano i potenti a cambiare il mondo, ma sono invece i piccoli con le loro scelte a cambiarlo.
A una prima lettura può colpire più un libro di un altro (per me fu il Demone), ma in seguito, rileggendo con calma, tutti i libri hanno un proprio fascino e qualcosa da dire.
Su FM è già stato pubblicato un altro articolo su una delle saghe di Brooks, Gli Eredi di Shannara e posso confermarti che scriverò un approfondimento sulla prima saga di Shannara (La Spada, Le pietre magiche e la Canzone), anche se non ho una data precisa (sto scrivendo un approfondimento su un'altra saga, senza contare lo spazio riservato alla realizzazione di opere personali), e sulla serie di Landover.
Sulla Genesi di Shannara non ho ancora deciso: ho voluto scrivere questi pezzi perché molti lettori s'avvicinano a Brooks partendo dalle ultime uscite e si ritrovano spesso a chiedere consigli sulle opere precedenti; diciamo che ho voluto dare una sorta di guida. Su questo ciclo ci sono già le recensioni sui tre libri che la compongono, quindi ci si può già fare un'indea. Questa serie ha dei punti di forza (la prima parte dei Figli d'Armageddon ha riportato Brooks ai fasti delle Pietre Magiche, la sua opera migliore), ma anche diverse scelte non proprio felici. E' lontana dalla bontà del primo ciclo o da quello degli Eredi. Meglio della serie del Viaggio della Jerle Shannara e del Druido Supremo, che avevano buone idee che purtroppo non sono state sviluppate a dovere.
Se t'interessano altri articoli su Brooks ti consiglio questi:
http://www.fantasymagazine.it/approfondimenti/13421/lester-e-judy-lynn-del-rey-la-nascita-della-fanta/
http://www.fantasymagazine.it/reportage/13547/a-lezione-da-terry-brooks/
http://www.fantasymagazine.it/interviste/13452/3/
http://www.fantasymagazine.it/interviste/13454/3/
Penso che si debba valutare la triologia partendo del presupposto che è stata scritta negli anni 90!!!
Il fantasy di allora era quello di Tolkien, della Weis di Moorcock. Parliamo di un fantasy con struttura classica, di un fantasy in cui ci sono nani, elfi, mostri, "magia" e tante altre cose che caratterizzano quel fantasy che ci ha fatto innamorare tutti.
Brooks ha tirato fuori dal cilindro un coniglio di rara bellezza!
un'opera nel suo insieme cosi forte e contemporanea, da avere dato il via al fantasy moderno.
Ognuno ha i suoi gusti in fatto libri, questo non si discute, ma va riconosciuto un'elogio a Terry per avere creato "un mondo" che ha avuto la forza di evolversi e di abbracciare tutto quello che il fantasy ha da offrire.
Concludo ringraziando questo scrittore per quello che ci ha dato, che almeno nel mio caso, incarna l'amore per il genere fantasy che nutro.
Io valuto la trilogia in base a quanto può dare, piuttosto che soffermarmi sul periodo in cui è stata scritta o a che cosa è stata legata in seguito.
Certo Tolkien, Weis e Hickman, Moorcock erano i più noti, almeno in Italia, e il fantasy conosciuto era di stampo classico.
A Terry va riconosciuto che ha realizzato opere di spessore, significative e molti gli sono riconoscenti per quello che ha saputo trasmettere .
Mi aggiungo ai complimenti per il bellissimo articolo, Il demone è il romanzo di Brooks che ho amato di più.
Ti ho citato, spero che non ti dispiaccia: http://librolandia.wordpress.com/2011/01/11/terry-brooks-la-fantasy-e-la-realta/
Non mi dispiace, anzi, ti devo ringraziare (sia per i complimenti sia per la citazione) . Mi trovo d'accordo con il post che hai scritto, condivido appieno il tuo punto di vista. (su come viene visto il fantasy ne parlavo qua in riferimento a questa serie)
Di questa serie il Demone è quello che ho preferito, come ciclo quello degli Eredi, e Le Pietre Magiche di Shannara le reputo la sua opera migliore . Molto buono anche il Magico Regno di Landover
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