Se soffrite di claustrofobia evitate questo film.
Sanctum 3D è la nuova produzione firmata James Cameron, che qui però non è regista ma solo produttore esecutivo, un ruolo che talvolta implica più un titolo onorifico che una vera e propria partecipazione diretta a un progetto.
In realtà non siamo davanti a un film fantastico, ma a un thriller nel quale i protagonisti, un gruppo di speleologi subacquei, hanno come principale antagonista la natura, rappresentata da un sistema di grotte sotterranee, le Esa'ala, in Papua-Nuova Guinea, che il gruppo è deciso ad esplorare, su mandato del solito miliardario eccentrico per definizione.
Il conflitto narrativo non è solo dato dal confronto degli esseri umani con un ambiente ostile, con i limiti del proprio corpo e della tecnologia, ma è estrinsecato dall'arrivo di un uragano, che renderà l'esplorazione una vera e propria corsa contro la morte.
Il gruppo di avventurieri rimasti bloccati nel sottosuolo, è composto dal diver master Frank McGuire, (Richard Roxburg - Moulin Rouge, Mission: Impossible II), il figlio Joshua (Rhys Wakefield, giovane attore australiano), l'assistente Crazy George (Dan Wyllie, altro attore famoso in Australia ma misconosciuto da noi), il finanziatore della missione Carl Hurley (Ioan Gruffud - Fantastici Quattro, Moonacre) e la sua spericolata fidanzata Victoria (Alice Parkinson - Wolverine).
A dettare legge è il duro capo spedizione Frank, ma è contestato in molte occasioni sia dal figlio che da Hurley. Chi e come del gruppetto sopravviverà è materia della trama del film, e non è da anticipare.
Quello che si può dire è che al film non manca una certa dose di ritmo e di senso del thriller.
L'apparato produttivo messo in piedi da Andrew Wight, produttore del film e cosceneggiatore assieme a John Garvin è notevole.
Wight oltre ad essere documentarista subacqueo, collaboratore di James Cameron da lungo tempo per tutte le sequenza subacquee, è egli stesso uno speleologo e ha tratto la storia del film da una sua diretta esperienza, mentre Garvin non solo è attore e sceneggiatore nel film, ma è anche coordinatore delle scene ambientate in acqua.
E' un film di produzione più che di regia, e in questo senso l'apporto di Alister Grierson (Kokoda) è quello di un esecutore di direttive produttive più che artistiche.
Il film è girato in location suggestive, come la Gold Coast del Queensland, in grotte in parte situate nel sud dall’Australia, e in parte ricostruite in studio dallo scenografo Nicholas McCallum ai Village Roadshow Studios.
Il 3D non è usato per spettacolarizzare cadute di massi o lanci di oggetti, ma per rendere avvolgente l'esperienza delle peripezie negli stretti e impervi passaggi sotterranei, risultando alla fine quasi naturale, mai invasivo. Il risultato è ottenuto utilizzando le stesse tecnologie di Avatar, ossia il Cameron/Pace Fusion 3D Camera System.
Certe scene sono fastidiose e inquietanti, proprio perché riescono realisticamente a portare lo spettatore dentro le grotte e sott'acqua.
Molto realistica è anche la fotografia di Jules O’Loughlin, che ha già collaborato con Grierson in Kokoda.
Professionali ma niente di più le musiche del premio Oscar (Shine) David Hirschfelder.
Il risultato finale è un prodotto a cui però manca un vero e proprio guizzo narrativo. Dimenticando per un attimo la maestria del cast tecnico, le prove degli attori non superano la sufficienza, ma ciò può anche essere dovuto a una sceneggiatura che, se pur ben scritta sotto l'aspetto strutturale, senza fili pendenti o parentesi non chiuse, presenta personaggi monodimensionali e dialoghi banali e prevedibili. La presenza di una ambientazione così "forte" alla fine si mangia letteralmente il film.
Se vale la pena vederlo al cinema, o nelle sale IMAX nel mondo, è per l'ottima resa tecnica e visiva, altrimenti sarebbe un anonimo film televisivo, da consumare e dimenticare in tutta fretta.
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