Per loro il brivido di bere il sangue non era dato dal sangue in sé: quelle creature vivevano per mordere e credevano che niente potesse sostituire l’intenso piacere delle zanne che affondavano nel caldo e flessuoso collo di un mortale.
Nell’anno precedente, i rapporti tra gli Inappagati e i vampiri moderni erano degenerati fino a uno stato di guerra non dichiarata, che poteva comportare parecchie perdite, sia tra i mortali, sia tra i vampiri.
– Di’ a Laszlo di entrare.
Gregori sfrecciò verso la porta e l’aprì. – Siamo pronti.
– Era ora – commentò Laszlo, sembrando turbato. – La guardia stava per controllare la carie al nostro ospite d’onore.
– Oh, la tua ragazza lì è attraente – mormorò la guardia con accento scozzese.
– Lasciala in pace.
Laszlo entrò nell’ufficio di Roman stringendo tra le braccia una donna come se stessero ballando il tango, e non solo lei era più alta del chimico, ma la sua nudità non passava inosservata.
Roman balzò in piedi. – Hai portato qui una mortale? Nuda?
– Rilassati, Roman: non è vera. – Chinandosi verso Laszlo, commentò: – Il capo si innervosisce un po’ con le femmine mortali.
– Non sono nervoso, Gregori, le mie terminazioni nervose sono morte cinquecento anni fa. – Sebbene vedesse la donna di spalle, i suoi lunghi capelli biondi e il sedere a mandolino la facevano sembrare assolutamente vera.
Laszlo posizionò la donna su una sedia e le piegò le gambe, che erano rimaste dritte, causando a ogni mossa uno schiocco delle sue ginocchia.
Gregori si accovacciò dietro di lei e disse: – Sembra viva, vero?
– Direi – commentò Roman, lanciando un’occhiata ai peli ricciuti tra le gambe della finta donna, che erano stati rasati in una sottile striscia come quelli di una spogliarellista. – Sembrerebbe biondo tinto.
– Guarda – invitò Gregori con un ghigno, separandole le gambe. – È completamente accessoriata. Che dolce, eh?
– Ma è... – esclamò Roman senza fiato, poi ci ritentò schiarendosi la voce. – È una specie di giocattolo erotico degli umani?
– Sì, signore – rispose Laszlo, aprendole la bocca. – Guardi, ha anche la lingua e la consistenza è molto realistica – spiegò, inserendo una delle sue corte e tozze dita. – E il vuoto dà una sensazione di risucchio molto concreta.
Roman abbassò lo sguardo su Gregori, inginocchiato tra le gambe della donna ad ammirare la visuale, e su Laszlo, che faceva scivolare le dita dentro e fuori dalla bocca della bambola. Per il sangue divino, se avesse ancora potuto avere il mal di testa, a quell’ora sarebbe diventato un’emicrania! – Devo lasciarvi da soli, voi tre?
– Nossignore. Volevamo solo farle vedere quanto è realistica – rispose il tozzo chimico, cercando di estrarre in fretta le dita dall’avida bocca della bambola e infine ci riuscì con un leggero schiocco, mentre le labbra della bambola si immobilizzavano in un sorriso, come se si fosse divertita.
– È fantastica. – Gregori le lasciò scorrere una mano sulla gamba. – Laszlo l’ha ordinata per posta.
– Era il tuo catalogo – precisò Laszlo, imbarazzato. – Io non faccio sesso con i mortali, di solito, è troppo incasinato.
E troppo pericoloso. Staccando gli occhi dalle curve perfette dei seni della bambola, Roman pensò che forse Gregori aveva ragione: avrebbe dovuto divertirsi con una delle Vampire. Se i mortali riuscivano a fingere che una bambola simile fosse viva, forse poteva farcela anche lui con una vampira. Ma una donna morta poteva riscaldare la sua anima?
Gregori sollevò uno dei piedi della bambola per uno sguardo ravvicinato. – Questa pupa è tentatrice, comunque.
Roman sospirò: quel giocattolo erotico dei mortali avrebbe dovuto risolvere il problema degli Inappagati? Stava soltanto perdendo tempo, senza contare che si era anche eccitato e si sentiva dannatamente solo. – Tutti i vampiri che conosco preferiscono il sesso mentale e gli Inappagati non saranno diversi.
– Con questa, temo sia impossibile – disse Laszlo, dando un colpetto sulla testa della bambola e producendo la stessa eco di un melone maturo.
Roman notò che stava ancora sorridendo, sebbene i suoi azzurri occhi di vetro fossero vacui e fissi in avanti. – Allora ha lo stesso quoziente intellettivo di Simone.
– Ehi... – protestò Gregori, accigliandosi nello stringersi al petto il piede della bambola, – non è carino da parte tua.
– Neanche farmi perdere tempo – replicò Roman guardandolo in tralice. – Come potrebbe un giocattolo erotico risolvere il problema degli Inappagati?
– Ma signore, è molto più di un giocattolo – reclamò Laszlo, armeggiando con i bottoni del suo camice bianco da laboratorio, – è stata trasformata.
– Ed è diventata una CONNA – completò Gregori, dando una giocosa tiratina alle dita dei piedi della bambola. – Piccola, dolce CONNA, vieni da papà.
Roman digrignò i denti, accertandosi di tenere i canini ritratti, altrimenti un vampiro poteva anche bucarsi il labbro inferiore. – Illuminatemi, per favore, prima che io ricorra alla violenza.
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