Il 30 marzo scorso, durante le giornate bolognesi della Fiera Internazionale del Libro per Ragazzi, si è tenuto il Fantasy Camp, primo barcamp dedicato agli specialisti della Fantasy: editori, autori, illustratori, giornalisti, critici, produttori di giochi, blog, web community: in poche parole, a tutti coloro che si occupano di questo genere letterario.
Organizzato dal CITTA (il Centro di Ricerca Interdisciplinare Territorio, Turismo e Ambiente dell’Università di Roma la Sapienza) il Barcamp è una conferenza informale in cui non vi è distinzione fra oratori e uditori, i partecipanti diventano protagonisti, possono presentarsi e interagire: a turno, chi lo desidera, ha i suoi dieci minuti per esporre il proprio punto di vista sull’argomento proposto. In questo caso, la domanda è stata “Cosa è la Fantasy?”.
La cronaca
L’appuntamento è nella sala Notturno della fiera, un’aula cum cathedra a cui i molti già in lista devono avvicendarsi durante le previste quattro ore non-stop di” studio”.
Introduce e presenta Fabio Severino, dell’Università degli Studi "La Sapienza" di Roma.
Per fare il punto della situazione e rompere il ghiaccio, Errico Passaro (giornalista de Il Secolo d’Italia e autore di romanzi fantasy) illustra ai presenti la propria classificazione in categorie e sottogeneri della Fantasy – argomento questo che susciterà più di una reazione nel corso del dibattito successivo – con un accenno alla produzione italiana, sempre più femminile e in sviluppo, nonché a quella young su cui si appunta l’interrogativo “dilettanti allo sbaraglio e operazione commerciale?”
Iniziano gli interventi:
Federica Bosco parla di sé e del suo Innamorata di un angelo, ambientato a Londra. Ho appena scoperto di aver scritto un Urban Fantasy, dice l’autrice. Sarà un Paranormal Romance? pensiamo noi (non c’è nulla da fare, siamo dipendenti dalle definizioni in nome della brevità).
Melissa Marr è l’autrice della serie Wiked Lovely: fate con un forte background di folklore anglosassone. Sono interessanti le considerazioni da parte della scrittrice, circa l’importanza delle proprie tradizioni come punto fondamentale da cui partire per scrivere fantasy.
A seguire:
Maxime Chattam – noto giallista francese nonché autore di Alterra, primo romanzo di una trilogia postapocalittica “fantafantasy” – si pronuncia sul codificare o meno: Mi piace quando leggo, per capire subito che direzione prende il romanzo, ma non quando scrivo. Riguardo alla domanda iniziale, vede il genere come ricerca ed espressione di valori.
Elena P. Melodia racconta l’origine del suo quasi-pseudonimo: un cognome come il suo – troppe zeta – non suona bene per la Fantasy, con buona pace di Mark Menozzi, che parlerà poco dopo dell’importanza ispirativa del gioco di ruolo nella genesi del suo romanzo Il re nero e del desiderio di costruire un mondo. La Melodia considera il genere uno strumento per indagare l’invisibile e predilige l’Urban in quanto capace di dare allo scrittore la massima libertà espressiva.
Con Luca Tarenzi il dibattito si vivacizza. "Lo schema di Errico Passaro è funzionale, ma le categorie, come scrittore mi spaventano”, dice l’autore “e credo che la gente ragioni troppo per categorie: abbiamo sempre bisogno di confrontare qualcosa di nuovo con qualcosa che conosciamo già. Il rischio è di impoverire il libro."
Circa il tema del dibattito, Tarenzi afferma di non essere sicuro che la Fantasy attuale sia nata per cercare di diversificarsi da John R.R.Tolkien: non si tratta di un insieme di radici sviluppatesi da un grande albero, ma piuttosto di un bacino in cui si riversano tanti rivoli diversi.
Francesco Dimitri, sostanzialmente d’accordo con Tarenzi sulle categorie, sostiene invece l’idea della Fantasy come veicolo per mostrare altri mondi, secondo il concetto tolkeniano della “sacra fuga del prigioniero”. Ciò che chiamiamo realtà è il predominio di una delle tante possibili forme nell’ambito di una continua guerra di simboli e illusioni, dove il fantastico è la bacchetta magica capace di rompere le gabbie e darci la costruzione di una diversa credulità.
Francesco Falconi racconta l’evoluzione della propria scrittura, dal target per giovanissimi a quello young adult e urban fantasy, con un accenno all’attuale multimedialità del fantastico e alla sua funzione di assecondare le esigenze di un pubblico, soprattutto femminile, desideroso di evadere attraverso una storia d’amore. La Fantasy italiana è già ora competitiva e possiede una sua identità.
Secondo Pierdomenico Baccalario, definire la Fantasy è poco rilevante, perché ognuno di noi ne ha una visione diversa e proietta un proprio immaginario. Al di là di tutto, l’importante per uno scrittore è poter dire a se stesso di aver fatto il meglio di cui è capace. Fantasy, secondo l’autore, è ciò che permette di creare altri mondi, non per evadere da una realtà spiacevole ma per farvi confluire la nostra interiorità, e quindi non è circoscrivibile o contenibile.
4 commenti
Aggiungi un commentoMoooolto interessante, brava Cris. Hai scritto un'ottima cronaca che ha ben reso l'atmosfera del fcamp. Avrei voluto esserci!
Grazie Ring, siamo felici che ti sia piaciuto il nostro articolo.
Non t'allargare, ha detto "Brava Cris"
Non sono io che mi allargo, Palin, questo è assodato.
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