Buongiorno Viola, grazie per aver acconsentito a questa intervista da parte di Fantasy Magazine. Come è nato il tuo coinvolgimento nel progetto di riedizione di Harry Potter e la Pietra Filosofale?
Grazie a voi, per me è un piacere. Sono stata coinvolta in questo progetto ormai due anni fa, quando la casa editrice Salani mi ha incaricato di coordinare, come redattrice, questa importante riedizione. Sono sempre stata una fan di Harry Potter ed è stato davvero emozionante poter lavorare su uno dei miei libri preferiti.
Nel progetto, a cura del giornalista e scrittore Stefano Bartezzaghi, sono stati coinvolti anche Laura Faggioli, presidentessa della Società Nazionale Harry Potter, e Simone Regazzoni, autore del saggio Harry Potter e la filosofia. Che dinamiche si sono instaurate all’interno di questo team di lavoro?
Salani ha ritenuto che per intraprendere al meglio quest'opera di revisione fosse necessario un confronto, una tavola rotonda di esperti. Per questo, oltre ad un'illustre curatela, abbiamo richiesto l'intervento di Laura Faggioli, portavoce dei fan, di Simone Regazzoni, che ha analizzato il fenomeno Harry Potter da un punto di vista filosofico, e di molte altre persone che negli anni hanno lavorato per dare a Harry Potter una voce, traducendolo, rivedendolo, portandolo insomma alla luce così com'è stato conosciuto finora. In pratica è stato un vero e proprio lavoro collettivo, fatto di lunghe e meravigliose riunioni di argomento potteriano. Abbiamo discusso, ci siamo confrontati e scervellati per cercare di sistemare le cose che andavano sistemate e per trovare soluzioni che tenessero conto di tutte le esigenze: l'attaccamento emotivo a certi personaggi, l'opinione dei fan, ma soprattutto la volontà di dare ai lettori un Harry Potter più vicino allo spirito dell'originale.
Tu personalmente conoscevi già la saga di J.K. Rowling? Il tuo editing si è basato più sul raffronto tra l’originale inglese e la traduzione di Marina Astrologo o sei partita dal testo curato da Serena Daniele e Daniela Gamba di fatto pubblicato dalla Salani?
Come ho detto sono sempre stata una fan. L'identikit perfetto della maniaca di Potter, a dire il vero, con tanto di code in libreria e rilettura ossessiva di tutti i volumi per placare la fame tra un'uscita e l'altra. Ma quando si è trattato di rileggere Harry Potter non più come semplice fan, ma come redattrice, ci sono voluti più tempo e più attenzione. Abbiamo lavorato rileggendo prima tutta la saga in inglese, poi tutta nella traduzione uscita per Salani. L'editing è stato fatto sulla traduzione pubblicata (risultato del lavoro delle traduttrici e dell'intervento delle curatrici) con testo originale alla mano.
Modificare i nomi di svariati personaggi del libro (professori e studenti di Hogwarts, Thor/Zanna, negozi di Diagon Alley, ecc.) è una scelta azzardata, che rischia di allontanare i fan di vecchia data dalla nuova edizione. Nella prefazione al volume, Stefano Bartezzaghi ha spiegato che le scelte sono state effettuate “caso per caso”, e quindi ti chiedo: a fronte della spiegazione fornita per Albus Silente, i cui silenzi, più di ogni altra cosa, hanno rivelato tutta la loro importanza nel finale della saga, come mai non modificare neppure il nome di Severus Piton, più lontano dall’originale Snape rispetto a una Minerva McGranitt/McGonagall?
Credo che la scelta di analizzare "caso per caso" sia stata, oltre che la più coraggiosa, anche la più difficile tra quelle ventilate. Perché ha richiesto molto più impegno e ogni nome è costato molte riflessioni. In alcune occasioni tornare all'originale è stato semplice, come nel caso della professoressa McGonagall, in altre abbiamo dovuto mettere da parte le nostre riserve di 'lettori' imponendoci di far riemergere, in quanto 'curatori', lo spirito originario di J.K. Rowling. L'appoggio e i consigli del comitato sono stati fondamentali in questo frangente. Come 'lettrice' di Harry Potter devo confessare che all'inizio ho temuto che mi si sarebbe spezzato il cuore davanti all'inevitabilità di certi cambiamenti, ma rileggendo Harry Potter e la Pietra Filosofale, a lavoro finito e a distanza di qualche mese, ho provato la confortante sensazione che tutto fosse tornato al posto giusto.
Nel caso di Severus Piton abbiamo ritenuto che la popolarità del personaggio, tra i lettori e nella Rete, fosse la prova definitiva del successo di una traduzione che abbiamo sempre ritenuto ben riuscita ed efficace. In questo particolarissimo caso si è trattato quindi di un omaggio, sia alla storica traduzione, che ai lettori della prima ora.
Agli occhi di un profano non è facile notarlo, eppure gli interventi sul testo non si sono limitati alla mera revisione dei nomi dei personaggi o dei dolciumi magici. C’è stato un lavoro di limatura sotterraneo che ha contribuito a migliorare il romanzo, affinandone l’accuratezza lessicale. Un esempio su tutti: non si parla più di “peli di unicorno” ma di “crini”, come è giusto che sia; oppure, nel primo capitolo, la frase che, secondo la signora Dursley, Dudley – bambino di un anno, si badi bene – ha imparato a pronunciare non è più “Nemmeno per sogno”, come nella vecchia edizione, ma un più credibile “Non volio”. Come hai lavorato per scovare queste piccole incongruenze e correggerle?
6 commenti
Aggiungi un commentoLa signora Cagninelli non mi ha convinta per nulla sul fatto che questa riedizione non sia una pura speculazione commerciale. Questo perché ci troviamo di fronte a un prodotto che poteva essere una grande opportunità di una revisione linguistica seria ed è invece stata sprecata.
Anzitutto perché nel team ci sono figure che non servivano (gli esperti di contenuto, che per un’operazione squisitamente linguistica non possono apportare alcunché di rilevante e quindi lo considero solo un modo per riempirsi di nomi la… ‘ bocca del colophon’, per così dire); ci sono figure che danno il contentino di rappresentanza al fandom che così andrà a comprare il libro tutto contento,; ci sono figure dal nome di richiamo altrettanto inutili (Bartezzaghi) se non alla mera miglioria delle filastrocche e quindi gli si poteva senz’altro delegare quelle e stop.
Le uniche vere figure che avrebbero giovato all’operazione, oltre alle precedenti traduttrici ed editor che dovevano per forza esserci - su questo concordo - sarebbero stati un linguista e un traduttore madrelingua inglese. Di questi non vi è alcuna traccia e davvero non riesco a capire come si possa concepire un’opera di seria revisione linguistica senza due figure simili.
Peraltro noto che l’unico esperto potteriano con un po’ di cognizione di causa sulla questione linguistica, e che quindi sarebbe stato davvero utile - Ilaria Katerinov, autrice di un saggio appunto sui problemi di traduzione di HP - non è stata assolutamente contemplata.
Quanto al contenuto vero e proprio, sono state corrette ben poche cose, mentre risulta incomprensibile la scelta di ripescare l’originale dei nomi propri lasciandone invece qualcuno tradotto (tra cui il pessimo Piton) creando, ancor più di prima, l’effetto zoccolo e ciabatta, con l’aggravante che l’aumentata percentuale dei nomi anglofoni svantaggia la memorizzazione per il lettore italiano a digiuno di quella lingua (e cioè la maggioranza dei lettori). Quanto a Tassofrasso lo trovo una scelta semplicemnete delirante, che vedo non si tenta nemmeno di giustificare: considero infatti la spiegazione una tautologia, e quindi ancora mi manca il passaggio logico per cui da Hufflepuff si arriverebbe a Tassofrasso; né ho compreso perché fosse l’unico da modificare, visto che nemmeno Corvonero ha uno stemma nero e inoltre, visto che si voleva giustamente mandare all’aria lo schema cromatico- nominalistico precedente, non capisco perché non ripiegare su traduzioni semanticamente vicine agli originali.
Permangono poi scelte bambinesche come il Paiolo Magico, quando ci voleva davvero poco a ristabilire una traduzione più fedele.
Sulla resa stilistica non mi pronuncio perché dovrei confrontare le pagine nuove con gli originali inglesi e non ne ho avuto il tempo, quindi prendo per buono, per il momento, quanto afferma Pia sulle migliori rese di alcuni passaggi. Non mi sembra però che questo, da solo, giustifichi l’operazione dal punto di vista linguistico.
Spero che nel corso dei prossimi volumi si affianchino davvero a un linguista e a un madrelingua: ormai, per ragioni di continuità, i nomi propri sono andati sprecati, ma restano moltissimi incantesimi e oggetti che aspettano definizioni migliori. Se non altro si cerchi di salvare ancora il salvabile.
Spero che, almeno, non ci siano lucchetti
no, i lucchetti sono stati subito corretti nelle riedizioni tradizionali dell'ODF; tranqui
Ho molto apprezzato questa "riedizione" della saga, da molto speravo che si mettesse mano alle traduzioni per elaborare una versione più fedele all'originale
Spero che il secondo volume esca al più presto ^_-
Sono assolutamente contraria alla scelta di cambiare il nome della casa Tassorosso in "Tassofrasso". Il fatto che non regga con i colori e lo stemma non significa che debba diventare lo zimbello delle altre case. E' un nonsense, un gioco di parole, come detto dalla redattrice, ed è un gioco di parole stupido, data l'importanza che questa casa ha nel cuore di tutti noi appassionati. Personalmente dubito di comprare questa nuova edizione, che ha più contro che pro.
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