Sono il numero quattro è il film di D.J.
Ci ha dato la libertà per provare cose differenti e ci ha supportato parecchio con la sua creatività, ma ha diretto lui ogni scena e ogni animazione.
C’è un regista contemporaneo con cui vorresti lavorare, o di cui ammiri realmente la creatività visionaria?
John Waters, forse perché ciò che fa lui differisce così tanto dai nostri soliti generi.
Quanto tempo hai trascorso sul set per lavorare a un film in cui ci sono tanti effetti speciali come Sono il numero quattro?
Sono stato a Pittsburgh per sei settimane. In quel periodo abbiamo disegnato le “illustrazioni” che avremmo usato per tutte le creature del lavoro. Essere lì sul set è stato importante per me, per riuscire a vedere come il regista girava i suoi film e come venissero illuminate le scene, così da mantenere il loro aspetto quando avessimo creato i nostri effetti CG.
Con un sequel già pianificato, hai lasciato degli effetti speciali di riserva per il prossimo film?
No. Abbiamo messo tutto in questo. In ogni caso, ero molto eccitato all’idea di una scena flashback in cui avremmo visto la distruzione di Lorian. Era nel primo copione che ho letto e poi è stato eliminata. Avrei voluto vederla!
Quante settimane ci sono volute per completare gli effetti speciali per questo film?
La nostra tabella di marcia era di tre mesi circa. Mentre veniva girato il film noi nel frattempo costruivamo Bernie e Piken, e passeggiavamo e seguivamo gli sviluppi. Abbiamo dovuto tenerci pronti per quando D.J. ci avesse passato le sequenze per realizzare il film. Per quel che mi riguarda, sono stato sul set per circa undici mesi.
Potresti dirci a quali progetti stai lavorando adesso?
Sto finendo proprio ora il re-boot di Star Tours della Disney. Le corse cominciano proprio questo venerdì a Orlando. Non vedo l’ora di vedere il prodotto terminato. È in 3D e ha una storyline “ramificata”. Un gran passo in avanti rispetto all’amato originale.
Nella tua biografia su IMDB si legge: “Da ragazzo aveva l’abitudine di rovistare nei cassonetti fuori dall’edificio a Van Nuys della Industrial Light & Magic, in cerca di cose gettate”. È vero?
Sì, ho ancora alcuni degli artwork, parti di modelli per film che ho tirato fuori dai cassonetti. Rovistando nella loro immondizia ho anche imparato che quelli della ILM bevono un SACCO di birra!
Quindi, se un ragazzo andasse oggi a rovistare nell’immondizia della ILM, potrebbe ancora ritrovarsi con qualche artwork da urlo o con parti di modellini o in questi giorni viene tutto distrutto e fatto a pezzi?
Viene tutto distrutto e fatto a pezzi, e probabilmente verreste arrestati! Erano tempi diversi nel 1978.
Star Wars o Star Trek? Sei stato intimamente coinvolto nella creazione di entrambi gli universi di questi film, in fin dei conti. Quale preferisci?
La scelta di Sophie! Li adoro entrambi. Seriamente, hanno entrambi un loro fascino unico.
Hai mai rifiutato di lavorare a un film pentendotene in seguito?
Mai. Ci sono stati dei film a cui abbiamo cercato di lavorare in tutti i modi e abbiamo perso e in seguito, quando i film sono usciti, abbiamo tirato un sospiro di sollievo. Non dirò quali sono però…
Per coloro che non hanno familiarità con il tuo lavoro, in una pellicola come Sono il numero quattro, di che cosa eri responsabile?
Ho supervisionato la creazione delle scene con Piken, Bernie e l’esplosione dello stadio. Ero lì quando sono stati girati gli sfondi a Pittsburgh, per assicurarmi che quando avremmo aggiunto i personaggi CG tutti i pezzi sarebbero combaciati alla perfezione. Inoltre ho guidato il team di artisti qui alla ILM che ha lavorato alle sequenze e si è interfacciato con D.J. per ottenere da lui consigli e suggerimenti.
Con così tanti film in 3D nell’ultimo periodo, cosa cambia nel tuo approccio agli effetti speciali e di cosa avranno bisogno gli effetti speciali per essere progettati avendo in mente il 3D?
Il 3D implica un livello di design ulteriore che bisogna considerare quando si lavora sulle scene, quindi idealmente abbiamo bisogno di sapere con un certo anticipo se il film dovrà uscire in 3D.
Ci parli del procedimento creativo degli effetti speciali di Harry Potter e il Prigioniero di Azkaban? Quali sono stati i tuoi punti di riferimento? Quanto è stato differente dal creare gli effetti per Sono il numero quattro?
In entrambi questi film ci siamo rivolti più ai registi che ai libri per trarre ispirazione. Ovviamente i libri aleggiano sempre là fuori, ma i film sono un medium differente e devono stare in piedi da soli. L’effetto luccichio in Twilight era un effetto che la produzione voleva che noi ricreassimo secondo la descrizione del libro. Non volevano che tutti i fan restassero spiazzati da qualcosa che non era la “pelle di diamante”.
Bill, tu hai lavorato ad alcuni dei più importanti film di fantascienza americani, ma mi stavo chiedendo, visto che ora molti film vengono fatti uscire in Blu-ray e vedendo quanto siano meglio gli effetti speciali in HD in film come Blade Runner e Galaxy Quest, che è davvero grandioso in Blu-ray, tu riguardi i tuoi film in Blu-ray?
In molti casi sì. Soprattutto voglio assicurarmi che i nostri effetti siano OK. Nei vecchi film c’era il rivestimento della pellicola che tendeva a degradare la qualità dell’immagine. Oggi la maggioranza dei film importanti hanno una rifinitura digitale, in modo che il file digitale vada direttamente in Blu-ray senza perdere qualità.
Quale è stata la tua prima impressione di D.J. Caruso? E avendo lavorato a pellicole di George Lucas, Steven Spielberg, Tim Burton, Dean Parisot (Galaxy Quest), Alfonso Cuaron (Harry Potter e il Prigioniero di Azkaban), Richard Donner e altri, sei stato lasciato ai tuoi attrezzi oppure ogni regista aveva dei bisogni differenti e ti ha fatto richieste diverse?
Noi della ILM non lavoriamo in una torre d’avorio. Adeguiamo sempre il nostro stile al regista con cui stiamo lavorando. Il nostro obiettivo è che il nostro lavoro si amalgami perfettamente in un film di una terza persona senza imporsi.
Bill, qualche considerazione finale su Sono il numero quattro?
Sono il numero quattro è stato un progetto a cui è stato molto divertente lavorare. D.J. ha un entusiasmo contagioso che ci ha spinti tutti a fare del nostro meglio. è stato un vero piacere farne parte.
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