C'è voluto molto più tempo del previsto. Secondo la tabella di marcia dichiarata in precedenza, la trilogia di Patrick Rothfuss avrebbe dovuto essere conclusa da un anno. Invece siamo solo al secondo volume, che ancora attende un traduttore per comparire nella nostra lingua. Tuttavia l'autore ha dichiarato che preferisce impiegare più tempo a rivedere e modificare un manoscritto piuttosto che dare ai lettori qualcosa di meno valido, per questo il ritardo di The Wise Man's Fear è stato visto come necessario.
Il libro è lungo, anche più del Nome del Vento che lo ha preceduto, ma pure stavolta l'autore riesce a intrattenerci con le sue incredibili qualità di narratore, mantenendo vivo l'interesse pagina dopo pagina. L'apertura non presenta molte sorprese: il protagonista Kvothe (le cui avventure sono in effetti una storia nella storia, perché le sta narrando a un cronista) è ancora all'Università, destreggiandosi come meglio può tra un amore impossibile (per la bellissima Denna), la rivalità con uno studente borioso e prepotente che fa di tutto per rovinarlo (Ambrose, ricco e nobile), le difficoltà economiche per mantenersi agli studi, che lo spingono a fare ancora affari poco consigliabili con Devi, un'usuraia molto particolare. E oltre ai progressi nella magia, Kvothe dedica il suo tempo all'amore per la musica, che è la risorsa fondamentale, sempre fedele e disponibile anche quando s'è perso tutto quanto il resto.
Nel tipico stile di Rothfuss, la vicenda si snoda lentamente, sempre filtrata dal punto di vista del protagonista, che è la grande ricchezza di questo libro. Per molte, moltissime pagine oltre ai problemi accennati sopra, che riecheggiano la trama del libro precedente, non avviene nulla di concreto. Anche perché tra le aspirazioni segrete di Kvothe c'è una ricerca molto particolare, quella dei Chandrian, creature di favola cui tanti neppure credono, ma che hanno massacrato la sua famiglia. Kvothe ha la possibilità di indagare in centinaia di testi antichi, ma non arriva ad alcun risultato apprezzabile, né scopre alcunché di rilevante, se non alcuni indizi che lo portano solo ad ampliare i suoi dubbi e le sue ricerche, più che a restringerle.
Tuttavia lui stesso lentamente comincia a cambiare. Le sue capacità nella magia sono aumentate, inizia ad avere un reale potere e a mostrarlo, e queste sono occasioni per scene grandiose ed emozionanti. La sua passione per Denna non lascia la ragazza indifferente, anche se tra mille tormenti non si concretizza, e Kvothe riesce a guardagnare, almeno in parte, la confidenza della ragazza. E giunge anche il momento di cercare un ricco patrono, che possa aiutarlo negli studi: ma poiché nei dintorni dell'Università il nostro eroe si è fatto una brutta fama, anche per colpa di Ambrose, sarà obbligato a cercare il suo mecenate molto più lontano.
Si aprono nuovi orizzonti e nuovi misteri si aggiungono a quelli che il lettore conosce già. Kvothe amplierà moltissimo le sue conoscenze e si farà nuovi amici e nemici. Questo potrebbe essere anche un po' sconcertante, soprattutto perché, se non sopravvengono dei mutamenti nella tabella di marcia, il prossimo libro della serie dovrebbe raccogliere e chiudere tutte le trame pendenti.
Non sarà facile portarle tutte a conclusione, sciogliere una gran quantità di misteri e portare il tempo della narrazione a coincidere con il tempo vissuto dai personaggi che si trovano nella locanda (Kvothe, il suo assistente Bast e Devan il cronista). Sarà il grande Rothfuss pari a questo compito?
NdR: Questo libro è stato recensito prima della sua traduzione in italiano con il titolo La paura del saggio.
14 commenti
Aggiungi un commentosuperata la metà del romanzo, sono decisamente soddisfatto. Come traduzione, ho alcune perplessità. In un dialogo c'è, come imprecazione, un "cristo". Sarei curioso di sapere in originale cosa c'era. Un personaggio che credo in originale abbia utilizzato un linguaggio sgrammaticato, è stato tradotto in una specie di dialetto romesco.
Guarda, io l'ho letto in originale e nonostante ci sia del linguaggio molto colorito e un pizzico di blasfemia (che preferisco non riportare qui...) non c'erano errori tali da rompere con l'ambientazione in modo così grossolano.
in ogni modo, rothfuss eccelle nella capacità di mutuare idee dagli altri autori, anche in maniera molto evidente, ma reinterpretando il tutto in maniera personale. Magari previo una bella segnalazione di spoiler ne discuteremo in maniera più esplicita quando avrò finito
sono oltre la metà, lettura notturna nella solitaria Turchia...
non c'è che dire, Rothfuss è bravo, ed il malloppone merita, infatto tiravo come niente le tre del mattino
sa continua a sfornare libroni così per periodi brevi della storia del nostro Kvothe, alla fine ci troveremo una cinquantina di tomoni... altro che triologia
oppure l'ultimo avrà tremila pagine??????
è stato anche il mio pensiero. A questo ritmo non può riuscire a racchiudere l'intera storia in una trilogia, a meno che non dia un taglio netto come fa con un certo viaggio, liquidato in poche e insoddisfacenti righe.
Il mio commento: http://librolandia.wordpress.com/2011/11/09/patrick-rothfuss-la-paura-del-saggo/
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