Sin dall'inizio c'erano gli uomini. E c'erano i vampiri. Le due razze, in perenne conflitto per la supremazia, non si limitarono a distruggersi l'un l'altra: distrussero l'intero pianeta. Di fronte alla minaccia dell'estinzione, l'umanità si rifugiò nelle mura delle città, sotto la protezione della Chiesa. La Chiesa affidò il compito di combattere i vampiri ai sacerdoti. Quando i vampiri furono sconfitti, i sacerdoti vennero reintegrati in una società che non aveva più bisogno di loro...
... Almeno fino a quando un gruppo di vampiri insolitamente agguerriti attacca un avamposto nel Distretto 10 e rapisce la diciottenne Lucy Pace (Lily Collins), uccidendone i genitori Owen (Stephen Moyer, True Blood) e Shannon (Mädchen Amick). Quando lo sceriffo Hicks (Cam Gigandet, Twilight) riferisce la notizia a Priest (Paul Bettany, Il codice da Vinci), zio della ragazza, i due si metteranno sulle tracce dei suoi rapitori nel disperato tentativo di salvarla, nonostante l'opposizione della Chiesa, incarnata da un bravo Christopher Plummer. A loro si unirà la sacerdotessa guerriera Priestess interpretata da Maggie Q (Mission: Impossible III). Quando il terzetto scoprirà che a organizzare il rapimento è stato l'ex sacerdote vampirizzato Cappello Nero (Karl Urban, Il Signore degli Anelli - Il ritorno del Re), intuiranno che quella rivolta ai Pace non era una semplice aggressione e che i vampiri sono pronti a sferrare un nuovo, terribile attacco ai danni dell'umanità.
Questa la trama di Priest, pellicola di Scott Stewart ispirata alla graphic novel del coreano Min-Woo Hyung. Il film ben riesce a delineare una società cupa e post apocalittica governata dalla Chiesa, in cui persino per confessarsi si deve parlare dopo il segnale acustico. Le città - tra cui spicca la tentacolare Cathedral City - sono immensi agglomerati in cui povertà e paura regnano sovrane e al di fuori dell'illusoria sicurezza delle loro mura il mondo è una prateria infinita, una steppa arida in cui nessuno è al sicuro. Il pericolo principale è costituito dai vampiri, ma attenzione: questa volta non luccicano e non hanno vestiti all'ultima moda o sguardo penetrante. I vampiri sono esseri mostruosi e brutali, che di umano hanno poco o nulla e a cui mancano persino gli occhi. L'unica eccezione è Cappello Nero, un Karl Urban in abiti da cow boy. Molto diverso il look dei sacerdoti guerrieri, in cui spicca in particolare la croce rossa tatuata sul volto.
Ad agevolare lo spettatore nell'immaginare una società come quella tratteggiata in Priest, in cui nessuno è libero e "andare contro la Chiesa significa andare contro Dio", la fotografia del film, scura senza indulgere in toni dark nelle scene notturne e luminosa nelle scene diurne, ma sempre di un luminoso inquietante, che sembra dire "non abbassate la guardia, i vampiri torneranno da un momento all'altro". Ben ricostruite le scene di combattimento, coadiuvate dal 3D, mentre nel complesso la colonna sonora si dimostra poco efficace, in un film in cui l'aspetto visuale la fa da padrone. Da segnalare il prologo animato alla storia che spiega il contesto che fa da sfondo alle vicende narrate in Priest, dalla durata di due minuti e mezzo circa, che ben si amalgama al resto della pellicola e si dimostra una buona scelta sotto il profilo stilistico, anche per sottolineare il rapporto tra cinema e fumetto in questo prodotto.
Nel complesso ben gestiti i pochi personaggi della vicenda, anche se Cappello Nero avrebbe forse meritato più spazio; c'è poi un colpo di scena dietro l'angolo su Priest non coglie proprio di sorpresa lo spettatore; Maggie Q inoltre non è molto in parte rispetto al resto del cast. Buona la performance di Lily Collins, attualmente impegnata nelle riprese di Shadowhunters sempre sotto la direzione di Scott Stewart. Curiosa la scelta di inglobare nel cast di una pellicola in cui sono presenti i vampiri due attori - Stephen Moyer e Cam Gigandet - che hanno ottenuto parecchia popolarità proprio recitando i ruoli di due non morti, rispettivamente Bill Compton di True Blood e James di Twilight.
Senza costituire un capolavoro del cinema di genere, Priest è un buon prodotto cinematografico. La trama e l'ambientazione possono non piacere, ma di certo non si possono attribuire responsabilità in merito a Scott Stewart, che si rifà al lavoro di Min-Woo Hyung. Buoni regia e montaggio, che risultano in un film di intrattenimento tutto sommato godibile.
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