Iniziamo dalle presentazioni. Chi è Gilbert Gallo?
Buongiorno a tutti! Mi piace definirmi un sognatore a occhi aperti con la passione di trasmettere emozioni e regalare sorrisi.
In che modo sei venuto a contatto con il mondo dei giochi di ruolo e il fantasy?
Come tutti i bambini, le mie prime esperienze nel settore le ho avute giocando a “guardie e ladri” e al “dottore”. Crescendo, ho continuato a coltivare questa passione nutrendola con tanta sana lettura (Tolkien, Howard, Moorcock ecc.) e passando tante belle serate in compagnia degli amici.
Il primo, vero approccio con la realizzazione di un gioco di ruolo. Prima di Mythos hai creato altro? (anche senza arrivare alla pubblicazione).
Per come la vedo io, ogni qual volta in cui ci si riunisce per giocare si crea qualcosa di unico. Storie originali, vive e coinvolgenti che meriterebbero di essere scritte. Tanto è vero che, nell’ormai lontano 1996, decisi di mettere per iscritto la giocata che avevamo appena concluso e fu così che nacque il mio primo racconto: “La fortezza di Majaistas”. Dopo quell’esperienza, fui preso dal desiderio di creare un’ambientazione ed un regolamento totalmente originale e personale per giocare di ruolo coi miei amici. Impiegammo numerosi anni, ma alla fine nel 2005 tutto fu pronto e nacque così “GilDar: Ultima generazione di Eroi”. Gli eroi di GilDar vivevano le loro gesta in un mondo che sembrava destinato a finire: avrebbero accettato questo destino o avrebbero fatto di tutto per cambiare le sorti del mondo?
Stare in gruppo e giocare di ruolo. Ti è mai capitato di avere difficoltà di interazione con i compagni? Quali sono, secondo te, i pro e i contro del Gdr?
A questo punto mi sovviene una celebre frase del film di Conan: “Il segreto dell’Acciaio… è nel braccio che lo brandisce!” Il gioco di ruolo in sé non è né buono né cattivo, gli unici problemi che possono derivare dal gioco sono tutti imputabili ad un “cattivo uso” da parte dei giocatori. L’errore più frequente fra i giovani giocatori è quello di immedesimarsi a tal punto da arrivare a risentirsi per cose accadute in gioco al proprio personaggio e reagire come se fossero in realtà accadute a lui stesso. Questa è l’unica fonte di problemi fra giocatori e per questo è opportuno sottolineare più volte al tavolo di gioco che: “Ciò che succede a Las Vegas resta a Las Vegas”, ossia ciò che accade nella finzione resta una finzione e che quando ci si alza dal tavolo si è sempre tutti amici come prima.
L’ambientazione mitologica del tuo manuale sottintende una passione per l’epica greca, gli eroi, le creature fantastiche. Com’è nata questa passione e perché hai voluto realizzare Mythos?
L’esperienza di GilDar mi ha permesso di confrontarmi con gli altri autori di giochi italiani e mi ha aperto nuovi orizzonti. Da questi confronti è emersa una grande verità: tutti noi popoli mediterranei attingiamo ad un immaginario fantastico che è a metà fra la tradizione greca e quella nordica. A quel punto, sono andato a rileggere tutti i miti di entrambe le tradizioni e, con grande meraviglia, ho scoperto che i miti greci non solo sono molto più ricchi di quelli nordici, ma in realtà sono anche molto più interessanti ed accattivanti di come me li avevano fatti conoscere a scuola. Spinto dalla voglia di condividere con gli altri questo meraviglioso universo, ho deciso di scrivere Mythos: per permettere a tutti di apprezzare la nostra meravigliosa tradizione fantasy.
Parlando del ludico in generale, credi che i videogame (soprattutto quelli nati per le piattaforme next-gen) abbiano tolto giocatori ai giochi di ruolo?
Per come la vedo io, la massiccia presenza di videogames che utilizzano meccaniche dei giochi di ruolo in realtà non fa altro che aumentare il numero di persone potenzialmente interessate al gioco di ruolo “da tavolo”. La mentalità popolare prima del 2000 vedeva come “sfigati” tutti coloro che giocassero a videogames ed a giochi di ruolo. Dopo il 2000 le cose sono cambiate soprattutto grazie all’entrata delle console in tutte le case. Ora, giocare ai videogames non è più appellativo unico dei Nerds, ed i videogiochi di ruolo hanno già creato un grande pubblico di potenziali giocatori di ruolo da tavolo. Come ho già scritto in alcuni articoli il gioco di ruolo da tavolo offre un’esperienza superiore a quello da console, per cui io ringrazio di videogiochi per l’ispirazione che ci danno e per aver “educato” il grande pubblico ad amare i giochi di ruolo. Ora sta alle associazioni di giocatori cercare di aumentare il parco di giocatori di ruolo da tavolo attingendo al pool dei videogiocatori.
Gdr e tecnologia. Esistono da diversi anni, ormai, varietà di giochi di ruolo realizzate online, o gruppi di appassionati che creano sessioni via chat o forum. Come vedi il gioco di ruolo nel futuro? Continuerà ad appoggiarsi a queste tecnologie o scomparirà del tutto?
Le nuove tecnologie hanno aperto nuovi orizzonti alla realtà del gioco di ruolo. Allo stato attuale, ritengo che giocare via chat, via forum o via mail sia una bella cosa, tuttavia non raggiunga il livello di divertimento che è possibile ottenere giocando con gli amici attorno ad un tavolo. Quello che per ora sogno è di potermi calare in una realtà virtuale come quella prospettata nel film “Avatar”: avere la possibilità di controllare un alter-ego completamente creato da te ed interagire con gli altri alter-ego dei tuoi amici in una realtà virtuale immaginata dal Narratore. Ma questa è un’altra storia…
Hai mai adoperato il gioco di ruolo in ambito sociale, per esempio a scopo educativo o come “scorciatoia” per trattare particolari argomenti, come l’epica con Mythos?
Ho sempre creduto nelle potenzialità formative e didattiche del gioco di ruolo e sono anni che cerco di farle capire alle autorità della Pubblica Istruzione e agli editori del settore. Il gioco di ruolo aiuta a “calarsi nei panni” dei protagonisti delle vicende e permette di memorizzarle in modo “attivo” anziché “forzatamente passivo” come spesso viene propinato nelle scuole. A tal proposito con Mythos sto proponendo numerosi percorsi formativi per le scuole di ogni ordine e grado per poter insegnare la mitologia e l’epica greca in un modo diverso che renda gli alunni protagonisti entusiasti del mito anziché destinatari passivi di una vicenda.
2 commenti
Aggiungi un commentoLavoro molto interessante, come buona è l'idea attraverso il gioco di far conoscere la mitologia e la cultura di un popolo che ha dato un grande lascito ai posteri. Molti dimenticano, come la natura insegna, che è giocando che si possono apprendere elementi molto utili nell'affrontare la vita.
Concordo pienamente!
Qualcuno di voi ha idea di come poter arrivare alle case editrici scolastiche e/o del settore?
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