Il secondo avvento - La passione di Joe Panther di Andrew Masterson, rappresenta il seguito di Gli ultimi giorni, pubblicato in Italia nel 2002 sempre da Marsilio Editori nella collana Black. Non è una vera e propria storia fantasy, quella di Joe Panther, ma contiene alcuni elementi fantastici, in quanto il protagonista altri non è che... il messia Gesù Cristo (o meglio: Panther, nei suoi deliri anfetaminici, ne è perfettamente convinto, e nel romanzo il dubbio non viene mai sciolto), che dopo la resurrezione non sarebbe stato assunto in cielo dal Dio Padre, ma costretto a vagare per il mondo come una sorta di highlander, abbandonato dalla grazia divina e... Be', comprensibilmente irritato.
Il suo infinito errare (ogni volta che muore, dopo tre giorni resuscita) lo porta ai giorni nostri in Australia dove sbarca il lunario spacciando eroina e facendo l'investigatore a tempo perso.
Nato in Inghilterra nel 1961, Andrew Masterson è cresciuto in Australia, dove oggi lavora come giornalista e scrittore. Attualmente, da questo suo secondo romanzo, è in preparazione un film.
Nel brano che viene proposto, Joe parla di alcune sue disavventure professionali attraverso i secoli. Cliccate qui per leggere.
46 commenti
Aggiungi un commentoE' una bella domanda. In effetti temo anch'io che non sia possibile trattare un confine e che tutto dipenda dalla sensibilità di chiunque. Basterebbe evitare l'iconoclastia. Però alla fine dipende da con chi si vuole parlare: più uno cerca di essere delicato più è vasto il pubblico di chi è disposto a starlo ad ascoltare, gli altri lo ignorano. Certo, Masterson è un po' forte. Le riflessioni fatte da un De André, per esempio, credo sian ben più accolte da tutti. Ma in resta basterebbe ignorare quelli che sembrano offensivi e tirar dritti per la propria strada
Il modo in cui dici le cose è importante, è vero e sacrosanto, però chi si esprime in modo molto diretto, brutale se vuoi, non significa che non abbia nulla di concreto e valido da dire.
Ribadisco solo che l'ultimo punto l'ho riportato strettamente come mio gusto personale. A me tendono a piacere di più le opere che la pongono in quel modo, tutto lì.
Ma, anche a ogni cosa al mondo fosse imposto di seguire il mio gusto (), questa non sarebbe una regola, perché farne una regola, oltre che ingiusto, finirebbe anche per privare la scelta stessa della sua forza.
Non è nel mio pensiero ritenere preferibile un divieto, e credo fortemente nell'importanza del farsi domande, riflettere, e cercare risposte.
E sicuramente mi possono piacere anche storie che fanno esattamente l'opposto di ciò che è più vicino al mio gusto (e non piacermene tra quelle che dovrebbero essergli più vicine), senza contare un tipo di aiuto/apporto alla riflessione/ricerca che potrebbero darmi, e che forse altrove non potrei trovare.
Tutto questo solo per dire che io, in effetti, sono completamente e maledettamente d'accordo con quanto ha scritto byron.
Molto interessanti e delicati i discorsi che avete fatto su cosa è lecito e cosa 'offende'. Come accennato nel post precedente, almeno limitandomi ad analizzare l'ambito delle opere scritte, sposto la linea molto avanti, nel senso che la libertà di leggere o non leggere qualcosa è quasi completa, dunque mi riesce difficile dire che uno scritto possa dover essere condannato in senso assoluto. (Non che non possa esistere una situazione che lo richieda, ma sono davvero casi estremi/ridicoli).
Di nuovo, il rispetto della sostanza più vera/profonda (anche se per me non lo fosse) è qualcosa che aiuta a non offendere, e, come detto, per il mio gusto è 'bello'. D'altra parte non è certo l'unico modo e, per esistere, alcune opere hanno bisogno di fare il contrario.
Non c'entra quasi nulla, anzi coi libri c'entra, per cui procedo con l'intervista (dico e mi contraddico da solo :roll:
"Signor byron the bulb, ci pare di capire che lei abbia letto i libri di Masterson. Ce lo può confermare?"
"Ognuno dei due libri può essere letto in modo autonomo, risultando comprensibile e in sé 'completo'? Direbbe comunque preferibile la lettura di entrambi e, se sì, in quale ordine?"
"La 'serie' lascia aperta la strada a un seguito? Vi sono elementi che suggeriscono o addirittura richiedono l'esistenza di un terzo capitolo? Le risultano notizie ufficiali in merito?"
"La ringraziamo per averci illuminato ( & :roll"
Pero' se inizi a chiamarmi signore mi vien da ridere
Cmq no, non l'ho ancora letto. Ho comprato il primo, Gli ultimi giorni, che ora sta nella pila infinita dei libri da leggere "al piu' presto", quindi ci vorrà ancora un bel po'...
All'uscita, pero', ne avevo sentito parlare un gran bene dal traduttore, Curtoni, con il quale - da altri commenti - suppongo di avere dei gusti simili. Oltre il suo ho gia' sentito commenti entusiasti da altri, come me, fan di P.K.Dick, e da quanto è stato detto suppongo mi possa piacere.
Tra l'altro sono dei temi un po' dickiani, anche se affrontati con altro spirito. Anche Dick scrisse un romanzo sull'uso delle droghe e Gesù - pur se di natura completamente diversa - La trasmigrazione di Timothy Archer.
E nel libro di Masterson c'è lo stesso sostrato gnostico...
Le domande che mi ponevo erano di carattere generale, non so fino a che punto Masterson le affronti. Anche se alcune di esse, anche solo implicitamente, non può non affrontarle.
Queste sono domande alle quali non so rispondere. Alla prima presumo di sì. Il libro è un giallo, in definitiva, quindi dovrebbe essere autonomo come sono autonomi quelli di un Camilleri, suppongo. Probabilmente è meglio leggere prima Gli ultimi giorni, ma non credo sia fondamentale.
E proprio perché è un giallo suppongo non ci siano problemi a farne uscire anche degli altri. Anzi, vista la natura della serie, credo che una trilogia sia quanto di più naturale possa esserci.
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