Sorrise brevemente, ma ciò mi sorprese comunque. «Mai chiedere al mago di svelare i propri trucchi. Lo so. Sono matta, ma questo lo so. E so che sono matta. Sapevo il prezzo che avrei dovuto pagare. Adesso sono sempre sola, separata dal mondo e da chiunque vi abiti; a causa di ciò che ho fatto a me stessa, di ciò che sono diventata. La la la... Ci sono soltanto io, a parlare tra me e me... Non è stato facile o piacevole rinunciare alla mia umanità e diventare l’Incredula. Io giro per il mondo e non esiste nessuno a parte me. Ma d’ora in poi non sarà più così. Adesso ci siamo io e il mio orsacchiotto. Sì. In lui posso credere. E tu in cosa credi, John Taylor?» 

«Nel mio dono. Nel mio lavoro. E forse nel mio onore. Cosa ti è successo, Jessica?» 

«Non lo so. Non più. È questo il punto. Il mio passato era così terribile che sono stata costretta a dimenticarlo, a renderlo irreale, come se non fosse mai accaduto. Ma facendo ciò ho perso la mia fiducia nella realtà, oppure è stata lei a perdere fiducia in me, e adesso esisto soltanto grazie a un costante sforzo di volontà. Se smetto per un istante di concentrarmi, sarò io a scomparire. Sono sola da così tanto tempo, circondata da ombre e sussurri che non significano nulla, assolutamente nulla. A volte fingo di avere qualcuno con cui parlare, ma so che non è reale... Ma ora ho il mio orso. Un conforto, un modo per ricordarmi chi e cosa ero.» Sorrise al logoro e vecchio orsacchiotto che teneva tra le braccia stecchite. «Mi ha fatto piacere chiacchierare con te, John. È stato possibile grazie a questo posto, e a questo momento. Ma non provarci mai più. Non mi ricorderei di te. Non saresti al sicuro.» 

«Ricordati dell’orso» dissi. «Chissà, forse potrà riportarti a casa.» 

Ma Jessica se n’era già andata, uscendo a grandi passi dalla chiesa e tornando nella notte. Tirai un sospiro di sollievo e mi sedetti su una panca, poi caddi a terra. Jessica Sorrow era  troppo sinistra, perfino per Nightside. Non è facile avere una conversazione con qualcuno che è convinto di ascoltare solo delle voci nella sua testa. E che può farti sparire al minimo capriccio. 

Mi rimisi in piedi e andai verso l’altare per riprendere le mie candele. E fu allora che udii qualcuno correre verso la chiesa. Non era Jessica. Si trattava di passi umani, stavolta. 

Mi ritrassi sul fondo e mi nascosi nell’oscurità più profonda. 

A parte Jessica e, ovviamente, Walker, nessun altro doveva sapere che ero là. Ma io ho dei nemici. I loro terrificanti agenti, i Sanguinari, cercano di uccidermi da quando sono nato. E poi, per quella sera avevo già avuto la mia dose di adrenalina. 

Chiunque stesse arrivando, non mi interessava. 

Dall’apertura dove prima si trovava la porta entrò di corsa un uomo vestito di nero. Il suo completo scuro era malandato e lacero, il suo volto fiaccato dallo sfinimento. Sembrava stesse correndo da moltissimo tempo. Portava degli occhiali da sole, neri e opachi come gli occhi di uno scarafaggio, nonostante venisse dal buio notturno. Attraversò barcollando la navata laterale per dirigersi verso l’altare, afferrando con una mano le panche per sostenersi. Con l’altra mano stringeva al petto un oggetto rinvolto in una stoffa nera. Seguitava a guardarsi alle spalle, temendo chiaramente che chiunque lo stesse inseguendo fosse vicino. Alla fine crollò in ginocchio davanti all’altare, in preda a tremori. Si tolse gli occhiali e li gettò da una parte. Aveva le palpebre cucite. Sollevò il pacchetto verso l’altare con mani incerte. 

«Chiedo asilo!» gridò con una voce aspra e rauca, come se non l’avesse usata da lungo tempo. «In nome di Dio, chiedo asilo!» 

Per un lungo momento ci fu solo silenzio, poi udii dei passi lenti e regolari che si avvicinavano alla chiesa. Dei passi misurati, tranquilli. Quando li udì anche lui, l’uomo vestito di nero sussultò ma non si volse indietro; il suo volto mutilato era  fissato con disperazione verso l’altare. I passi si arrestarono, giusto all’entrata della chiesa. Una lenta folata di vento arrivò 

dalla notte, percorrendo la navata laterale come il respiro di un essere. La candele più prossime alla porta tremolarono e si spensero. Quel vento mi raggiunse perfino nell’oscurità, sferzandomi il volto, caldo e umido come la febbre notturna. Sapeva di attar, l’essenza ottenuta dalle rose macerate, ma stucchevole e pesante, quasi insopportabile. L’uomovestito di nero piagnucolò di fronte all’altare. Provò di nuovo a dire ‘chiedo asilo’, ma la voce non gli uscì. 

Gli rispose un’altra voce, dal buio oltre l’entrata della chiesa. 

Dura e minacciosa, eppure dolce e calma come una melassa amara, sembrava fatta di molte voci che sussurravano all’unisono, con acute armonie che stridevano nell’anima come unghie passate sulla lavagna. Non era una voce umana. 

Era sovrumana e subumana allo stesso tempo. 

«Non c’è alcun tipo di asilo, qui o altrove, per gente come te» disse la voce, e l’uomo udendola tremò. «Puoi correre ovunque, e noi ti seguiremo. Puoi nasconderti ovunque, e noi 

ti troveremo. Restituisci ciò che hai preso.» 

L’uomo vestito di nero ancora non trovava il coraggio di voltarsi verso ciò che alla fine lo aveva raggiunto; strinse forte al petto il suo pacchetto nero e si sforzò di suonare sprezzante. 

«Non puoi averlo! Lui ha scelto me! È mio!» 

Adesso all’entrata c’era qualcosa, qualcosa di più scuro e profondo delle ombre. Sentivo la sua presenza, la sua pressione, come un grande peso nella notte, come se qualcosa di enorme e denso e totalmente disumano si fosse fatto strada nel mondo umano. Non apparteneva a questo mondo, ma ci era venuto comunque, perché poteva. La strana, mormorante voce parlò ancora. 

«Daccelo. Daccelo subito. Altrimenti ti strapperemo via l’anima dal corpo e la scaglieremo nell’Abisso, dove brucerà per sempre tra le fiamme.» 

Il volto dell’uomo si contorse, colto dall’agonia dell’indecisione. 

Le lacrime uscirono a forza dalle fitte cuciture nere che gli chiudevano gli occhi, e corsero spasmodicamente sulle sue guance tremanti. E, alla fine, l’uomo annuì, mentre il suo corpo crollava in avanti in segno di sconfitta. Sembrava troppo stanco per poter correre ancora, e troppo terrorizzato anche solo per pensare di combattere. Non lo biasimavo. Nonostante fossi ben nascosto nell’oscurità, quella voce macabra e spietata mi spaventava a morte. L’uomo aprì il pacco, lentamente e con reverenza, rivelando un grande calice d’argento, costellato di pietre preziose. Brillava intensamente nella luce soffusa, come un pezzo di paradiso caduto sulla Terra. 

«Prendilo!» disse amaramente l’uomo, tra le lacrime. «Prendi il Graal! Basta che... smetti di farmi del male. Ti prego.» 

Ci fu una lunga pausa, come se il mondo stesse ascoltando, in attesa. Le mani dell’uomo presero a tremare così forte che per poco non rischiò di far cadere il calice. La voce armonica parlò di nuovo, grave e immutabile come il destino. 

«Questo non è il Graal.» 

Una grande ombra si slanciò dall’entrata, attraversò di fretta la navata e avvolse l’uomo prima che avesse il tempo di gridare. Io premetti le spalle contro la fredda parete di pietra, 

pregando che le ombre mi nascondessero. Nella chiesa ci fu un forte ruggito, come se tutti i leoni del mondo avessero gridato all’unisono. E allora l’ombra si ritrasse, dileguandosi pian piano lungo la navata laterale, quasi si fosse... saziata. 

Guizzò fuori dall’entrata aperta e scomparve. Non percepii più la sua presenza nella notte. Avanzai con cautela e studiai la figura ancora accucciata di fronte all’altare. Adesso era una luccicante statua bianca, con indosso un malridotto completo nero. Le mani bianche reggevano ancora il calice rifiutato. 

Il bianco volto gelato era contratto in un grido di terrore senza fine. 

Raccolsi tutte le mie candele, controllai di non aver lasciato traccia della mia presenza da nessuna parte, e uscii da San Giuda. Tornai a casa con calma, facendo il tragitto più lungo. 

Avevo molte cose su cui riflettere. Il Graal... Se il sacro Graal era finito a Nightside, o se i soliti interessati lo credevano, eravamo tutti quanti in guai seri. Il genere di individui che lotterebbero per possedere il Graal darebbero del filo da torcere perfino ai pezzi grossi di Nightside. Una persona saggia valuterebbe le implicazioni di tutto ciò, andrebbe in vacanza 

per un lungo periodo e non tornerebbe finché non si fossero calmate le acque. Ma se il Graal è davvero qua, da qualche parte... Io sono John Taylor. Trovo le cose. 

Dovevo semplicemente escogitare un modo per guadagnarci sopra un po’ di grana. 

Un bel po’ di grana.