... Dio guardava il figlio suo e in onda lo mandò...

Baustelle, “Alfredo” in Amen, 2008.

La Bonelli sforna un altro piccolo gioiello per la sua collana Romanzi Grafici. Dopo averci regalato la variante italiana del From Hell di Alan Moore, Gli occhi e il buio, Gigi Simeoni torna, ancora in veste di autore completo, sia disegnatore che sceneggiatore, con un nuovo "Graphic Novel". L’enigmatico titolo, Stria (voce dialettale per “strega”), ci dà subito due informazioni fondamentali, abbiamo a che fare con una storia del terrore che ha per sfondo la provincia del nord Italia. L’apertura si avvale di altrettanti incipit, quello del colonnello dei Carabinieri Spadaro, che fa da cerimoniere, nel classico stile della EC Comics, e il flashback dei tre bambini protagonisti che si introducono in una casa sperduta nel bosco. Due introduzioni che rispecchiano e rivelano i livelli narrativi su cui si svilupperà l’intreccio, la detection e l’horror. Tale dualismo rispecchia la dialettica messa in gioco tra l’opera di genere e l’opera d’autore, e il percorso binario altalenante tra il tempo presente e il passato, strutturato però su di una sonata a tre voci narrative differenti che corrispondono alle tre età dell'uomo: l’adolescenza, la maturità e la vecchiaia.

I presunti protagonisti sono un uomo e una donna di quarant’anni, impegnati in lavori che gli obbligano a viaggiare, Fabio, è un fotoreporter di guerra, Chiara una hostess, costretti quindi a rimanere sospesi in una condizione di precarietà costante, incapaci di raggiungere la maturità e di superare la fase adolescenziale. Incontrandosi ricorderanno di aver trascorso numerose estati insieme in un paesino sulle montagne della Val Trompia, e di aver condiviso eventi traumatici che li hanno visti protagonisti nella cronaca nera dei primi anni ’80 prontamente rimossi. Pagina dopo pagina Simeoni abbandona qualsiasi presunto compiacimento, e, verso i due terzi del volume, fa virare l'intreccio forse su terreni non propriamente nuovi ma, comunque, inaspettati.

Come già aveva dimostrato nel numero 216 di Nathan Never, La bambina scomparsa, l’autore si serve dell’infanzia quale principale fonte ispiratrice, solo che questa volta si tratta di un’infanzia ricordata e quindi mitizzata, simile a quella narrata nei romanzi di Stephan King, o nel 20th Century Boys di Naoki Urasawa, con tutti i suoi feticci pop: costellati nelle sue 300 e passa pagine troviamo i fumetti di Hulk, i vecchi telefilm, compare anche un il pallone di plastica “Super Tele”. Non ultimo il rimando alla straziante vicenda di Alfredino Rampi, leggibile in filigrana grazie a una serie di elementi: l'omonimia con uno dei protagonisti; il contesto, estate primi anni ’80; lo sciacallaggio mediatico della stampa e il valore metaforico che assumono entrambe le vicende. Ma si respira anche l’horror made in italy di Non si sevizia un paperino o de La casa dalle finestre che ridono, soprattutto per l’ambientazione, la provincia italiana, coacervo di inquietudini, frustrazioni, luogo spaventoso e familiare allo stesso tempo che dà al tutto un senso di perturbante.

Simeoni definisce il target a cui si rivolge, lettori e lettrici tra i 30 e i 40 anni, coetanei ai protagonisti della vicenda, la cui infanzia sia stata segnata da determinati eventi mediatici e che quindi siano in grado di cogliere particolari allusioni e provare le sensazioni che queste evocano, e, allo stesso tempo, mette a fuoco il vero tema dell’opera: la nostalgia.

Benché non presenti significative novità, Stria risulta avvincente e struggente proprio perchè frutto di emotività reali e grazie alle abilità illustrative/narrative di Simeoni che fa del formato Bonelli, della sua rigida griglia a 6 vignette, un limite espressivo.