C’è stato anche un concorso di narrativa fantasy. È stata prodotta un’antologia dei racconti premiati: Lunatica punta anche all’editoria?

In realtà Lunatica vuole muoversi a 360°, quindi l’editoria, sì, l’arte… Tutto ciò che è fantasy. I due contest in realtà – quello letterario e quello di illustrazione – per quest’anno sono stati una prova generale perché era una prima edizione, per capire fin dove potevamo arrivare. Ci piacerebbe aprirci anche ai cortometraggi, alle sezioni animate, ai videogiochi, vorremmo fare di tutto. Ci piace in particolare esplorare la creatività, lo facciamo per divertimento nostro.

Perché organizzare Lunatica proprio in Puglia e, nello specifico, a Brindisi? C’è stata la risposta che vi aspettavate da parte del pubblico? 

La risposta alla prima domande è semplicissima: mi trovavo a Brindisi. Mi sono trasferito qui quattro anni fa e non mi piace adattarmi ai posti in cui vivo. O mi adattavo io alla mentalità della città, abbastanza statica per quel che ho visto… Almeno all’inizio. Adesso c’è molto più fermento ma quattro o cinque anni fa Brindisi era abbastanza statica come città. Dovevo adattarmi oppure cambiare la città e farla adattare alla mia mentalità. Ho preferito la seconda opzione, ormai è tanto che agisco in questo modo. Come associazione (l’associazione doposcuola Madima, NdR) siamo nati nel 2007 e abbiamo realizzato allora il nostro primo evento, ad agosto: era una mostra chiamata Provare a volare con artisti inediti, e già si pensava a dare risalto alla meritocrazia del territorio. Siamo passati poi di mostra in mostra, attraverso Svegliartevi, poi la personale di una fotografa che si chiama Simona Bungaro; ci siamo sempre dati da fare in qualche modo, fino ad arrivare a Lunatica. Poi stando a Brindisi ho cominciato a provare affetto per la città, è un posto che mi piace: la città in sé è bella, ha la vista sul lungomare e un profilo coloniale che apprezzo moltissimo; credo che sia un po’ da cambiare la mentalità di chi ci abita, non di tutti ovviamente, ci mancherebbe, c’è una piccola percentuale di persone che in qualche modo crea grossi risultati, però ce ne sono altre che hanno una mentalità un po’ provinciale… sporcare i litorali, sporcare la città, non dare credito alla città – che secondo me è un po’ provinciale come meccanismo. Andare fuori a divertirsi senza dare peso alle realtà locali, cose così. Al tempo stesso cerco anche di cambiare la mentalità di chi governa, e questo devo dire che sta succedendo, Lunatica è riuscita anche in questo “miracolo”. Per la prima volta in questa edizione abbiamo avuto un aiuto importante da parte del comune. Brindisi oltretutto è ottima come posizione geografica, è al centro della Puglia, è facilmente raggiungibile, ha i suoi pregi, oltre ad avere un lungomare fantastico e delle coste spettacolari se fossero ben tenute. Secondo me è la città ideale per la fantasia, e spero che la pensino così anche gli altri, ma da quel che abbiamo potuto vedere c’è stato un ottimo riscontro e non ce lo aspettavamo. Nella prima edizione ci furono seicento persone in tre giorni, un’edizione non pubblicizzata e senza alcun tipo di comunicazione perché fatta “tra di noi” e “per noi”. Già lì si sparse la voce tramite i social network e internet e quest’anno ancora di più, quindi pensiamo che ci sarà ancora più pubblico. Siamo pronti ovviamente al flop, siamo realisti, però già la consapevolezza di aver creato qualcosa del genere per noi è una soddisfazione. Per noi va bene così. Vedremo dopo la fiera.

Come vedi questa manifestazione tra qualche anno?

Non la vedo! La manifestazione prende vita di volta in volta secondo la sua volontà. Già al secondo anno ho capito che devo lasciarla crescere come vuole: l’anno scorso è cominciata come un piccolo torneo di giochi di ruolo ed è diventata altro. Quest’anno, sono sincero, sono stato più volte sul punto di… non di abbandonarla, ma mi sono fatto delle domande importanti, lo sforzo è stato continuo da settembre ed è stato stancante, per me e per lo staff. E ogni volta che mi ponevo dei dubbi, che cercavo di capire quanto effettivamente Lunatica volesse crescere, succedeva sempre qualcosa che mi portava a dover ri-costruire Lunatica. Coincidenze, casi strani, aneddoti… Di aneddoti Lunatica ne ha già tantissimi nonostante sia solo alla seconda edizione. Per esempio spesso mancava qualcosa, ci chiedevamo “Potremmo fare questa cosa?”, poi capitava un imprevisto e quell’idea si realizzava. Abbiamo pensato che ci mancavano alcuni tipi di giochi, volevamo presentare delle demo di giochi di ruolo e neanche ventiquattro ore dopo arrivava l’occasione che stavamo aspettando. Oppure avevamo pensato che ci sarebbe piaciuto presentare una sezione video, e subito dopo è arrivato un progetto grafico con delle inserzioni video presentato da uno dei nostri associati. Ogni volta è andata così, volevamo fare delle cose e puntualmente quelle si realizzavano. Il massimo è stato quando è successo anche con i finanziamenti. Qualcuno la chiama “legge di attrazione”, io non saprei come chiamarla. Ci mancava del denaro per fare delle determinate cose e mi stavo ponendo dubbi perché io sono un educatore, quindi il mio stipendio è molto limitato, però a un certo punto sono arrivati anche degli incentivi al doposcuola, più ragazzi si sono iscritti. Se funziona così, se Lunatica vuole crescere io non ho niente in contrario, anzi mi metto al suo servizio. E poi ci sono in ballo delle idee per degli eventi invernali: c’è una programmazione invernale, a me non sono mai piaciuti gli eventi “mordi e fuggi” o “usa e getta” che dir si voglia. Vai a una fiera, a un evento, ti diverti, sei contentissimo, poi però devi aspettare un altro anno prima di ritornarci. Si spegne l’entusiasmo, si spegne la voglia… È brutto avere a che fare con un evento che avviene una tantum. Ovviamente non si può riproporre una fiera di tre giorni consecutivi, sarebbe difficile e anche stancante. Si può invece mantenere vivo l’entusiasmo, il divertimento in sé, creando piccolo eventi. Già lo scorso anno abbiamo attivato dei tornei invernali di giochi di ruolo che proseguiranno anche nel 2011-2012. Un modo per mantenere vivo l’entusiasmo, soprattutto nei giorni invernali in cui fa freddo, piove, non si ha voglia di uscire, trovarsi con gli amici, riprendere quello che era il classico gioco da tavolo… L’idea di fondo è sempre la stessa, stare insieme, fare gruppo, mangiare qualcosa, bere, giocare, divertirsi, in un modo molto più sano rispetto ad altre opportunità.  

Qualcosa da aggiungere?

Vorrei ringraziare tutti coloro che non hanno guardato storto l’iniziativa, che non hanno riso appena l’abbiamo proposta ma, anzi, ci hanno supportato con entusiasmo. Parlo di Fantasy Magazine, dei ragazzi dello staff, di chiunque ci stia seguendo, anche solo come utente e come pubblico: sul gruppo di Facebook c’è qualcuno che calcola quanti secondi restano fino alla prossima edizione. Questo tipo di entusiasmo è fondamentale, è l’unica cosa che ci spinge ad andare avanti. Quando abbiamo cominciato, una ragazza ci ha detto: “Vi ringrazio, ho le lacrime agli occhi perché ho sempre sognato di avere una fiera del genere a due minuti da casa piuttosto che dover andare fino a Lucca o a Napoli, è un sogno che si avvera”. Sono frasi che aprono il cuore, qualcuno ci ha anche detto: “Grazie perché siete riusciti a farmi sognare di più, a farmi sorridere quando non ero in vena di farlo”. Ormai sono dieci anni che lavoro come educatore per l’adolescenza, e quando lo fai per dieci anni diventa una “malattia”, non credo di poter più guarire da questa “deviazione”. Queste manifestazioni di affetto per noi sono importanti, sono il segnale che stiamo andando bene, che abbiamo il favore del nostro pubblico. Loro sanno che lo facciamo con entusiasmo e con passione, spero di mantenere la stessa voglia di sorridere con tutti quanti e di continuare a farlo bene anche in futuro. Per cui ringrazio tutti coloro che ci hanno supportato.