Dopo Le Fantaleggende e La saga di Harlech e della Rocciafiamma, il terzo volume della collana Disney Fantasy è dedicato alla Saga della spada di ghiaccio, di Massimo De Vita, sceneggiatore e illustratore di quasi tutte le storie raccolte nell'albo: Topolino e la spada di ghiaccio, Topolino e il Torneo dell'Argaar, Topolino e il ritorno del Principe delle Nebbie e Topolino e la bella addormentata nel cosmo (di cui è co-sceneggiatore Fabio Michelini).
Presenti nel volume i racconti brevi dedicati a Ciccio paladino di Carlo Panaro (sceneggiatura) e Giampaolo Soldati (disegni), pubblicati su Topolino nel 1999, che vanno a sostituire le avventure del Prode Lancicciotto viste negli scorsi volumi. Le storie si intitolano L'assedio, I pirati, Il drago e Il Ciccio furioso, evidente omaggio all'Orlando furioso di Ariosto.
Tutti gli episodi della Saga della spada di ghiaccio condividono una medesima caratteristica: l'ambientazione nel periodo natalizio. Senza dubbio non si tratta di una coincidenza, visto che, a eccezione de La bella addormentata nel cosmo, del gennaio del 1993, le altre storie sono state tutte pubblicate nel mese di dicembre, a un anno di distanza l'una dall'altra - 1982 per Topolino e la spada di ghiaccio, 1983 per Topolino e il Torneo dell'Argaar, 1984 per Topolino e il ritorno del Principe delle Nebbie.
Topolino e la spada di ghiaccio si sviluppa in tre episodi. Un viaggiatore dimensionale di nome Boz giunge a Topolinia dalla mitica terra di Ululand a bordo di un disco dorato. Come Topolino e Pippo scoprono ben presto, Boz è arrivato a Topolinia per errore: stava cercando il prode guerriero Alf, l'unico in grado di ritrovare la perduta spada di ghiaccio e sciogliere le illusioni del Principe delle Nebbie. I nostri eroi decidono di aiutarlo, e spacciando Pippo per il cugino di Alf, fanno ritorno con Boz a Ululand, intraprendendo la ricerca della spada con il beneplacito del venerabile Yor. Incredibilmente, Pippo riesce a non sfigurare poiché è il primo a comprendere che basta non credere alle illusioni del Principe per sconfiggerne le malvagie creature. In seguito, alla compagnia di eroi si unirà il troll Gunni Helm, che guiderà Topolino, Pippo e Boz nello Jotunheim, la Terra dei Giganti, attraverso il ponte arcobaleno, con un gradevole rimando alla mitologia norrena. Nel racconto non potevano mancare gli elfi, più simili a quelli impiegati a Hogwarts che a quelli di tolkieniana memoria.
In Topolino e il Torneo dell'Argaar, Topolino e Pippo vengono richiamati a Ululand: lì sono trascorsi due secoli, mentre a Topolinia non è passato che un anno. Ululand è ora una metropoli modernissima e ipertecnologica, ma rischia di essere distrutta da un'eruzione vulcanica. Potrebbe impedirlo solamente un minerale rarissimo, la Gherrotite, il cui ultimo frammento è in possesso del sovrano di Bedi. Il re è disposto a cedere la Gherrotite a Ululand ma in cambio chiede che Pippo, da tutti considerato un valoroso guerriero, sia il suo campione nel Torneo dell'Argaar.
I pericoli però non sono finiti: in Topolino e il ritorno del Principe delle Nebbie Topolino e Pippo sono costretti a far ritorno a Ululand in cerca di Pluto, che ha intrapreso per errore un viaggio infradimensionale. A Ululand il venerabile Yor, Boz e Gunni Helm li informano che in seguito a un'esplosione vulcanica c'è stato un cambiamento climatico che ha favorito il ritorno in scena del Principe delle Nebbie, che sembrava sconfitto al termine della prima storia del volume. Si apre quindi un'interessante parentesi sci-fi sui poteri della maschera del Principe, in grado di corrompere chiunque la indossi. Nonostante questa storia si sviluppi in un episodio unico rappresenta un'ottima conclusione ideale per la saga, ed è reso particolarmente bene il passaggio di Topolino dalla sua dimensione a Ululand senza l'ausilio del disco d'oro - scomparso insieme a Pluto - in un viaggio onirico ben pensato e ben realizzato su carta.
Topolino e la bella addormentata nel cosmo, del 1993, sembra quasi un sequel scritto per riprendere una trilogia già conclusa. La citazione è ovvia sin dal titolo: c'è una bella addormentata, una principessa nata da una stella cometa, la sola in grado di neutralizzare i poteri della maschera del Principe delle Nebbie. A Pippo, che molti ancora ritengono il cugino di Alf, spetta l'onore-onere di baciarla per destarla dal lungo sonno in cui è caduta dopo essersi punta un dito con una freccia nel giorno del suo sedicesimo compleanno. Della storia, in sé non originalissima, si apprezza il tono metanarrativo, che si palesa quando compare all'interno delle tavole il disegnatore: gomma e matita alla mano, De Vita cancella e ridisegna la storia sotto gli increduli occhi del lettore, dialogando direttamente con l'eroico Pippo.
Pur senza emozionare eccessivamente, la Saga della spada di ghiaccio presenta elementi interessanti: l'ambivalenza del progresso, la corruzione derivante dal potere, le citazioni alla mitologia norrena e alla fiaba della Bella addormentata. Ne deriva un bel volume, superiore al precedente La saga di Harlech e della Rocciafiamma, pur se più esiguo per quel che concerne il numero di pagine.
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