Genere sempre di grande successo ma che ultimamente aveva visto il sorpasso da parte di film fantastici e di supereroi, il film storico torna con The Eagle: le avventure del centurione Marcus Flavius Aquila, uomo coraggioso e integro in cerca dell'onore familiare perduto. Perduto assieme a suo padre, a cinquemila soldati della Nona Legione e all'insegna legionaria (ovvero l'Aquila del titolo in inglese): l'unità infatti è stata distrutta nelle lontane terre della Britannia del nord. Il film, diretto da Kevin Macdonald (State of Play, L'Ultimo Re di Scozia), è una produzione anglo-statunitense ed è uscito nel febbraio di quest'anno, riscuotendo all'estero reazioni contrastanti.
La pellicola è ispirata a un romanzo degli anni '50, The Eagle of the Ninth di Rosemary Sutcliff, ed è da lì che vengono tratti alcuni elementi che non possiamo definire veramente storici: a partire proprio dalla Nona Legione, che è esistita veramente e ha davvero prestato servizio in Britannia, subendo una batosta ai tempi della ribellione della regina Budicca (circa 80 anni prima degli eventi narrati nel film), ma che non è stata annientata in Scozia. Venne probabilmente spostata dapprima sul confine del Reno, e infine fu distrutta nel lontano oriente. Inoltre nel film come nel libro esiste una tribù (il "Popolo delle Foche") che per quanto abbia qualche analogia con gli antichi popoli della zona è decisamente una finzione artistica.
A parte questo, le ambientazioni sono piuttosto fedeli, così come l'equipaggiamento dei soldati e gli abbigliamenti. Non c'è il lusso di certe ricostruzioni (ad esempio la Roma del Gladiatore) ma, salvo certe concessioni alla spettacolarità e alcune inesattezze, bisogna riconoscere una sensazione di autenticità in questa periferia dell'impero, povera, selvaggia e pericolosa. La parlata gaelica, l'accompagnamento musicale e gli aspri paesaggi coperti da cieli nuvolosi danno un che di remoto, incantato e irreale a diverse scene.
Il nostro valoroso soldato (interpetato da Channing Tatum, visto in Public Enemies) prende il comando di una guarnigione piuttosto scalcagnata ma trova subito ciò che vuole: occasioni per combattere e dimostrare il proprio eroismo. Tuttavia rimane presto ferito gravemente, e si ritrova in casa dello zio (interpretato dal celeberrimo Donald Sutherland) dove viene curato finché è fuori pericolo, ma riceve anche l'esonero dal servizio. Gli balena però la possibilità di indagare sulla sorte dell'insegna della legione distrutta, e quindi si preparerà (contro il parere di tutti) a penetrare nelle terre selvagge a nord del Vallo di Adriano (ovvero la Scozia mai conquistata da Roma), accompagnato dallo schiavo Esca (Jamie Bell), un britanno. La guida proviene dal popolo ribelle dei Briganti, che storicamente occupavano l'Inghilterra ed erano soggetti molto irrequieti dell'impero. Esca, infatti, non nasconde a Marcus il proprio odio per Roma, ma si è vincolato a lui con un patto di fedeltà oltre al semplice fatto di essere il suo schiavo. Nel viaggio i due dovranno mettere in discussione i loro reciproci ruoli e i propri concetti di fedeltà e onore.
Chiarito che il fantastico ha un ruolo marginale in questo film, la fedeltà con cui è stata affrontata l'ambientazione dovrebbe comunque interessare anche molti amanti del fantasy, soprattutto se facciamo il paragone (impietoso) con altre produzioni come L'Ultima Legione. Tuttavia dal punto di vista narrativo non si può considerare The Eagle come un successo completo. La storia decolla lentamente; manca un tocco di fantasia e di passione, i protagonisti ce la mettono tutta per dare anima alla vicenda ma il pubblico di oggi non può prendere troppo sul serio il legionario Marcus che vuol riportare a casa l'aquila costi quello che costi, e il barbaro che non ce la fa a infrangere un giuramento. La sceneggiatura e la regia avrebbero dovuto rielaborare in maniera più originale il materiale, che tutto sommato è vecchio di mezzo secolo. Le passioni e le motivazioni di questi personaggi non risaltano con la dovuta energia. Mancando questo, abbiamo un affresco di lotte feroci in un paesaggio impervio e suggestivo, e uno stimolante sguardo nel passato.
10 commenti
Aggiungi un commentoho visto solo qualche fotogramma del film dopo aver letto la recensione così psitiva...ma alla vista delle staffe ho vomitato. Possible che nessuno abbia ancora afferrato in concetto facilissimo che i romani non avenano le staffe? non ci vuole molto...
Non voglio discutere il gusto personale che, almeno per quanto riguarda questo film, trova me e il recensore Bruno Bacelli su versanti opposti.
Io amo la Storia, soprattutto quella antica (che tra l'altro studio) e sinceramente ne ho piene le tasche di queste schifezze.
Scrivo 'schifezze' perchè, gusti personali a parte, questa tipologia di film 'abusa', mi sento di dirlo, della Storia, rendendola un fenomeno da baraccone con una narrazione insulsa e forzata, dei dialoghi da recita dell'asilo (con tutto il rispetto per maestri e bambini) e una resa talmente 'moderna' dell'antichità da farmi venire la nausea.
E scusate lo sfogo.
Ma allora di come l'antichità è stata resa nel Gladiatore o in Troy o in Alexander, cosa direste?
Senza pretendere che in questo film ci fosse la perfezione, eh... che nel cinema non la troverete mai, al massimo in qualche documentario.
Rakanius, credo che pur amando la Storia, davanti a un film che la narra (o la rielabora), non si debba storcere il naso a ogni imperfezione o adattamento. Quantomeno, io cerco di pormi sempre in questo modo.
Per quanto riguarda Il Gladiatore, è impossibile negare che gli errori di carattere storico siano numerosi, e a volte gravi. Ma la storia e il modo di raccontarla credo siano talmente affascinanti che quelle rielaborazioni e forzature si possano tranquillamente perdonare.
Si può discutere se l'Iliade sia Storia o meno ma Troy è un vero e proprio insulto all'epica omerica. Il poema è un pretesto per costruire un giocattolone di combattimenti (tra l'altro non realistici) e battute e dialoghi che spesso sfociano nel demenziale. Inoltre, sono fermamente convinto che un'opera del genere sia impossibile da rendere sullo schermo.
Alexander, tra i film che hai citato, è indubbiamente il più aderente alle fonti storiche. Oliver Stone si è infatti avvalso della consulenza di Lane Fox (storico antico americano) e ha preferito omettere alcuni elementi (la flotta macedone che seguiva l'esercito terrestre, ad esempio) piuttosto che inventare di sana pianta.
In effetti stavo affermando che The Eagle per me è abbastanza fedele alla storia, non il contrario, nonostante le critiche (non infondate) rivolte da altri lettori, ad es. la storia della staffa. Fedele quanto può essere un film che ha come primo obiettivo lo spettacolo. Potrei (SPOILER?) nominare altre cose che fanno storcere il naso: la barriera di fiamme in una delle battaglie, la menzione della possibilità di riformare la legione distrutta dopo che l'aquila è stata recuperata (i nomi non venivano mai riciclati nell'esercito romano!). Ma appunto, per quel che ci possiamo aspettare The Eagle è meglio degli altri film che ho menzionato.
Anche Alexander, che magari non è così terribile dal punto di vista storico (e però le parti inventate ci sono!) presenta una finzione mica da poco, là dove fa sembrare che Alessandro avesse un qualche ideale umanistico nel suo voler fare un melting pot del proprio impero.
Per quel che ne so io, che pure ho letto quel libro considerato fondamentale dal regista, Alessandro era un comandante coraggioso e impetuoso, ma anche un irascibile, incontrollabile e feroce tiranno. Capriccioso e feroce, nonostante poi magari si dispiacesse o piangesse dopo aver ucciso alcuni dei suoi amici per dei diverbi irrilevanti.
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