Spesso nelle tradizioni antiche si è sentito dire che il re è legato alla terra e che una terra che non ha un re è destinata ad andare in rovina (di nuovo un riferimento al Re Pescatore). In tali parole c'è verità, perché l'uomo è parte integrante della natura e il suo intervento è utile per mantenere equilibrio, perché non ci siano specie animali che si sviluppino con troppa forza andando ad alterare l'equilibrio ambientale o in certe aree non si creino paludi che siano covi d'insetti portatori di malattie. Così come è una verità che l'allontanamento dell'uomo dalla natura crea in lui scissioni che portano a gravi scompensi a livello psicofisico, con la nascita di patologie sia del corpo sia dello spirito. L'uomo è legato alla natura, è una sua parte e non può esserne diviso, pena una sofferenza che non dà tregua, che sempre perseguita, una costante che mai abbandona. È il fato in cui incorre Matt Soren, re dei nani e sorgente del mago Loren Manto d'Argento: un individuo che ha abbandonato la propria terra per dimostrare il dissenso verso la scelta fatta dal proprio popolo, una scelta distorta dal desiderio di conquista e gloria, che condurrà rovina non solo ai nani, ma all'intero Fionavar. Una decisione difficile, così come lo possono essere le decisioni giuste, anche se questo significa farsi violenza, allontanarsi dal legame più stretto che si possiede, come un lupo che resiste al richiamo della foresta: un anelito sopito in ogni animo che riporta alle proprie origini, gli fa riscoprire l'essenza del suo essere. Così è per Matt Soren ogni volta che si ritrova a fissare la luna e ricordare Calor Diman, il lago dove ha vegliato per una notte, la prova per dimostrare di essere adatto al compito di guidare il proprio popolo.
Cammini, quelli mostrati finora, che sono una preparazione per le difficoltà, per i momenti duri come lo può essere la guerra. Perché la guerra non risparmia nessun popolo, colpisce tutti. È ciò che fa questo tremendo costrutto umano, una forza che non guarda in faccia a nessuno, neppure i bambini, perché chiunque è coinvolto, perché chiunque ha da fare la sua parte al suo interno.
Come succede a Finn, chiamato a prendere la Strada più Lunga (3), il destino profetizzato dalla ta'kiena, considerato ormai un gioco per bambini, ma che in realtà nasconde una verità più grande, un fato oscuro e potente, incontrollato e incontrollabile. Una strada chiusa, dove la pietra che la blocca può essere rimossa dal Baelrath, la pietra rossa in possesso della Veggente, la pietra che chiama alla guerra, la pietra di Macha; una strada che può trovare compimento solo quando verrà chiamata con il corno di Owein.
Come succede a Darien, l'essere più in bilico tra luce e tenebre, altro simbolo forte di come l'individuo sia possessore del libero arbitrio, dove ognuno deve essere libero di scegliere il proprio destino, senza condizionamenti, senza interferenze, capendo da solo quale strada intraprendere. Una strada dura, di solitudine e anche abbandono, ma è questa la libertà: una scelta che si deve fare da soli, come vuole sua madre. Un insegnamento duro, in apparenza anche crudele, ma che invece è l'unico vero insegnamento giusto. Perché nessuna vita è meritevole d'essere vissuta se non c'è libertà, anche se questo comporta fare scelte sbagliate che portano a fare il male, a portare sofferenza, come può succedere a un animo respinto e ferito, come è il signore degli Andain, Galadan dei Lupi.
Ma la libertà come molte altre cose non è che un mezzo, un'espressione della vita, né buona né malvagia, ma che tuttavia deve essere padroneggiata e per questo occorre consapevolezza, perché anche il più grande dei doni può portare rovina se non usato con il giusto equilibrio, come viene mostrato dalla Caccia Selvaggia, un tema mitologico che trova origine in varie parti d'Europa, dove questa forza inarrestabile, imprevedibile, corre impetuosa per l'universo guidata da Re, irrefrenabile e senza remore, elargendo morte a chiunque si mette sul loro cammino, ebbra solamente della propria energia, priva di morale, ponendo un limite alla volontà di creare. Una forza distruttiva che non può essere lasciata libera per sempre, che deve essere bilanciata da una forza creativa, non violenta come lo possono essere i Paraiko, incarnazione della pace, un popolo che non è fatto per la guerra, che esiste per conservare e preservare la vita; la nemesi, insieme ai lios alfar, di Rakoth Maugrim versione nel mondo di Fionavar di Sathain (Satana), l'Avversario che si oppone al creato e che lo avversa dalla sua fortezza a Starkadh, l'incarnazione del male che ritorna perché è una forza estranea all'Arazzo della Vita, al creato. Un male che come tutte le cose può essere distrutto se si verifica la condizione di avere un legame con la materialità, il mondo che vuole dominare; un male allo stato puro, disprezzante ogni cosa per la sua superiorità.
Ma ogni azione comporta una reazione ed è destino che le scelte malvagie si rivoltino contro chi le perpetra, portando la distruzione più grande, specie se nell'animo non viene lasciato spazio alcuno all'amore. Quell'amore che tante persone si sono prodigate a elargire a un bambino nato dalla violenza, perché il destino di ognuno non dipende dalle origini dalle quali si proviene, ma dalle decisioni che vengono prese momento per momento.
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