Arrietty, ovvero: consigli economici dello Studio Ghibli.
Che Hayao Miyazaki sia un genio è cosa indubbia, che abbia una grande sensibilità, mista a una fervida fantasia è cosa indiscussa, non sapevamo che si cimentasse con le valutazioni economiche.
Il progetto del film è nato quarant’anni fa, dalla lettura e dal successivo adattamento, compiuti dal maestro Miyazaki e da Isao Takahata, dei cinque libri di Mary Norton, scrittrice e attrice londinese dell’inizio del Novecento, che trascorse l’infanzia nel Bedfordshire, in una grande e vecchia villa, in cui, si dice, abitassero gli Sgraffìgnoli, esseri non più alti di un mignolo che passano la loro vita “sgraffignolando” o, come dicono loro, “prendendo in prestito” gli oggetti e il cibo necessari all’esistenza quotidiana. L’idea a primo acchito può essere divertente, una metafora della rivincita dei più piccoli sui grandi, argomento già affrontato in parecchi film e serie animate, in realtà, però, questi esseri umani in miniatura sgraffignano impunemente ciò che serve loro. Il problema non è la quantità, ma il fatto che prendano in prestito, senza nessun ringraziamento. Aiutano i ciabattini a fare le scarpe? Offrono uova d’oro? Niente di tutto questo.
Se è vero, come dice Miyazaki, che « […] L’era del consumo di massa sta per concludersi perché viviamo in una brutta crisi economica e la possibilità di “prendere in prestito” invece che comprare ciò che ci serve indica la direzione verso cui il mondo si sta avviando[...]», non credo che la soluzione suggerita sia perseguibile senza incorrere in sanzioni civili e penali. Forse sarebbe meglio iniziare con ciò che suggeriva Dario Fo nello spettacolo “Sottopaga, non si paga”, e che successe negli anni ’70, comprare le cose al supermercato a un giusto prezzo deciso dagli acquirenti, chiaramente le associazioni dei consumatori dovrebbero intervenire a difesa di questi ultimi.
Il film non è più ambientato nell’Inghilterra degli anni ’50, come voleva il primo adattamento, ma nel Giappone di oggi, esattamente nel quartiere di Koganei.
La storia narra delle vicende di una famiglia di persone minuscole (una ragazza di 14 anni di nome Arrietty e i suoi genitori), che abita sotto il pavimento della cucina di una vecchia casa.
Non si tratta però di una famiglia di creature soprannaturali o dotate di poteri magici.
Combattono contro i topi, gli scarafaggi, le termiti, fuggono dagli insetticidi, o dalle trappole per gli insetti e dalle esche intrise di acido borico, conducono una vita modesta e prudente, attenta a non attirare l’attenzione degli umani.
Il padre di famiglia è forte e coraggioso: è lui che si avventura nelle pericolose missioni di “prese in prestito”. La madre, come nelle migliori tradizioni, protegge e gestisce il focolare domestico. In loro sopravvive la tradizione delle famiglie vecchio stampo. Arrietty è una ragazza sensibile e curiosa, talmente curiosa e poco accorta da farsi vedere da un umano, il nipote della padrona della villa, un bambino dodicenne, trasferito dalla nonna a causa degli impegni lavorativi della madre, in una sorta di ristoro prima del pericoloso intervento al cuore. Non poteva mancare il malato grave, che stringesse il cuore agli spettatori! Una volta scoperti, i “Prendinprestito” devono lasciare la casa in cui abitano, scoperti anche dalla donna di servizio, che, ovvio, è intrigante e ficcanaso e ha l’intenzione di eliminarli come fossero topi.
Splendidi i disegni curati dal regista, che ha lavorato come intercalatore nei lungometraggi La principessa Mononoke (1997) e My Neighbors the Yamadas (1999), e in seguito come animatore principale ne La città incantata (2001), The Ghiblies – Episode 2 (2002), Il castello errante di Howl (2004) e Ponyo sulla scogliera (2008). È stato inoltre assistente alla supervisione dell’animazione per I racconti di Terramare (2006).
Straordinario lo studio dei suoni, che si odono amplificati come se anche gli spettatori fossero alti 10 cm: il ragazzo bisbiglia perché il suono pieno della sua voce equivarrebbe a un boato, così il rumore delle foglie sembra una tempesta, il cadere di un piccolo oggetto un terremoto imminente.
Il film pecca di ingenuità. Forse riesce ad appagare un pubblico fatto di piccini. I grandi escono con un sorriso perplesso, felici più per la bellezza delle immagini, che per il coinvolgimento narrativo.
2 commenti
Aggiungi un commentoPiù o meno concordo con la recensione, non un capolavoro ma abbastanza carino. La sensazione è che faccia fatica a cambiare ritmo di narrazione ma è da vedere con gli effetti sonoro-visivi del cinema
Recensione approssimativa. Perché mai dovrebbe peccare di ingenuità? Io credo anzi che sia un film da vedere, e che oltre alla tematica eco-friendly si nasconda un messaggio ben più profondo, esplicitato nel finale: Sho e Arrietty, nonosante appartengano a due differenti mondi, riescono a solidarizzare e a stringere un legame eterno. Non solo: la "piccola" Arrietty, oltre ad aver abbattuto le barriere della diffidenza verso i crudeli esseri umani, si dimostra "grande" infondendo una rinnovata fiducia nella vita al suo amico malato.
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