I fantastici affreschi di Jack Vance
di Bruno Bacelli
Californiano, classe 1916, John Holbrook Vance (noto come Jack Vance) è tra i pochi sopravvissuti dell’epoca d’oro della fantascienza: contemporaneo e amico degli scomparsi Frank Herbert e Poul Anderson, Vance ha costruito la propria carriera letteraria senza raggiungere la notorietà di altri più celebrati scrittori, ma è stato assai produttivo e ha spaziato in diversi campi oltre alla fantascienza, con una sostanziosa produzione di romanzi gialli e polizieschi, qualche sceneggiatura per la televisione e un paio di fortunate incursioni nel fantasy. E’ uno degli autori di gialli che si sono serviti del noto pseudonimo Ellery Queen.
A causa delle disavventure familiari il giovane Vance, che era un avido lettore, dovette rimandare il completamento degli studi e lavorare un po’ dove e come capitava: in effetti fu solo in età matura che poté mantenersi con i guadagni di scrittore. Allo scoppio della Seconda Guerra Mondiale non venne arruolato per via della vista debole, ma riuscì a entrare nella marina mercantile e proprio durante i lunghi viaggi per mare scrisse diversi dei suoi racconti.
Iniziò finalmente a pubblicare alla fine della guerra, con il racconto The World Thinker pubblicato sulla rivista Thrilling Wonder Stories. Nello stesso periodo si sposò (sua moglie, Norma Ingold, è morta nel 2008).
Lo stile di Vance è inconfondibile e solo suo: perciò è tipico che vi siano lettori fortemente affezionati ai suoi lavori e altri che non lo amano affatto. E’ il modo di scrivere sottilmente ironico, talvolta volutamente sfarzoso e barocco ma sempre elegante, che fa di Vance un autore così speciale. Invece le trame sono classiche, di solito lineari, ma con sfondi curiosi e ambientazioni esotiche, metodi di comunicare che soppiantano il normale linguaggio e sono di per sé fonte di meraviglia, culture dagli usi incomprensibili che generano curiosità, riso o stupore, talvolta personaggi enigmatici o sinistri. Le caratterizzazioni nascono spesso da poche magistrali pennellate, e nonostante molti dei protagonisti di questo scrittore si somiglino, talvolta non manca un valido approfondimento psicologico ottenuto generalmente da poche impressioni esteriori, poche note ben azzeccate. I protagonisti di Vance spesso ricalcano la scala di valori di marca USA: sono individualisti, spesso solitari e talvolta cinici o disperati, ma non mancano gli idealisti. I malvagi, i pervertiti, e i pedofili (che non mancano) sono accomunati dal destino di finire male, come avviene anche, nella trilogia di Lyonesse, a un mago omosessuale.
Piuttosto schivo e refrattario alla luce della ribalta, interessato a creare in primo luogo divertimento e intrattenimento lasciando ogni forma di critica sociale o politica fuori dal quadro o ai margini, Vance è stato un autore trascurato e poco considerato dalla critica. Non gli ha giovato l’aver fatto gavetta pubblicando nelle riviste “pulp” e trovando la sua mano in una nicchia di mercato che amava l’avventura e il divertimento immediato.
Nonostante la vincita di numerosi premi (tre volte il Premio Hugo, l’ultima volta però, nel 2010, per una autobiografia) la mancanza di un singolo capolavoro che sfondasse con il pubblico ha fatto sì che la sua popolarità crescesse lentamente col tempo, in Italia tuttavia un certo successo editoriale non gli è mancato e può vantare ormai da tempo un discreto seguito.
Va detto che la mano particolarissima di questo scrittore fa dei generi un po’ quello che vuole. La sua fantascienza ha poco di scientifico, lasciando come al solito l’affresco umano al posto principale; la sua magia potrebbe richiamare in qualche occasione un’avanzatissima tecnologia, e l’investigazione e l’indagine fanno irruzione nelle storie di ambientazione spaziale.
Per quanto riguarda la fantascienza dovremo essere molto schematici. Uno dei capolavori di Vance è il Ciclo dei Principi Demoni, cinque libri dove il tema principale è la vendetta di un uomo contro alcuni criminosi personaggi, ciascuno dei quali ha una diversa caratteristica artistica o qualche pericolosa fissazione, e tutti sono intenti a un proprio progetto grandioso e folle.
Il Ciclo del Pianeta Tschai, in quattro volumi, pubblicato in italiano in diverse edizioni, è ambientato in un mondo abitato da diverse specie aliene: ci sono anche gli uomini, ma in funzione di servitori. Questo renderà difficile al protagonista, che capita sul pianeta e vi resta bloccato, il destreggiarsi per avere libertà di movimento e riuscire finalmente ad andarsene. L’accento è sull’abilità di un uomo pieno di risorse e volontà, che riesce a ribaltare una situazione difficilissima.
Nei tre libri delle Cronache di Cadwal il tema è, se vogliamo, ecologico. I Conservatori di un pianeta devono impedire che le sue bellezze naturali siano deturpate da colonizzatori non benvenuti e altre forze che vorrebbero strappare il controllo del mondo di Cadwal.
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