Tuttavia, per quanto fossimo famosi, io cercavo comunque di non spargere per la città troppi dettagli relativi al Casato: dopo tutto, in qualità di Sentinella, facevo parte del suo corpo di sicurezza. Di conseguenza, mi guardai intorno nella palestra e mi accertai che fossimo sole e non ci fossero curiosi orecchi umani tesi ad ascoltarci.

– Se ti stai chiedendo cosa puoi o non puoi dire – aggiunse Mallory, aprendo la bottiglia dell’acqua, – ho emanato una pulsione magica, per cui nessuno dei nostri piccoli amici umani può sentire la nostra conversazione.

– Davvero? – Mi girai a guardarla con un gesto tanto rapido che il collo mi diede uno schiocco e il dolore risultante mi fece salire le lacrime agli occhi.

– Già – sbuffò Mallory. – Come se lui mi permettesse di usare la M-A-G-I-A quando ci sono delle persone intorno – borbottò poi, bevendo un lungo sorso d’acqua.

Ignorai quella frecciata nei confronti di Catcher, perché se avessi reagito a ognuna di esse non saremmo mai riuscite ad avere una conversazione decente, e risposi invece alla sua domanda in merito al Grande Spostamento.

– Sono un po’ nervosa. Sai che Ethan e io tendiamo a darci sui nervi a vicenda.

Mallory finì di bere e si asciugò poi la fronte con il dorso della mano.

– Oh, non mi dire! Voi due siete amici del cuore.

– Solo perché siamo riusciti a comportarci da Maestro e Sentinella per due settimane senza squarciarci la gola a vicenda, non significa che siamo amici del cuore.

In effetti, in quelle due settimane avevo fatto in modo di avere il minor numero di contatti possibile con il Maestro del Casato Cadogan… che era anche il vampiro che mi possedeva. Avevo tenuto la testa bassa e avevo affilato i canini mentre osservavo e imparavo come funzionavano le cose all’interno del Casato.

La verità era che avevo avuto problemi con Ethan fin dal principio, perché ero stata trasformata in vampira senza il mio consenso, la mia vita umana mi era stata tolta solo perché Celina aveva inteso fare di me la sua seconda vittima.

I suoi tirapiedi non erano riusciti a uccidermi, ma Ethan mi aveva trasformata… per salvarmi la vita. In tutta franchezza, detestavo quella transizione, il processo di adeguamento da studentessa in via di specializzazione a guardia vampirica era quanto meno scomodo, e il risultato era stato che avevo riversato su Ethan una dose notevole di vetriolo verbale. Alla fine, avevo deciso di accettare la mia nuova vita come membro della comunità vampirica di Chicago, e per quanto non fossi ancora certa di essere venuta a patti con l’essere una vampira, me la stavo cavando. I miei rapporti con Ethan, però, erano più complicati. Fra noi esisteva una sorta di connessione, unita a un’intesa fisica piuttosto forte e a una certa irritazione uno nei confronti dell’altra. Lui si comportava come se gli fossi inferiore, e io in genere pensavo che lui fosse arrogante e compassato. Dico “in genere” perché, come avrete capito, i miei sentimenti erano controversi, in quanto Ethan era di un’avvenenza quasi assurda e un asso nel baciare. Se da un lato non avevo ancora del tutto chiarito i miei sentimenti nei suoi confronti, d’altro canto ritenevo di aver smesso di odiarlo. Ed evitarlo stava contribuendo in modo notevole a placare le mie emozioni. 

– No – convenne Mallory, – ma il fatto che la temperatura della stanza salga di dieci gradi ogni volta che siete vicini vuol dire qualcosa. 

– Piantala – ingiunsi, protendendo le gambe davanti a me e chinandomi fino a toccarmi le ginocchia con il naso, per distendere i muscoli. – Non ammetto nulla. 

– Non devi farlo. Ho visto i tuoi occhi farsi argentei, in sua presenza, e quella è la tua ammissione. 

– Non necessariamente. – Ritrassi un piede verso di me e mi chinai per un altro allungamento. 

Gli occhi dei vampiri si fanno argentei in reazione a qualche emozione intensa, come la fame, l’ira o, nel mio caso, la vicinanza di quel capolavoro biondo che era Ethan Sullivan. 

– Posso però ammettere che sia delizioso in un suo modo offensivo. 

– Come le patatine fritte speziate. 

– Esattamente – convenni, raddrizzandomi. – Eccomi qui, una vampira rigida e tesa che deve fedeltà a un signore che detesta, mentre tu sei risultata essere un qualche tipo di maga latente che può far succedere le cose soltanto volendolo. Siamo ai due estremi del concetto di libero arbitrio… io non ne ho affatto e tu ne hai troppo. Lei mi fissò, poi batté le palpebre e si portò una mano sul cuore.  

– Mer, lo dico con affetto, tu sei davvero strana. Poi si alzò e si caricò in spalla la borsa. Io feci altrettanto e ci avviammo alla porta. 

– Sai – commentò, – tu ed Ethan vi dovreste procurare ciascuno una di quelle collane con un cuore che reca scritto su una metà “migliore” e sull’altra “amico”.