Angus annuì: lui avrebbe usato una definizione ben più colorita.

– Quanti vampiri sono stati uccisi l’estate scorsa?

– Tre – rispose Connor.

Angus socchiuse gli occhi. – E perché l’assassino avrebbe smesso per un po’, prima di ricominciare la caccia?

– Dai primi di marzo sono stati uccisi due mortali a Central Park. Avevano la gola squarciata – spiegò Roman.

– Come copertura dei segni del morso – mormorò Angus. Era un vecchio trucco dei vampiri. – Quindi, visto che sono stati gli Inappagati a ricominciare, l’assassino ha cercato vendetta.

– Sì. Dopo l’uccisione di quei due mortali, ho minacciato Katya di espellere dal Paese lei e il suo clan, perciò è logico che sospetti del nostro zampino.

– Già. Nessuno crederebbe che un mortale sia capace di uccidere un vampiro. – Accigliandosi, Angus pensò che fosse proprio un pessimo tempismo: Casimir stava formando un’armata di criminali trasformati in immortali, e lui non aveva il tempo di andare alla ricerca di questo famigerato assassino umano. Bisognava fermare i vampiri malvagi prima che fossero in superiorità numerica rispetto ai buoni e scatenassero un’altra guerra. Senza dubbio, gli Inappagati stavano agitando le acque proprio per questo: distogliere Angus e i suoi dipendenti dall’obiettivo principale.

– Ciao, ragazzi! – La porta si spalancò e Gregori entrò nella stanza a lunghe falcate. – Che succede? – Il sogghigno gli morì sulle labbra quando notò le espressioni dei presenti. – Accidenti, sembrate appena tornati da un funerale! Che è successo, MacKay? Hai trovato una smagliatura in quegli eleganti calzettoni?

– Sono calzini scozzesi – brontolò Angus.

Gregori fece uno sbuffo ironico. – Oh, che cosa virile! Aspetta, so cos’è successo… Hai messo il kilt a rovescio e quando ti sei seduto, ahia!, la spilletta a forma di spada ti ha punto il culo.

Angus sollevò un sopracciglio, poi guardò Connor, dicendo: – Come fai a non averlo ancora ucciso?

– Scusa? – esclamò Gregori, meravigliato.

Ridacchiando, Roman frugò in un cassetto della scrivania. – Andateci piano mentre sono fuori.

– Te ne vai? – chiese Angus.

– Devo andare dal dottore con Shanna – spiegò lui, posando sulla scrivania una bottiglia con un liquido rosso ambrato. Sulla scintillante etichetta dorata si leggeva Blissky. – Questo è per te, Angus. Lo metteremo in commercio a partire dalla prossima settimana.

– Oh, che bellezza! – esclamò lui, alzandosi per prendere subito la bottiglia. Aveva atteso tanto che Roman terminasse la sua ultima bevanda della Cucina Fusion. – Mi mancava tremendamente il gusto del puro whisky scozzese!

– Goditelo – concluse Roman, dirigendosi verso la porta. – Tornerò tra un’ora circa. Gregori mi riferirà la tua decisione.

Angus distolse lo sguardo dal whisky. Perché la moglie mortale di Roman doveva farsi visitare nel cuore della notte?

 – Ci sono problemi col bambino?

– No, va tutto bene – rispose lui, senza guardarlo.

Stronzate: c’erano davvero dei problemi e il monaco era sempre stato un pessimo bugiardo.

– Ragazzi, dovreste vedere Shanna! È proprio imponente, lo giuro – commentò Gregori, allargando le braccia come per indicare un ippopotamo. Fece una smorfia quando Roman si schiarì la voce, e aggiunse: – Ma è sempre adorabile come non mai.

– Noi parleremo dopo, Gregori – disse Roman con un lieve sorriso. – Grazie, Angus, per l’aiuto nelle ricerche.

– Mi conosci: sono sempre pronto per una bella caccia – rispose lui, sorridendo. Non appena il monaco ebbe chiuso la porta, si voltò verso Connor e Gregori. – Okay, voi due. Che problemi ha il bambino?

– Nessuno – rispose Connor, rivolgendo all’altro un’occhiata di avvertimento.

– Sì, giusto.

Gregori, alzando gli occhi al cielo, andò a sedersi alla scrivania di Roman, mentre Angus, accigliato, apriva la bottiglia di Blissky: gli avrebbe strappato la verità in un secondo momento.

– Torniamo al lavoro – annunciò Connor, lasciando cadere la cartella sulla scrivania. – Qui ci sono i profili e le foto degli agenti dell’Operazione Sorveglianza, meno Austin Erickson, che adesso lavora per noi.

Angus tolse il tappo di sughero e fu immediatamente premiato da una zaffata di eccellente whisky scozzese. – Magari lui sa chi ha ucciso quei vampiri.

– È così – disse Connor con una smorfia. – L’estate scorsa ha cercato di porre fine agli omicidi.

– Per l’inferno! E non ha dato un nome?

– No. – Connor sospirò. – Avrei dovuto fargli più pressioni. Poco fa ho cercato di contattarlo, ma lui e Darcy sono in missione segreta in Ungheria: cercano Casimir.