Oscurità. Solo il suono del silenzio vi si mesce. Nella notte più nera vi sono due sedie stanche, antiche, dall’aspetto frusto. Ivi seduta è la Morte incappucciata. Attende, nel buio sempiterno e cieco, che qualcuno giunga al suo cospetto, attende con il respiro lento di chi ha un’eternità dinanzi e indietro. Presto una sagoma traluce nell’ombra: alto, biondo, celata sul capo e scudo al fianco, così si presenta l’eroe greco. Siede imperturbabile sotto lo sguardo indifferente della Morte e la fissa, come una statua fissa i passanti. Ancora pochi granelli di tensione, prima che una voce profonda ed echeggiante scuota la palpabile nebbia scura con una semplice esclamazione.
- Oggi sei tu il dito più veloce!
Punta l’arto scheletrico contro le bronzee vesti del guerriero.
- Narrami la tua storia, senza consumar altro tempo.
- Sono un eroe dell’antica Troia. - comincia - Ho lottato tra le scintille infauste d’Ilio dalle cento torri, ho respinto gli argivi oltre le porte Scee, ho vinto il grande Damodee, gigante Tessalo, e ricevuto morte da Achille piè veloce. Quattro mogli mi piangono sui talami nuziali e dodici figli mi ricordano, combattendo nel ginnasio. Mio padre, discendente della nobil stirpe Caremnea, è un uomo buono e bello, che mai dimenticò d’offrire un sacrificio ad alcuna divinità. Ognuno prega per questa mia sorte, affinché possa ricevere onore ora che non mi è concesso di vedere Aurora dalle rosee dita.
- Hai concluso, Troiano?- proferisce Morte.
Assente, dopodiché l’incappucciato rivolge un cenno al nulla e viene fuori una donna bellissima, dea candida e slanciata, consacrata dall’alloro che le cinge la chioma dorata. Ha le forme di un’armonia che si articola e disarticola al movimento del panneggio soave. Costei è Gloria, figlia della Morte.
- Eroe, sarà il pubblico a decretare se sei degno di avere la Gloria.
Due potenti fari investono con il loro fascio di luce le gradinate laterali: sono gremite di corpi, fantasmi pallidi e putrescenti, non morti e non vivi.
Morte batte le mani e invita - Votate!
Prendono lentamente i telecomandini; chi non può, perché senz’arti, s’ingegna a schiacciare il pulsante con il capo pelato o il naso aquilino. Dal teleschermo che appare in alto a destra è visibile una maggioranza di no.
- Il prossimo concorrente- declama Morte, invitando il Troiano a uscire.
Si presenta al suo cospetto un principe azzurro a cavallo di un bianco puledro. Ha una corona di denti simile a quella che cinge il labbro d’un castoro e il sorriso, quale sorriso più sgargiante e amplificato se non il ghigno del sole? Gli atteggiamenti regali di costui ne raccontano la storia ancor prima che parli; Morte lo capisce, Gloria lo capisce, come capisce anche quelle occhiatacce lanciate più giù dell’argenteo diadema.
- Quale grazia m’appare, mia signora- disceso da cavallo, fa la riverenza.
Ella è un angelo consacrato tra le tenebre, è una vergine pura e candida, ma il principe azzurro la brama come una donna, e tutto ciò che ne comporta.
- Raccontami la tua storia.
E incede con voce sicura e baritonale.
- Io sono il principe Guglielmino Von Kumpf VI di Heiligenberg-Hohenzollern, figlio del conte Ermanno II di Heiligenberg Hohenzollern e della contessa Guglielma di Anhalt-Bernburg-Schaumburg-Hoym, ultimo erede della dinastia Großmutterschlangenköchin, nonché benedetto dalla sacra casata dei frati eremiti - ammicca a ogni parola - In vita ho salvato la principessa Olga dalla cupa Torre del Tormento, trafiggendo l’orco che infestava le stanze reali con la leggendaria spada Ugyrgusx. Poi, ho distrutto i tre specchi che intrappolavano tre spettri per avere in dono una rosa bianca. Ho ritrovato l’antica reliquia di Dio, ho cacciato Muhalla, l’infedele, dalle terre del re, ho veduto mostri e draghi cavalcando il fedele stallone dal crine candido oltre ogni selva oscura, ma ora, e solamente ora, mi accorgo quanto cieca sia stata la mia vista, quanto sciocco il mio giudizio a considerare la bellezza in quelle semplici mortali. Di voi, Gloria, mi sono innamorato.
La bella sembra piuttosto in difficoltà.
- Prometto ori e altri tesori in cambio della vostra mano.
L’angelo dallo sguardo d’argento sta per versare poche lacrime di rugiada, questo perché non vuole cadere tra le grinfie di quel principe tronfio, ma gli zombi non lo permettono. Votano il no e l’eroe viene cacciato mentre sbraita ancora tra le ombre.
- Lasciatemi! Sono Guglielmino Von Kumpf VI… figlio del conte Ermanno II di Heiligenberg… della contessa Guglielma di Anhalt… nonché…
Morte, in segno di rassegnazione, passa una mano sul volto…anzi, sul nulla…prende un profondo respiro e invita il prossimo concorrente a entrare.
Si presenta un giovanotto ben abbigliato, stile XVIII secolo, dal ciuffo scarmigliato. Le movenze di costui rimembran il tempo antico in cui camminare era l’arte e la méta semplicemente una parte.
- Oggi sei tu il dito più veloce!
7 commenti
Aggiungi un commentoSatira allegorica decisamente "originale" e pungente, che prende spunto dal concetto di "giusta dispensiera di Gloria è Morte", di foscoliana memoria.
Chiamo in causa il buon Ugo, convinto che nonostante la presenza di zombie vari almeno lui non tornerà dalla tomba.
Scherzi a parte, il racconto mi è piaciuto molto, con il suo humor dal retrogusto moderno, ma distillato con cura e invecchiato in botti di stile antico.
Assolutamente da incorniciare però la frase che quoto dalla presentazione dell'autore: "Quando si scrive una propria biografia si ha l’angosciosa sensazione d’essere già morto; e non voglio racchiudere quello che sono stato e sarò in pochi caratteri, non ancora."Mitica, direbbe Homer!
Niente male davvero, inizialmente ero un po' perplessa per l'ambientazione...poi pero' mi ha completamente catturata...e poi il finale/morale ci sta' tutto oggi come oggi!!!complimenti all'autore!
"Quel che è fatto è Fato"
Ottimo climax e ottima risoluzione!
Gli elementi e le caratteristiche del racconto breve sono rispettati naturalmente.
Lo stile è ben studiato, l'autore acculturato!
Well done!
Ciao!
Un buon racconto.
Struttura brillante e divertente; stile piacevole, a volte semplificabile.
Personaggio resi bene, con caratteristiche classiche e anche nuove e piacevoli; a parte gli "zombi arrabbiati", passaggio che mi sembra inferiore rispetto al resto.
Ripeto, un buon racconto.
In bocca al lupo per scritti futuri
P.S.: E' curioso vedere come anche in altri racconti brevi fantastici, esempio l'ultimo trofeo RiLL, il fantastico nasca da inquietudini tipiche della società italiana (lavoro, criminalità...)
Per me il fantastico è sempre stato un modo per parlare della realtà, quindi non mi stuppisce di chi fa questa scelta; in fondo questo succedeva già nell'antichità, dove a esempio i greci con le storie dei miti e le rappresentazioni teatrali cercavano di far giungere alla comprensione, e quindi all'evoluzione, gli individui.
Purtroppo, a causa di molti fattori, questo spirito è andato perduto, ma non scomparso del tutto, anche se la maggior parte dell'editoria e dei lettori considerano il fantastico un genere di banale e semplice intrattenimento, privo di spessore e profondità, come purtroppo la moda e il commerciale hanno voluto mostrare. Sempre una questione di soldi.
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