Da quanto tempo segui Harry Potter?
Da dopo che è uscito il quarto libro. All'epoca, da queste parti avevamo un gruppo di gente che voleva bandirlo, o bruciarlo, e io ho deciso di appurare cos'era tutto 'sto gran polverone.
Cos'ha vinto al tua fedeltà di lettore?
Per lo più l'umorismo. Anche il ricordare com'era essere a scuola ha aiutato, perché mi ha permesso di rapportarmi a molto di ciò con cui Harry e i suoi amici hanno a che fare… E il loro modo di vivere a Hogwarts mi ha ricordato in qualche modo le varie caserme in cui ho vissuto quando stavo nella Marina americana.
Hai rimostranze solo riguardo al settimo romanzo o ci sono altri libri della serie che hai trovato scarsamente costruiti in termini di trama?
Effettivamente ho avuto problemi anche col sesto romanzo, Harry Potter e Il Principe Mezzosangue, la prima volta che l'ho letto. Ma non tanto in riferimento alla trama quanto, in generale, a una sensazione che ci fosse qualcosa di non perfettamente giusto in quel libro. Perciò, dopo qualche giorno, sono tornato a rileggerlo nella maniera più obiettiva e attenta che ho potuto. Ciò che ho scoperto è che, mentre il libro era costruito in maniera un po' diversa rispetto agli altri, il vero problema non era il libro in se stesso, ma come l'ho letto. I personaggi e la trama avevano perfettamente senso, se prestavi attenzione a ciò che era effettivamente scritto. Ora la mia sola lamentala riguardo al Principe Mezzosangue è che la Rowling non ha portato a termine le trame riguardanti Lumacorno e la sua pozione Felix Felicis, in merito alla quale il testo allude al fatto che sia falsa. Ed esamino questi problemi nel quarto capitolo del mio libro.
Cosa ti ha spinto a voler scrivere un libro sulle incongruenze del settimo romanzo? La maggior parte dei lettori le avrebbe semplicemente discusse in qualche forum, mentre tu hai portato la cosa a uno stadio ulteriore, per così dire…
Broken Wand è stato inizialmente concepito come un saggio per Internet, da 'pubblicare' sotto pseudonimo. Ho riformattato l'eleborato sotto forma libro quando non ho trovato un luogo sul web dove postarlo. Specialmente i siti dedicati a Harry Potter, la maggior parte di quali o non supportava cose come questa o a quell'epoca era stata effettivamente chiusa. Allora ho dovuto prendere il coraggio per farlo. Avevo, in effetti, dibattuto I Doni della Morte in un forum o due per quasi un anno, dopo che il romanzo era stato pubblicato (purtroppo, il forum più grosso su cui avevo postato a un certo punto ha avuto problemi col server e tutto quello che c'era sopra è andato perduto). Il problema è stato che, nonostante tutto lo scambio di opinioni che si è fatto in qulla sede, non portava a nulla! Certo, alcuni avevano avanzato idee in merito a come protestare su quest' 'ultimo' libro, ma per quanto ne so non se n'è fatto mai nulla. Alla fine mi sono stufato. E per quanto riguarda quel che mi ha spinto a sedermi a scrivere Broken Wand… È stato un commento della Rowling sulla sua volontà di “proteggere l'integrità del suo lavoro”, ai tempi in cui ha fatto causa all'idiota [letterale, nel testo – NdR] che gestiva l'Harry Potter Lexicon e che ha pensato di poter pubblicare una sorta di supplemento ai suoi romanzi senza averne il permesso. Brutte notizie: se la Rowling aveva davvero a cuore “l'integrità del suo lavoro”, avrebbe dovuto mettere più sforzo e testa nel suo 'ultimo' romanzo.
Cosa hai trovato più difficoltoso, durante il tuo processo di stesura?
Facile. Dover leggere di nuovo I Doni della Morte per essere sicuro di capire bene le cose e per accertarmi che gli errori non fossero tutti nella mia testa.
Raccontaci cosa è accaduto quando hai cercato di trovare editori non a pagamento… Le loro reazioni all'angolazione della tua critica e quello che alla fine ti ha fatto optare per un editore a pagamento
Quando alla fine ho deciso di andare a cercare un editore per il libro, l'ho fatto nel modo in cui la maggior parte della gente, oggigiorno, cerca le cose: con una ricerca via web. Una delle prime cose che ho imparato è che le grandi case editrici in genere non accettano elaborati dagli autori. Più che altro lavorano tramite agenzie letterarie. Tanto per cominciare, ero già diffidente su tutta l'industria editoriale, avendone sentite di tutti i colori. E l'idea di avere un intermediario per avvicinarmi agli editori, giusto o sbagliato che fosse, urlava “soldi che non ho”. Così ho optato per quello che ho potuto trovare coi miei mezzi. Ad ogni modo, molti degli editori più piccoli sono molto selettivi a proposito del tipo di libri di cui si occupano, il che ha ristretto la ricerca. Degli editori a cui ho inviato l'elaborato, tre hanno risposto positivamente. Il primo, ad ogni modo, all'inizio voleva una somma invereconda per pubblicarlo (stiamo parlando dell'ordine di un leasing per auto), il che mi ha fatto retrocedere anche quando hanno rilanciato con un'offerta più economica. Il secondo, beh, pubblicizzava il fatto di pubblicare a fronte di una somma relativamnete modesta, ma quello che voleva realmente erano tre rate pari a quella somma. Questo, unitamente al fatto che avrei dovuto sobbarcarmi la promozione, mi ha indotto a dire di no. Quando ho trovato la Strategic Book Group, se non altro sono stati chiari su quello che volevano e su ciò che mi avrebbero dato in cambio. Il costo era in linea con quello di altri editori che avevo visionato e con quello che (a malapena) potevo mettere assieme.
Per quanto riguarda le reazioni alle mie critiche alla Rowling e ai Doni della Morte, hanno avuto l'impressione che avessi esposto il mio punto di vista in maniera molto convincente. Il che è ottimo, perché ho investito molti sforzi per accertarmi di aver capito tutto nel modo giusto, anziché infognarmi in una tirata gratuita.
Quali sono state le motivazioni tipiche per il rifiuto, sempre che te ne abbiano fornito il dettaglio?
Che non soddisfaceva i criteri dell'editore. In altre parole, il tipico rifiuto standard.
5 commenti
Aggiungi un commentoDa quanto letto nell'intervista, Timothy A. Wolf dà voce a pensieri che anche altri hanno mosso ai buchi presenti nella storia di Harry Potter. Non c'è da meravigliarsi se di fronte a critiche anche giuste, molti facciano finta di niente e non ascoltino: non è facile giudicare in negativo un nome affermato e di notorietà, oltre che ricco. In molti c'è la tendenza a perdere obiettività di fronte a queste cose, magari anche solo per affetto, quando non si tratta di opportunismo o sudditanza.
L'atteggiamento dell'autore mi convince. Credo che darò un'occhiata a quel suo libro.
Io trovo ridicolo questo proliferare di libri pro o contro la saga di Harry Potter,
è tutta e soltanto una trovata commerciale. Questo prendere così sul serio una saga che in fin dei conti è solo un prodotto di fantasia, una favola per bambini, è assurdo. Solo perché ha smosso una quantità di denaro esorbitante, si tende a fare il processo alle intenzioni di una donna che è diventata ricchissima, sì, ma come può diventarlo una persona che compra un biglietto della lotteria.
La sua storia, e mi riferisco unicamente ai libri, non ai film e al merchandising che ne è conseguito, era già tutta scritta, almeno nella sua ossatura, prima che la scrittrice immaginasse neppure lontanamente tutto quello che sarebbe seguito.
Io ho adorato questi libri, i film li ho trovati pessimi, e di tutto quello che c'è intorno non mi interessa nulla, come pure non mi interessano incongruenze nella trama. Certe persone, e non mi riferisco specificamente all'autore di questo libro in particolare, ma parlo in generale, dovrebbero occuparsi di incongruenze ben peggiori che affliggono la nostra società, e non andare a vivisezionare una semplice e divertente storia di fantasia.
Aprite gli occhi e guardate le storie reali che accadono tutti i giorni intorno a voi, e lasciate che i libri di narrativa restino quello che sono.
Concorde che si sfrutta un filone quando lo si trova e che si fa di tutto per trarre profitto: questo è il mercato, siamo nell'Era dell'Economia e del consumismo.
Ma non si deve incorrere nel giudizio che le storie fantastiche sono storie per bambini. I libri fantastici sono più di questo, attraverso il loro modo di mostrare le cose parlano di realtà, non si limitano a essere narrativa d'intrattenimento. Basta pensare a La Storia Infinita o le opere di Murakami, che ben mostrano la realtà e le sue sfaccettature.
Continuando con la mentalità vigente che classifica il fantastico come letteratura di secondo piano, non si farà altro che considerarlo solo come un mezzo per fare soldi, non comprendendo quanto invece ha da insegnare.
io invece trovo ridicoli quetsi commenti che denotano:
1. un'ignoranza profonda del campo editoriale (fare un saggio su un bestseller non equivale a diventare un bestseller a sua volta, né il tempo speso a scrivere e ricercare è ripagato dal punto di vista delle vendite)
2. un'ingnoranza della saggistica specifica su HP (come del resto confermi dicendo di non essere interessata, quindi non ne hai mai letti e stai giudicando qualcosa che non conosci)
3. uno spregio del genere saggistico in generale
4. una interpretazione completamente furoviata del senso della saga (che NON è una semplice storia per bambini, ma tanto chettelospiegoaffà)
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