Perché pensi che ci sia una tale reticenza, nell'editoria, a criticare Harry Potter?
Penso che nella nostra società ci sia una riluttanza a criticare gente come J.K. Rowling. Punto. Anche all'interno del suo parco di fan ci sono molte persone inclini ad accettare semplicemente tutto quello che dice senza porlo in discussione. Di nuovo, questo si applica a molte cose oggigiorno. Per quanto riguarda l'editoria, posso pensare a un paio di ragioni per cui non voglia pubblicare critiche all'ultimo libro di Harry Potter. Primo: la Rowling è un grosso nome che ha fatto UN SACCO di soldi dai suoi libri. I vari editori pensano probabilmente che, se mai lei dovesse separarsi da quelli attuali, potrebbe andare da loro. Secondo: cosa dobbiamo dedurre da un'editoria complessiva in cui molteplici editori nel mondo esaltano un libro che non solo ha molti difetti e contraddizioni come ha i Doni della Morte, ma che sono difetti così ovvi che persino un dodicenne che non ha letto i libri li individua quando si presentano nei film? Per citare uno dei figli dei miei vicini: "La Rowling ha ucciso Harry e non c'è ritorno!"
Anche la stampa ti ha ignorato, una volta che hai pubblicato il libro? Se sì, pensi che i giornalisti stiano evitando le critiche per le stesse ragioni degli editori? E se no, hai idea del perché l'approccio della stampa sia diverso?
Direi che mi hanno ignorato, sia prima che dopo che il libro è uscito. Per quanto riguarda il perché… In parte può essere perché pensano che ero solo un altro fan o un altro accademico che tentava di farsi un nome attraverso "il fenomeno Harry Potter". Un altro motivo può essere che abbiano semplicemente pensato che non fosse un libro abbastanza accattivante per scriverci sopra una storia. Dopotutto, guarda solo il tipo di storie che i media riportano oggigiorno. Come tutto il nonsense della faccenda "Silente è omosessuale" cui abbiamo assistito qualche mese dopo che i Doni della Morte era uscito: giorni di esaltazione su qualcosa che non era nemmeno nel libro! Non che mi sarebbe importato, anche se fosse stato incluso.
Per finire, penso che ci sono molti giornalisti che avrebbero motivi di soffocare le critiche mosse ai Doni della Morte. Critici che fremevano per il finale e si ritrovano con qualcuno come me che se ne esce a dire non solo che non avevano idea di quel che dicevano, ma che glielo prova pure. Sarebbe molto imbarazzante, sia a titolo personale che professionale.
Come stanno andando le vendite del tuo libro?
Probabilmente come ti aspetti che vadano per un autore sconosciuto che ha iniziato senza avere idea del marketing e che ha poche risorse da impiegare. Il mio editore mi ha aiutato, specialmente con le cose basilari, ma non è facile essere notati a meno di avere un nome famoso o molti soldi da spendere. E io non o nessuno dei due. E non aiuta neanche il fatto che non sono il tipo che va a cercare attenzione. Preferisco stare in un hangar a riparare un aereoplano o sparire nei boschi. Ma c'era qualcosa riguardo alla Rowling e ai Doni della Morte che mi ha spinto a cercare di fare qualcosa in proposito. Ed eccomi qui…
Adesso che hai rotto il ghiaccio, pesni che ci sarà occasione di scrivere un altro saggio letterario, su Harry Potter o qualcos'altro, in futuro?
Lungi da me finire in un'altra serie di un autore che poi tira fuori lo stesso tipo di trucchi che ha tirato fuori la Rowling… Non credo. Scrivere è un lavoro duro, specialmente quando cerchi di essere obiettivo e accademico. E se dovessi cercare di farmi un nome come autore, preferirei scrivere un mio romanzo piuttosto che smontare a pezzi quello di altri. Ho sempre odiato farlo anche a scuola.
5 commenti
Aggiungi un commentoDa quanto letto nell'intervista, Timothy A. Wolf dà voce a pensieri che anche altri hanno mosso ai buchi presenti nella storia di Harry Potter. Non c'è da meravigliarsi se di fronte a critiche anche giuste, molti facciano finta di niente e non ascoltino: non è facile giudicare in negativo un nome affermato e di notorietà, oltre che ricco. In molti c'è la tendenza a perdere obiettività di fronte a queste cose, magari anche solo per affetto, quando non si tratta di opportunismo o sudditanza.
L'atteggiamento dell'autore mi convince. Credo che darò un'occhiata a quel suo libro.
Io trovo ridicolo questo proliferare di libri pro o contro la saga di Harry Potter,
è tutta e soltanto una trovata commerciale. Questo prendere così sul serio una saga che in fin dei conti è solo un prodotto di fantasia, una favola per bambini, è assurdo. Solo perché ha smosso una quantità di denaro esorbitante, si tende a fare il processo alle intenzioni di una donna che è diventata ricchissima, sì, ma come può diventarlo una persona che compra un biglietto della lotteria.
La sua storia, e mi riferisco unicamente ai libri, non ai film e al merchandising che ne è conseguito, era già tutta scritta, almeno nella sua ossatura, prima che la scrittrice immaginasse neppure lontanamente tutto quello che sarebbe seguito.
Io ho adorato questi libri, i film li ho trovati pessimi, e di tutto quello che c'è intorno non mi interessa nulla, come pure non mi interessano incongruenze nella trama. Certe persone, e non mi riferisco specificamente all'autore di questo libro in particolare, ma parlo in generale, dovrebbero occuparsi di incongruenze ben peggiori che affliggono la nostra società, e non andare a vivisezionare una semplice e divertente storia di fantasia.
Aprite gli occhi e guardate le storie reali che accadono tutti i giorni intorno a voi, e lasciate che i libri di narrativa restino quello che sono.
Concorde che si sfrutta un filone quando lo si trova e che si fa di tutto per trarre profitto: questo è il mercato, siamo nell'Era dell'Economia e del consumismo.
Ma non si deve incorrere nel giudizio che le storie fantastiche sono storie per bambini. I libri fantastici sono più di questo, attraverso il loro modo di mostrare le cose parlano di realtà, non si limitano a essere narrativa d'intrattenimento. Basta pensare a La Storia Infinita o le opere di Murakami, che ben mostrano la realtà e le sue sfaccettature.
Continuando con la mentalità vigente che classifica il fantastico come letteratura di secondo piano, non si farà altro che considerarlo solo come un mezzo per fare soldi, non comprendendo quanto invece ha da insegnare.
io invece trovo ridicoli quetsi commenti che denotano:
1. un'ignoranza profonda del campo editoriale (fare un saggio su un bestseller non equivale a diventare un bestseller a sua volta, né il tempo speso a scrivere e ricercare è ripagato dal punto di vista delle vendite)
2. un'ingnoranza della saggistica specifica su HP (come del resto confermi dicendo di non essere interessata, quindi non ne hai mai letti e stai giudicando qualcosa che non conosci)
3. uno spregio del genere saggistico in generale
4. una interpretazione completamente furoviata del senso della saga (che NON è una semplice storia per bambini, ma tanto chettelospiegoaffà)
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