Un gioco creato assieme ai giocatori
Con una decisione senza precedenti (ma perfettamente giustificata dalla licenza usata e dalla diffusione di internet), prima di terminare il proprio gioco di ruolo, la Paizo mise a disposizione di decine di migliaia di giocatori due versioni di lavoro del manuale su cui stavano lavorando gli sviluppatori (la alpha e la beta), per permettere a tutti gli appassionati di testare i cambiamenti, commentarli e aiutare lo staff a migliorare un gioco che era già per molti quasi perfetto. Una trovata che fu geniale (e che è stata poi più volte replicata) sia perché permise di “ascoltare” davvero le esigenze e i problemi riscontrati da migliaia di giocatori esperti, sia perché offrì una pubblicità incredibile al gioco in lavorazione.Tutti quelli che si erano lamentati perché la Wizards of the Coast, unilateralmente e per cause di profitto un po' troppo miopi, aveva interrotto le linee editoriali di un gioco floridissimo e molto amato, si sentirono così coinvolti in un nuovo progetto “collettivo” che ridasse loro di nuovo dignità e centralità in quelle scelte editoriali di cui sarebbero dovuti essere essere i veri destinatari.
La Paizo spinse anche su un altro punto: la casa editrice avrebbe fatto uscire regolarmente materiale nuovo, ma questo sarebbe stato comunque del tutto compatibile con quello di D&D 3.5. Volendo, i giocatori avrebbero potuto continuare a usare i manuali “vecchi” per tutto il tempo desiderato e passare a quelli nuovi, se e quando necessario, con conversioni indolori e facilmente procrastinabili nel tempo. Le avventure e il materiale delle linee di Pathfinder furono e sono pertanto ancora oggi quindi pressoché compatibili con quelle del passato, proprio al contrario di D&D 4ed, che necessitava di ricomprare da capo ogni uscita, compresi i manuali di ambientazione.
Finalmente, nel 2009, venne pubblicato il nuovo regolamento, seguito in questi due anni da vari bestiari, manuali di ambientazione e approfondimenti per giocatori e Game Master.
Pathfinder divenne subito il concorrente diretto di D&D 4 ed, con cui si scontrò per l'ovvia sfida commerciale di “accaparrarsi” i giocatori che fino all'anno prima utilizzavano D&D Terza Edizione.
A due anni di distanza, a quanto sembrerebbe da dati più o meno ufficiali, la battaglia è stata vinta dal marchio di Lisa Stevens, che ha superato il colosso concorrente per vendite e prospera solidamente verso un futuro di ulteriore espansione, mentre alla Wizards of the Coast si parla già di una prossima edizione che limiti i danni commerciali della Quarta.
Ma noi siamo giocatori e non ci interessano brand e affari editoriali, quindi è ora di tornare a trattare Pathfinder come semplice gioco, terminando questo lungo excursus con una semplice constatazione, che speriamo sia ormai abbastanza palese: al di là dei problemi di marchio e copyright, Pathfinder È Dungeons & Dragons, in una delle sue varie, ultime e migliori incarnazioni. La linea editoriale della Paizo si è evoluta accanto a quella ufficiale di D&D per oltre dieci anni, scambiando con essa intelligenze, illustratori e sviluppatori, condividendone pubblico, loghi, licenze e storia editoriale, battendo molto spesso le collane ufficiali con le proprie, sempre di qualità eccellente. Pathfinder non è un altro prodotto, ma solo un ramo dell'attuale evoluzione del gioco di ruolo più amato di tutti i tempi.
2 commenti
Aggiungi un commentoIl regolamento è effettivamente molto più snello di quello della 3.5 e quindi più giocabile, senza perdere il fascino dell'originale.
Ringrazio di cuore la Paizo, per aver scommesso sul gioco pre esistente.
La Wizard invece ha perso un sacco di credito, voglio proprio vedere come risolleverà le sorti del "suo" D&D.
Ha richiamato Monte Cook. Ho detto tutto
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