Calla Tor, diciassette anni, capelli biondi, occhi dorati, non è una ragazza come le altre. È la femmina alfa di un branco di Guardiani, esseri fatati in grado di trasformarsi in lupi, al servizio di potenti stregoni che nascondono la loro presenza agli altri esseri umani.
Calla ha un posto ben definito nel branco e nel mondo, fin dalla nascita sa quale sarà il suo destino, senza possibilità di scelta. Ma quel posto comincia a non bastarle più. La sua vita viene stravolta quando salva un ragazzo, Shay Doran, inconsapevole pedina di un gioco troppo grande per lui e custode di un segreto che può ribaltare le sorti del branco di Calla e di tutti i Guardiani. Così Calla si troverà a vacillare tra un dovere che è sempre stato sacro e un volere che si manifesta con sempre più forza, con sentimenti che possono portarla a perdere quel posto nel mondo che le spetta.
O a trovarne uno nuovo.
Il romanzo è una narrazione in prima persona dal punto di vista della giovane protagonista, tecnica che sta avendo sempre più diffusione nella letteratura fantasy e non. Se fino a qualche anno fa, entrando in libreria, i romanzi in prima persona si contavano sulla punta delle dita, adesso sono quasi la maggior parte. Così come sempre di più si trovano protagoniste femminili, ragazze di 16/17 anni con le loro problematiche esistenziali, che tendono talvolta a ripetersi in un appiattimento stilistico che rasenta la tipizzazione.
Non è il caso di Nightshade.
Andrea Cremer riesce a creare un’eroina vera e appassionante, che affronta i grandi dubbi della crescita in modo complesso. A volte tralasciando persino l’originalità della trama (se una statua viene descritta con estrema dovizia di particolari e mette forte soggezione, è ovvio che prima o poi prende vita…) l’autrice si concentra sulle emozioni della protagonista, in cui le ragazze possono rispecchiarsi. A suo modo di vedere, la società chiusa e maschilista del branco diventa uno specchio della società attuale, in cui spesso le ragazze si trovano in una situazione di discriminazione e devono affrontare il risvegliarsi della sensualità in un perbenismo che invece la denigra.
Il romanzo si legge tutto d’un fiato, è ricco di dialoghi e di descrizioni che sono funzionali alla trama e non solo aggettivi. Interessante la rielaborazione della solita tematica dell’amore impossibile tra due mondi diversi. Non ci sono vampiri o maghi, bensì una sorta di “lupi mannari” modificati per le esigenze della narrazione. Non ululano alla luna, non strappano tutti i vestiti in una trasformazione che dura ore. Sono dei “mutaforma, veri guerrieri efficienti”.
Nightshade pecca forse di scarsa originalità (come architettura ricorda molto da vicino la serie di Marked, di P.C. e Kristin Cast, senza contare la famosa saga di Twilight), soprattutto nel triangolo che si viene a formare tra Calla, Shay e il maschio alfa Ren, ma questa carenza di trama è bilanciata dallo stile narrativo fluido e limpido. L’inizio in medias res catapulta il lettore in questo mondo nascosto eppure così vicino al nostro, i dialoghi consentono di mettere in evidenza le dinamiche interne del branco e quindi dei vari personaggi. Ovviamente, essendo un romanzo in prima persona, il punto di vista è limitato alle esperienze della protagonista e voce narrante. Questa scelta stilistica rende il testo più scorrevole e immediato, ma di certo meno articolato rispetto a un romanzo in terza persona con più linee narrative.
Nightshade si rivolge soprattutto ad un pubblico giovane e femminile e ha già avuto un discreto successo nel mondo anglosassone, tanto da attirare l’interesse della De Agostini. È già in programma la pubblicazione del secondo volume di quella che si configura dunque come una saga, sperando che non decada nello scontato adeguandosi alle esigenze del mercato, che spesso richiede libri semplici e immediati e con un inappellabile lieto fine. Forse è questo che rischia Nightshade: la scorrevolezza di lettura non deve mai sacrificare la capacità descrittiva originale, che è quello su cui si basa un romanzo fantasy.
Il punto di forza dell’opera va ricercato nell’interazione continua tra mondo fantastico e mondo reale, rispettando in questo le caratteristiche proprie degli urban fantasy. Ma per apprezzarlo fino in fondo non bisogna dimenticare che Nightshade è prima di tutto un romanzo di formazione, in cui tra amori e battaglie, tra realtà e magia, i personaggi trovano il modo per diventare se stessi.
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