Il soldato non comprese quello che aveva fatto. Sollevò il ragazzo scaraventandolo nelle braccia dei soldati che lo aspettavano per legarlo agli altri, e ignorò il vecchio di cui ancora, chissà come, gli sembrava di sentire la stretta. Ma un attimo dopo il vecchio era sparito, e la maledizione mormorata tra i denti dal soldato si perse nel nulla.
Dinesh raggiunse la strada di pietra rosa, ma era piena di soldati e non osò servirsene per timore di essere riconosciuto da qualcuno che sapeva dell'ordine di Helvdan nei suoi riguardi. Per due volte così si perse seguendo strade secondarie che salivano sfociando in cortili o piazze. La città si dipanava ordinata fino alla sommità montuosa dell'Isola, ma Dinesh non la conosceva così bene come avrebbe voluto. Quando arrivò al cortile del Palazzo delle Dame, opposto a quello del Re, la neve cadeva così fitta che persino l'immenso albero sulla terrazza tra i due edifici sembrava svanire nel nulla.
Gli Andiron erano nel palazzo del Re, da cui stavano portando via i cadaveri. Dinesh si infilò in quello delle Dame, per sfuggire ad un drappello di soldati di Hasgalen che, quelli sì, lo avrebbero riconosciuto alla prima occhiata. Xarshal era con loro.
Il Sapiente attraversò sale e loggiati, poi le stanze dell'acqua, dove le piscine alimentate da sorgenti calde si erano fatte rosse. Lì c'erano almeno una trentina di donne e nessuna di loro era rimasta in vita.
— Nel Palazzo delle Dame si crescevano le fanciulle destinate a servire la Madre. Anche la Regina era un di loro… qui c'era il sangue più antico della Terra… — riflettè Dinesh, sfuggendo al vapore delle acque calde, perché anche il vapore puzzava di sangue.
Raggiunse un vestibolo alle spalle dell'ultima sala e si sentì quasi male. — Perché sono qui? Che cosa sto cercando, ancora? — mormorò, appoggiandosi al muro. Una mano gli si artigliò ad una gamba, con così tanta forza che Dinesh si sentì invadere dalla spaventosa disperazione che quella mano riusciva a trasmettergli.
Abbassò lo sguardo: la mano era rossa di sangue e lasciava la sua impronta sulla morbida pelle chiara dei suoi stivali. Si chinò, aprendo la porta dell'armadio da cui la mano spuntava, e si trovò davanti la giovane donna.
Fiamme scarlatte le danzavano negli occhi d'oro, che restarono fissi nei suoi, senza paura.
— Non temere — si affrettò a sussurrare Dinesh. — Non ti farò del male!
— Tu sei un Sapiente. Sapevo che saresti venuto — rispose la giovane, e ritirò la mano sul petto, dov'era ferita.
— Ti porterò via da qui. Ti nasconderò — esclamò Dinesh, e il vigore gli stava tornando emergendo dalla disperazione. — Se tu mi aspettavi, è questo che ha portato i miei passi fino a te.
— No! Non è me che devi nascondere. La bambina…
Dinesh seguì il suo sguardo, e scoprì la piccola rannicchiata in fondo all'armadio. Poteva avere due anni, forse meno, e aveva un visino grazioso incorniciato da capelli del colore del rame pallido. Ma gli occhi… gli occhi avevano il colore dei topazi rosa, e Dinesh ammutolì.
— Non… non sapevo che potessero nascere nei nostri tempi bambine con gli occhi rosa…
La bambina volse il viso verso di lui, ma quegli occhi non potevano vederlo. Dinesh lo sapeva. La bambina era cieca; quello che poteva vedere era considerato un dono, o una maledizione.
— Il suo nome è Drisane… nascondila! Gli uomini di Helvdan uccidono i bambini imperfetti, e lei è cieca! — lo implorò la donna.
— Lo so… lo so… lei vede nell'anima degli uomini, nel passato e nel futuro, ma non vede null'altro. E tuttavia nascondere la bambina non mi impedirà di aiutarti.
La giovane donna si appoggiò allo stipite e una specie di sorriso le distese i lineamenti del viso, induriti dalla sofferenza. — No. Il mio tempo è finito. Però le bambine come Drisane non nascono sole. Sai anche questo?
— So quello che si crede sia soltanto una leggenda; so che la nascita di un Mago dell'Alleanza porta nell'anno successivo la madre a generare una bambina con gli occhi rosa, cieca alle cose del mondo, ma in grado di vedere nell'eternità del tempo.
— Così è stato. Devi cercare suo fratello al Tempio. Ha tre anni, e il suo nome è Elir. Lui è l'ultimo Mago dell'Alleanza. Per quello che porta su di sé, non deve essere preso.
— Forse è già accaduto.
— Drisane lo avrebbe percepito. No. Elir è nel Tempio. Cercalo!
Con fatica, la donna si tese verso la bambina, e le mormorò poche parole sommesse che Dinesh non riuscì a cogliere. — Non temere — mormorò quindi la donna volgendosi a lui. — Quando i soldati con le asce rosse torneranno qui io sarò già morta.
Dinesh le sfiorò la fronte. — Permettimi di portarti via il dolore.
La giovane sorrise chiudendo gli occhi; Dinesh sentì la sua coscienza scivolargli tra le dita, come il passare di una folata di vento freddo sul finire dell'estate. Prese quindi la bambina avvolgendola in una coperta.
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