- E così sono morti tutti e tre. - disse una voce, una voce che proveniva da dietro i Cappi.
- Perdono? - chiese lui. Si accorse della sua voce, non la voce di un nano.
I Cappi si aprirono, Eshant primo, imperatore del trono di Ur-deiana, signore di Enniagenda, si mosse verso di lui. Indossava un abito scuro, austero, senza insegne. - I tre stregoni che insidiavano la foresta e proclamavano di potermi uccidere. Le teste di due di loro sono rotolate ai piedi di mia figlia e ora anche la terza è stata squartata. Era la peggiore...
- Si, signore. - rispose lui.
- E il nano è scomparso.
- Quando ho combattuto la strega non c'era nessun nano nella stanza, signore.
L'imperatore si accigliò. - Nessun nano?
Visto che la sua faccia era falsa, non gli fu difficile mentire. - Non ho visto nessun nano, signore.
- Il potere di una strega degli elfi può dissolvere un corpo. E la strega doveva essere molto, molto arrabbiata.
- Vero, signore. Era fuori di sé quando la ho uccisa. - Rabbrividì al ricordo della creatura incantata che si gettava sul suo pugnale.
Eshant camminava per la stanza, tenendosi sempre ben lontano da lui. Oscillava come annoiato, esaminandolo senza curiosità. - Ho dato al nano una notevole ricompensa per due teste di elfi. Tu me ne hai riportata solo una. Dovrei darti la metà?
Hreon sorrise beffardo. - Era la peggiore...
- Vero - ghignò l'imperatore. - Otterrai quanto ha ottenuto il nano. E la mia ospitalità per questa notte, visto che nessuna legge ti vieta di dormire sotto il mio tetto. Trovo saggio prendermi cura di un ammazzaelfi.
- Siete solo molto generoso, mio imperatore.
- E ora che qualcuno riporti quest'uomo nelle sue stanze.
A quelle parole un'ancella aprì la porta a capo chino. Hreon le si avvicinò e quando lei uscì le andò dietro. Si accorse rapidamente che non stavano percorrendo la strada per cui era venuto. - Dove stiamo andando? - chiese sospettoso.
- Dove passerà la notte. - rispose semplicemente la ragazzina.
Hreon notò che si stava addentrando sempre di più nel palazzo e che il lusso cresceva di conseguenza. Persino i corridoi ostentavano ricchi fregi e le porte erano intagliate e rifinite in ogni loro centimetro. Salirono una scala dai corrimano d'oro e quando finalmente l'ancella aprì una porta ne scelse una vegliata da due enormi statue di leoni a riposo. - Ecco dove dormirete. - disse la ragazza.
Hreon fece un passo nella stanza e appena fu dentro la porta si richiuse dietro di lui. La stanza era enorme, dominata da un letto a baldacchino imponente, dalle lenzuola bordate d'oro. Subito, quando guardò il letto, notò, tra i tendaggi del baldacchino, il movimento di una testa che si tirava su a guardarlo.
- Benvenuto. - disse la voce di Ikaress, divertita.
Hreon non osò fare più di due passi verso la principessa e così fu lei a scivolare fuori dal suo giaciglio. Scostò i veli e si mise in piedi: indossava una leggerissima veste di seta.
Hreon sentì ribollirgli il sangue e se ne spaventò. Le donne umane gli avevano sempre fatto un po' ribrezzo, ma la vista di Ikaress stava facendo avvampare tutti i suoi sensi. Sentiva una fame animale crescergli nel profondo, un senso di confuso e istintivo desiderio che non aveva mai provato e che di certo doveva dipendere dal suo nuovo corpo di uomo.
- Sei fedele all'impero e alla sua principessa, ammazzaelfi? - gli chiese Ikaress, facendo guizzare la piccola lingua rosa, maliziosa, venendo verso di lui.
- Si... si signora.
- Ho degli ordini per te...
Il mattino fu svegliato da un'alba di fiamme.
Era ancora nel letto della principessa, ma la principessa non c'era. Si alzò, si guardò intorno e capì a istinto che qualcosa non andava. Guardando fuori dalla finestra vide un frenetico viavai di gente, guerrieri in armatura che salivano sulle mura, cancelli che venivano serrati. Si vestì rapidamente e andò in corridoio, ma incrociò solo due serve che sembravano troppo scosse per potergli dare informazioni, così provò a uscire del cerchio dorato degli appartamenti reali. Un soldato in armatura gli si avvicinò mentre attraversava un grande atrio - Ammazzaelfi! - gli disse - Sei pronto a prendere le armi per difendere l'impero?
Guardò il guerriero senza capire. - Di cosa stai parlando?
- Una legione di uomini donnola sta marciando sulla città di Enniagenda. Sono in un numero elevato e ben organizzati, abbiamo mandato numerosi messaggeri per chiamare qui l'esercito dell'impero, ma saremo noi guardie del castello a dover reggere al primo impatto.
- Castello? Ma la città?
- La città è già data per perduta. Stiamo raccogliendo la popolazione tra le mura per difenderla. Comunque vai là e prendi una spada!
Hreon seguì la direzione indicata dal soldato e raggiunse un'armeria. Soldati e scudieri di ogni grado vi entravano e uscivano per recuperare armi. Hreon, in realtà, non sapeva cosa fare, aveva disciplinato la sua mente e il suo corpo a maneggiare armi dei nani, ben diverse da quelle degli umani, di cui quella stanza era piena.
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