Laouqui non era enorme, ma alto, innaturalmente alto. Il corpo centrale sembrava un grosso nodo formato da diversi cordoni organici, molto scuri, tenuti insieme da uno strano reticolato sotto cui si intravedevano violente pulsioni sottocutanee a stento trattenute. Dava chiaramente l’idea di creatura nata da una forzatura. Alcune appendici, lunghissime e molli, pendevano inerti, simili a tubi da cui colavano umori. Levitava lentamente, una sola esile gamba si allungava fino a terra, sfiorandola appena con un rebbo spezzato. Una maschera bianca, enorme, stava al centro del corpo, simile a un viso di donna.
Akeo, schiacciato dentro un’alcova di pietra e coperto di sterpi secche, poté vedere il lento passaggio del Distruttore scrutandone i dettagli più raccappriccianti. I Portatori di Caos erano morte e forse per questo il Dharca non riusciva a non guardare quell’enorme bestia innaturale. Il male assoluto promanava fascino. Persino in un guerriero dall’anima spartana. Trascorsero ore dal passaggio di Laouqui, al punto che il soldato decise di passare la notte dentro il suo rifugio improvvisato, consumando un poco di carne salata e pane nero. Il giorno dopo riprese l’inseguimento.
I messi della carovana avevano di certo percorso la Strada Vecchia, tenendosi a debita distanza dalle coste rocciose in cui era stato avvistato Laouqui. Akeo aveva scelto di rischiare passando lungo le pareti di pietra bianca, tagliando quasi la metà del percorso.
Quattro notti prima aveva nominato Lecto Capitano e promosso Jiff foriere. Disse di aver ricevuto l’ordine di raggiungere i messi dopo aver organizzato la partenza della truppa. Nessuno sollevò obiezioni, nessuno ebbe dubbi, come al solito.
I Dharca non sono stati costruiti per mettere in dubbio gli ordini, un pensiero insidioso. Questo gli rese facile la prima diserzione di cui mai avesse avuto notizia. Un soldato del clan vive assieme alla truppa, sempre, a meno che non sia impegnato in un ingaggio solitario, in genere come guardia. Ma lasciare la guarnigione e fuggire non era un loro costume.
Bambini a cui hanno indotto lo spauracchio dell’individualità. Provava ancora orgoglio dentro il petto, orgoglio per la fierezza dei Dharca. Se ti insegneranno a vergognarti della libertà allora sarai tu a desiderare le catene. Cos’era quella voce che gli ronzava in testa? Ricordi di conversazioni altrui? Idee che non era mai riuscito a esprimere? Perché quei concetti affioravano ora, dopo una vita di servizio?
Akeo non era un cercatracce molto abile, ma i carri dei feriti rallentavano di molto il drappello dei messi. Riusciva a seguirli abbastanza bene, tenendoli sempre all’orizzonte. Per alcune notti aveva spiato, da lontano, le pire dei compagni che erano morti per le ferite. Soffrì per ogni fuoco acceso. Il viaggio fu duro. Un tempo i Dharca dovevano essere stati cacciatori ma quelle abilità erano perse da secoli. Riuscì ad abbattere un grosso ruminante, ma aveva la carne troppo dura e dal sapore orribile. E lui non aveva idea di come rimediare. Dovette dare fondo alle scorte rubate a Vatis e compensare con radici amare e insetti.
Sei giorni dopo la partenza da Vatis iniziò il lungo viaggio nella tundra grigia. Il poco cibo rubato finì subito. L’acqua delle pozze era imbevibile. Le notti gelide e l’umidità quasi spezzava le ossa. La fronte gli scottava di febbre. La fame lo cingeva d’assedio.
Il decimo giorno incontrò i razziatori. Era solo un piccolo drappello, uno Skavel veterano e tre giovani tagliagole. Avevano fame, come lui, ma da più tempo. Per spegnere quelle quattro vite spese più energie di quelle che poteva permettersi. Non avevano che cubi e armi. La sua disperazione raggiunge il culmine. Quella notte accese un fuoco e mangiò carne.
I rarissimi rivoli fangosi della tundra erano pieni di un’acqua troppo sporca e gelida, che non gli dava alcun sollievo. Ora non trovava che legno marcio. Impossibile accendere un fuoco per bollire. Le diarree lo indebolirono ulteriormente.
A tredici giorni dalla sua partenza da Vatis, dopo essere stato testimone delle pire di undici fratelli di guerra, sfinito dalle privazioni, il Capitano Akeo avvistò un’immensa linea scura che sembrava attraversare l’orizzonte e tagliarlo in due.
Aveva trovato la grande carovana Maruj.
La ferita (3)
Perché i Dharca sono mercenari? Come mai non hanno una casa, una città? La curiosità dello schiavo restava spesso delusa. C’erano domande a cui nemmeno Akeo sapeva rispondere. Lui ricordava vagamente di essere nato e cresciuto in un altro luogo. Perché non ci torni? Non possiamo. Perché? I Dharca vivono per servire in battaglia. In battaglia si muore non si vive. Non si vive. Il nostro onore è il guiderdone. Perché? I Dharca... Non ti importa del tuo popolo? Nemmeno sapete più da dove venite. La tradizione è tutto. Se siete diventati mercenari, allora prima cosa eravate? Nessun Dharca ucciderà un altro Dharca. Chi vi ha fatto diventare così?
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