Confusa, la sua mente riusciva a percepire che qualcosa non andava, ma il potersi avvicinare sempre di più ai carri lo stregava. Ricordava nitidamente le proprie motivazioni, ogni singola ferita aperta nel corpo di un fratello lo faceva avanzare, le pire dei defunti imprimevano forza ai suoi passi. Il desidero di riscatto, il miraggio di poter cambiare il destino dei Dharca lo obnubilava, impedendogli di capire cosa fosse quella strana sensazione di irrealtà che irradiava attorno a sé. Sapeva solo che i veterani dai visi rigati di cicatrici non lo riconoscevano, che poteva passare oltre la guardia d’elité e dirigersi, indisturbato, verso il cuore Maruj.

Il Capitano salì sulla scala d’ingresso di uno grandi carri, soffermandosi un poco sulle pareti di legno tinto di viola scuro e decorato da simboli rossi a lui sconosciuti. Non so nulla del mio stesso popolo. Varcò una porta ritrovandoi in uno stretto corridoio. Superò un fitto tendaggio. E lì si fermò.

Una decina di lance Dharca erano puntate contro il suo petto, gli sguardi duri dei soldati erano infiammati di sdegno. Impiegò alcuni istanti a reagire e quando lo fece si accorse che le mani non andavano a snudare le armi ma si aprivano verso i suoi fratelli. Chiuse i pugni e due mercenari crollarono a terra portandosi le mani al ventre. Le lance scattarono ferendolo a cosce e spalle, inchiodandolo a terra. Non volevano ucciderlo.

Akeo vide il viso pieno di una femmina Dharca incombere su di lui. Sentì le sue mani morbide chiuderglisi sul viso, come a proteggerlo. Poi qualcosa gli fu strappato dall’interno e la sua bocca si spalancò in grido di vivo dolore.

In quello stesso istante, a centinaia di chilometri di distanza, dentro la propria stanza nel palazzo mercantile della città di Dreados, il Magicante Sevile Yoris si piegò in due dal dolore. Il legame mentale con Akeo era ambivalente, una strada invisibile dentro cui la femmina Dharca stava facendo scorrere la sua Presenza, la matrice della magia su N’il, come un denso fiume d’argento che tutto annichiliva. Sevile sentì i propri organi interni farsi gelidi, morire uno dopo l’altro, poi mani che non gli ubbidivano più si strinsero sulla sua gola serrandosi in una morsa mortale.

7

Non pensare al futuro. Non chiedere una ricompensa.

Combatti per il clan, attieniti solo al presente, e credi nel cuore Maruj.

Senza suoni. Senza sensazioni. Senza peso. Solo immagini. Akeo scivolava sopra vette di pietra scura e ghiaccio antico. Aveva capito in fretta che si trattava di un’illusione. Il suo corpo inerte era da qualche parte, ma non provava alcun senso di timore. Era stato allenato ad accettare la morte. La velocità del suo non-corpo accellerò di colpo, superò costoni di roccia coperti di neve e precipitò lungo un labirinto di tunnel. Un istante appena e si ritrovò davanti a muri di pietra lavorata, protetti da guardie. Guardie Dharca.

E poi una grande vallata. Il verde rigoglioso dei campi. Odore di frutti. Odore di terra bagnata. Case di pietra. Fuochi.

“Questo è il cuore Maruj?” Chiese mentalmente Akeo. Sapeva bene che un’altra presenza senza corpo lo aveva accompagnato per tutto il viaggio.

“Sì, anche se al momento questa è solo la rappresentazione che ne fanno i tuoi ricordi.” Rispose la Magicante Dharca. “Tu sei nato qui.”

Oscillarono su grandi terrazzamenti dove i bambini del clan venivano addestrati da un gruppo di anziani. Spade in legno, protezioni imbottite. Akeo non poté non provare orgoglio nel vedere una bambina di sette o otto anni scherzare sui vistosi ematomi che le macchiavano le braccia. I Dharca non temevano il dolore. Qualcosa lo ferì dall’interno: ma il dolore era proprio necessario?

“Siamo lungo la linea dell’Ombra, vero? Il luogo più lontano dal Muro di Luce” Chiese il Capitano.

“Esatto, i nostri antenati trovarono la valle, un piccolo paradiso in un mondo d’inferno come N’il. Presero a prosperare ma il territorio è limitato, il cibo spesso è scarso. Ecco perché nacque la carovana.”

Donne presso i ruscelli d’acqua gelida. Donne sui campi dalla terra povera o chine dentro serre rudimentali. Gli anziani lavoravano i metalli e insegnavano. Pochi i giovani, pochissimi. Molti i bambini.

“Non sapevo che avessimo magicanti, men che meno femmine. Siete voi che occultate la carovana quando torna qui?”

“Precisamente. C’è sempre qualcuno che tenta di seguirci”

Una sorgente termale. Corpi pallidi di bambini che guazzano nell’acqua, tra i vapori. Una anziana raccoglieva alghe molli.

“Qui siamo lontani da tutto.”