Dal successo di Twilight in poi, i romanzi del genere paranormal romance, ovvero quelle storie che parlano di ragazzi innamorati e che hanno a che fare con la magia, abbondano. Tanto all'estero quanto in Italia. Gli amanti di questo filone troveranno Blood magic un'avventura interessante... ma probabilmente solo loro.
Drusilla ha da poco avuto un terribile lutto familiare, il padre ha ucciso la madre in circostanze misteriose, quindi si è suicidato. Rimasta sola col fratello Reese, la ragazza non riesce a farsi una ragione della tragedia. È convinta che qualcuno abbia costretto suo padre ad agire contro la propria volontà e, a rincarare i sospetti, c'è il misterioso diario, ricevuto via posta. da un uomo chiamato il Diacono. Sfogliandolo Silla scopre che si tratta di un vero e proprio trattato di magia, scritto dal padre, sull'utilizzo del potere del sangue, con il quale è possibile sia realizzare magie curative, sia possedere persone e animali.
Silla decide di imparare a usare la magia, anche se è dolorosa e sfiancante, ma non è la sola a interessarsene. Anche Nicholas, il bel ragazzo che ha conosciuto al cimitero, mentre ridava vita a una foglia morta con un incantesimo, sembra saperne molto in materia. Inizia così una bella storia d'amore tra i due, destinata però a mille difficoltà. La causa è Josephine, un'oscura presenza proveniente dal passato delle famiglie di Silla e Nick. Dopo essere stata allieva e amante del padre della ragazza, Josephine si vuole impadronire delle ossa del defunto mago, per prolungare la sua vita in eterno. E lo fa impossessandosi delle persone a cui Silla tiene di più.
Il libro, benché scritto in modo apprezzabile, presenta alcuni “difetti tecnici” che non ne permettono una fruizione davvero piacevole. Prima di tutto l'utilizzo del punto di vista alternato. Si avvicendano, per tutto il libro, sequenze in cui la storia viene raccontata in prima persona dal punto di vista di Silla, a sequenze in cui è Nick ad avere la parola. Una scelta insolita e poco condivisibile, perché questi personaggi non hanno un carattere abbastanza complesso da giustificare la coraggiosa scelta dell'autrice. Probabilmente, se all'inizio di ogni sequenza non fosse specificato il nome del personaggio a cui essa è riferita, per il lettore sarebbe difficile capire chi è a narrare in quel momento.
Tutta la prima parte del libro è piuttosto lenta e per molte, troppe pagine, non si intuisce dove la storia voglia andare a parare, ma dalla seconda metà in poi il ritmo diventa più incalzante. Molto efficaci sono le enigmatiche pagine del diario di Josephine, sparse qua e là nel libro. In esse si viene pian piano a conoscere questo personaggio, sicuramente il migliore di tutti: una antagonista forte, spietata e inquietante. Buono anche il finale, malinconico e in parte inaspettato.
Nel complesso la storia narrata da Tessa Gratton funziona, ma il tema risulta un po' troppo banale, a partire dall'argomento della magia del sangue, che è ormai trito e ritrito. D'altra parte l'originalità, spesso e purtroppo, non sembra più considerato un elemento fondamentale nei romanzi rivolti alla categoria young adult.
6 commenti
Aggiungi un commentoPremessa: non ho letto il libro in questione, le uniche informazioni a riguardo sono quelle date dalla recensione
Questa è la triste verità e non posso che quotare.
Ora invece una domanda sulla recensione, il cambio di POV non è ritenuto una buona scelta perché i due psg hanno praticamente la stessa voce, giusto? Non è ritenuto sbagliato il cambio di POV in sé. Non mi è del tutto chiaro.
Mi sembra anche normale. La categoria, mediamente, non ha molta esperienza di genere e quindi qualunque storia è "nuova" da questo punto di vista.
Quanti romanzi e racconti di vampiri prendono uno spunto più o meno velato dalla Rice?
Mah, sai, in realtà mi pare che si stiano "svegliando fuori". Facendo un giro su aNobii ho notato che i "ma sono tutti uguali"/"smpre la stessa solfa!" stanno aumentando e se si guarda il profilo delle commentatrici sono più o meno teenager con un tot di paranormal alle spalle.
Mi vien quasi da dire che c'è speranza.
PS: il fatto che le lettrici siano "vergini" del genere giustifica loro quando non riconoscono una banalità (anche se alcune...) ma non l'autore/trice che ancora, per l'ennesima volta usa temi triti e ritriti in modi triti e ritriti. Si suppone che uno scrittore abbia letto parecchi libri e conosca il suo genere, prima mettersi a produrre.
e ma qui sta l'esperienza dell'autore, nel afferrare l'attimo e spremere fino a che può
Cinico ma vero.
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