– Lo faccio già. Ti occupi ancora di pozioni?

– A dire il vero no. Stiamo facendo cose diverse, questa settimana. Come sta il grande capo?

Quel suo rapido cambiare argomento era un po’ strano, perché di solito Mallory adorava avere un pubblico interessato, quando si trattava di parlare del paranormale e del suo apprendistato magico. Forse le cose che stava imparando erano noiose quanto la carpenteria, mi dissi, anche se mi riusciva difficile immaginarlo.

– Ethan Sullivan è sempre Ethan Sullivan – risposi.

– E suppongo che lo sarà sempre – ribatté, con una risata di assenso, – considerato che è immortale. Però alcune cose cambiano. E a questo proposito… saltando di palo in frasca… indovina chi ha un grosso paio di occhiali appollaiato sull’estremità del suo naso perfetto?

– Joss Wheldon? – azzardai. Anche se ci aveva impiegato un po’ di tempo ad abituarsi all’idea di essere dotata di poteri magici, Mallory era sempre stata appassionata dal paranormale, che si trattasse di fiction o meno, e Buffy e Spike le erano particolarmente cari.

– Dio, no. Anche se non credi che questo mi darebbe una scusa legittima per fare una capatina nel mondo di Wheldon e… ecco… correggergli la vista con la magia, o qualcosa del genere? In ogni caso, no, si tratta di Catcher.

– Catcher ha gli occhiali? – esclamai, sogghignando. – Mister Sono-così-affascinante-che-mi-rado-la-testa-anche-se-non-sto-diventando-calvo? Forse questa sarà una bella nottata, dopo tutto.

– Lo so, d’accordo? E se devo essere onesta, in realtà gli stanno davvero bene. Mi ero offerta di fare un piccolo abracadabra e di riportarlo a diedi decimi, ma lui ha rifiutato.

– E perché?

– Perché – rispose, approfondendo la voce in un’imitazione di Catcher, – sarebbe un uso egoistico della magia… utilizzare la volontà dell’universo sulle mie retine…

– Sembra proprio una delle sue affermazioni.

– Già. E così, si tiene gli occhiali, e devo dire che stanno operando un piccolo miracolo. Abbiamo decisamente voltato pagina, in camera da letto, e lui è una persona nuova. Voglio dire, il suo livello di energia sessuale è semplicemente fuori…

– Mallory, basta così. Cominciano a sanguinarmi gli orecchi.

– Puritana. – Il suono penetrante del clacson giunse attraverso il telefono, seguito dalla voce di Mallory: – Impariamo a immetterci, gente! Forza! D’accordo, adesso ho davanti a me alcuni conducenti del Wisconsin e devo chiudere la comunicazione. Ti chiamo domani.

– Buona notte, Mal, e buona fortuna, con gli automobilisti e con la magia.

– Baci – replicò e chiuse la comunicazione. Rimisi in tasca il telefono, ringraziando Dio per l’esistenza degli autisti imbranati.

Dieci minuti più tardi, ebbi modo di mettere alla prova la mia teoria dell’“Ethan è sempre Ethan”.

Non ebbi neppure bisogno di guardare per sapere che era arrivato alle mie spalle, perché il crescente senso di gelo che avvertivo lungo la schiena fu un segnale più che sufficiente. Ethan Sullivan, il Maestro del Casato Cadogan, il vampiro che mi aveva aggiunto alle sue schiere.

Dopo due mesi di corteggiamento, Ethan e io avevamo trascorso insieme una notte decisamente splendida, ma lui aveva subito invertito la rotta e deciso che stare con me era un rischio emotivo che non si poteva permettere di correre. Poi si era pentito della sua decisione, e aveva trascorso gli ultimi due mesi nel tentativo… almeno così diceva… di fare ammenda.

Ethan era alto, biondo e di un’avvenenza quasi indecente, dal lungo naso stretto agli zigomi scolpiti e agli occhi verde smeraldo. Era anche intelligente e devoto ai suoi vampiri… e mi aveva spezzato il cuore. Adesso, a due mesi di distanza, potevo accettare il fatto che lui avesse temuto di mettere in pericolo il Casato a causa della nostra relazione, e sarebbe stata una menzogna affermare che non mi sentivo attratta da lui, ma questo non serviva a diminuire la mia riluttanza a fare un altro tentativo, motivo per cui mantenevo le mie posizioni con fare guardingo.

– Sentinella – salutò, usando il titolo che lui stesso mi aveva dato e che faceva di me una sorta di guardia del Casato. – Stanotte sono sorprendentemente tranquilli.

– Infatti – convenni. Avevamo avuto alcuni giorni caratterizzati da slogan stentorei, picchetti e suono di tamburi, finché i dimostranti non si erano resi conto che noi non sentivamo minimamente il chiasso da loro prodotto durante il giorno e che gli abitanti di Hyde Park erano disposti a tollerarlo soltanto entro certi limiti, dopo il tramonto.

Un punto a favore di Hyde Park.

– È un piacevole cambiamento. Come vanno le cose qui?

– Procediamo – risposi, asciugando un po’ di mordente che stava colando, – ma sarò contenta quando avremo finito. Non credo che la carpenteria faccia per me.