Siamo davvero sicuri, però, che gli spiriti maligni siano solo le anime dei Giganti morti e che gli angeli caduti siano rinchiusi e incapaci di nuocere all’uomo? La più recente parte del Libro di Enoch, il Libro delle Parabole, mette in guardia contro questa idea: il capo degli angeli caduti, Azazel, non è ancora stato imprigionato, contrariamente a quanto affermato in precedenza, e, anzi, gli spiriti maligni stessi non sono più identificati con i Giganti, che sembrano sparire, sostituiti dai loro stessi genitori, gli angeli caduti, ancora presenti nel mondo e intenti a indurre gli uomini a peccare. Solo in un futuro non meglio definito saranno imprigionati. La loro colpa, però, in questa parte del libro, non è quella di aver creato il male con la loro caduta. Essi stessi, infatti, sono stati indotti in tentazione da un principio del Male, che potremmo chiamare Satana, di cui sono diventati servitori: in questo sta la loro vera colpa.

Se gli angeli Vigilanti non sono i primi ad aver errato, è lecito domandarsi a quando risalga l’originaria caduta: la domanda è legittima, come aveva notato, molti secoli prima dell’autore del Libro delle Parabole, la seconda mano del Libro dei Vigilanti. Se la discesa degli angeli sulla Terra, infatti, risale all’epoca del patriarca Yared, come si può spiegare la tentazione di Eva, il serpente, e il peccato di Caino? Questo autore aveva ipotizzato un peccato angelico avvenuto prima di quello dei Vigilanti, addirittura antecedente alla creazione dell’uomo: nel quarto giorno della Creazione, i sette angeli planetari avrebbero trasgredito all’ordine dell’universo imposto da Dio, rovinando così la natura creata.

"The Sons of God Saw the Daughters of Man that they were Fair" di Daniel Chester (1923) Corcoran Gallery.
"The Sons of God Saw the Daughters of Man that they were Fair" di Daniel Chester (1923) Corcoran Gallery.

Che altre cadute angeliche fossero possibili, d’altra parte, è dimostrato anche dalla terza parte del Libro di Enoch, il Libro dei Sogni, che, benché di difficile comprensione, accenna a una seconda caduta angelica, avvenuta in tempi vicini ai suoi, e quindi attorno al 164 a.C., data di composizione del libro: una caduta che avrebbe indotto in errore i leader ebraici e avrebbe condotto al disastro la nazione.

Ancora una volta, è la più recente tra le parti del Libro di Enoch, cioè il Libro delle Parabole, a spiegare quale, tra tutte, fu la prima caduta angelica, che per prima ha prodotto il Male: esiste un primo angelo peccatore, che ha indotto in errore gli altri angeli, il cui nome, qui, è Yequn (un nome mai attestato altrove); Yequn avrebbe portato alla caduta di Asbel, che sarebbe, apparentemente, l’equivalente del Vigilante Semeyaza, e anche di un terzo angelo, Gadriel, il serpente tentatore di Eva.

La parte più straordinaria del Primo Libro di Enoch, però, è certamente il meno noto Libro dei Giganti, che, anche se fu con il tempo sostituito dal Libro delle Parabole, nella versione originale del libro seguiva i capitoli dei Vigilanti. Solo la scoperta dei rotoli del Mar Morto (e qualche frammento di tradizione manichea) ha permesso di conoscerne, anche se solo in parte, il contenuto, veramente sorprendente: come evidente già dal titolo, i protagonisti di questo libro sono i figli dei Vigilanti, i Nefilim, i Giganti. E questa volta, sembra che la storia sia raccontata dal loro punto di vista, senza occuparsi, invece, più di tanto dei Vigilanti stessi.

Non solo: a differenza delle altre parti di Enoch, qui sembra che Enoch non sia il narratore in prima persona delle visioni avute in sogno, benché agisca, come nel Libro dei Vigilanti, come mediatore tra Dio e un rappresentante dei Giganti chiamato Mahaway, descritto come un essere alato, come peraltro molti dei Giganti, dalla forma ibrida tra animale ed essere umano.

La storia narrata presenta, nella parte iniziale, poche variazioni sostanziali: si parla sempre della caduta degli angeli vigilanti, della loro impotenza nei confronti degli angeli inviati da Dio a punirli e dell’inevitabilità di un castigo causato dalla loro condotta. L’attenzione, qui, però, si concentra soprattutto sulle reazioni dei Giganti alla notizia della loro imminente punizione, dei loro timori in vista della vendetta di Dio: probabilmente, il cuore del racconto riguarda proprio ciò che accade ai Giganti nel momento in cui scoprono, con orrore, che saranno puniti per le atrocità commesse.2 Prima che un giudizio sia emesso nei loro confronti, i Giganti iniziano ad avere terribili sogni e, terrorizzati da ciò, essi inviano un emissario, Mahaway, a Enoch, che interpreta correttamente i sogni come un presagio della futura punizione. La reazione degli altri Giganti, messi al corrente da Mahaway, è di incredulità e di rifiuto per questa interpretazione: i primi compagni con cui Mahaway parla, Hahyah e Ohyah, i due figli di Semeyaza, si adirano violentemente con il loro emissario, minacciandolo di morte. Un altro Gigante, Hobabis, sembra urlare in preda alla disperazione alla notizia, comunicatagli da un ulteriore Gigante, Gilgamesh (e la presenza di questo nome apre interessanti possibilità sull’influenza che il Vicino Oriente ha esercitato su questa tradizione), mentre gli altri sembrano gioire per il fatto che solo uno tra loro è stato condannato: l’ottimistica speranza di salvezza, però, svanirà ben presto.