Si è spento oggi, 10 agosto, Carlo Rambaldi. Non avrebbe bisogno di presentazioni, ma va reso onore a uno dei maestri degli effetti speciali di tutti i tempi, il cui contributo rimarrà indelebile grazie ai capolavori della cinematografia mondiale che portano anche il suo nome.
Classe 1925, geometra di formazione, con una laurea all'Accademia di Belle Arti di Bologna ottenuta nel 1951. Fu il cinema la sua vera strada su cui, un successo dopo l'altro, ha tracciato instancabile ed entusiasta la propria carriera. Galeotto fu il fervore culturale che respirò a Roma, sulla fine degli cinquanta: lavorò con Monicelli, Ferreri, Pasolini, Fellini, Mario Bava e Dario Argento. Terrore nello spazio e Profondo Rosso devono il loro successo proprio ai suoi effetti speciali.
E per un vero talento, per un maestro che ora entrerà di diritto nella leggenda, la strada per Hollywood era una certezza, non una possibilità. Fu infatti chiamato in America da John Guillermin che deve proprio all'artigiano italiano il gorilla King Kong, fu poi la volta di Alien con Ridley Scott e nel 1982 nacque E.T. L'extra-terrestre, per la regia di Steven Spielberg. L'indimenticabile e amatissimo alieno è proprio creatura di Rambaldi. Questi tre capolavori della cinematografia di tutti i tempi devono anche a lui i loro rispettivi Oscar.
Anche a Incontri ravvicinati del terzo tipo (sempre di Spielberg, del 1977) e a Dune (di David Lynch, 1984) probabilmente mancherebbe qualcosa senza la mano esperta e sincera di Rambaldi.
Ferreo e convinto detrattore dell'avvento del digitale, che secondo lui avrebbe portato a un appiattimento della qualità degli effetti speciali, un'arte svenduta senza più qualità a costi oltretutto folli, difese strenuamente il proprio lavoro anche in tribunale, negli anni settanta, a causa di un processo in cui il team di Una lucertola con la pelle di donna di Lucio Fulci fu accusato di maltrattamento e crudeltà verso gli animali. Carlo Rambaldi imperturbabile portò le prove al giudice dell'assoluta inconsistenza delle accuse con materiali girati dietro le quinte, e modellini animali realizzati per il film. Ovviamente arrivò subito il ritiro di ogni accusa.
Rambaldi ha continuato a lavorare fino al 2006 come tecnico del trucco e degli effetti speciali per produzioni minori, film e serie tv di fantascienza sia italiani che internazionali (King Kong 2 sempre di John Guillermin, I demoni della mente, Rage, furia primitiva, L'occhio del gatto, La Vie des Botes, Decoy, Yo-rhad, un amico dallo spazio); è stato inoltre spesso membro di giurie e di comitati per accademie del cinema, associazioni e manifestazioni culturali.
Come artista e come persona, oltre alla sua grande discrezione con cui ha portato avanti silenziosamente il proprio lavoro condividendo sempre in team i successi ottenuti, Carlo Rambaldi lascia dietro di sé, con i suoi lavori, uno specchio della nostra società, gli specchi dell'uomo, in un certo senso. Le sue creazioni riflettono sempre, in qualche modo, aspetti della natura umana, sia nella bellezza che nella crudeltà. Senza inoltrarci in speculazioni filosofiche, è evidente osservare che è esattamente ciò che fanno i creatori di mondi; e un maestro della tecnica, definito da qualcuno il Leonardo del nostro secolo, non può essere sottovalutato in questo senso, perché ha contribuito nella materializzazione tecnica, fondamentale, degli intenti del regista, attraverso una profonda sensibilità e una manualità che oggi è sempre più raro trovare, a prescindere dall'amore che si possa avere o no per l'avvento del digitale. Ma chi non sa fare con le mani, in genere, non saprà essere un grande al computer, non fino in fondo, non tutti almeno. È quello che accade alla Pixar, la maestra indiscussa del digitale, dove gli artisti usano il computer ma hanno tutti una provenienza "tradizionale", dove le idee iniziali si sviluppano su bozzetti e schizzi, e solo molto dopo si passa al computer. Stesso dicasi per lo Studio Ghibli, dove sì, Hayao Miyazaki soprattutto non vuole rinunciare al disegno, ma c'è a supporto, in seguito, anche la parte digitale. È questo il punto: per usare il mouse serve anche saper usare la matita, saper realizzare a mano, muovere l'oggetto con le mani prima di farlo in pixel e vettoriali. “Se puoi sognarlo puoi farlo”, insomma, come direbbe Tim Burton. E questo Carlo Rambaldi lo sapeva bene.
Per concludere vi proponiamo un fan-video, reperito in rete, con in sottofondo Someone in the Dark, cantata da Michael Jackson; appassionato a sua volta dell'alieno più italiano del mondo, che prese parte all'album E.T. the Extra-Terrestrial album, nel 1982.
Grazie, Carlo. Buon viaggio.
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