Prendendo spunto da un’interessante trovata del sito Blastr un sottogruppo del canale SyFy, vorrei proporvi un viaggio che potrebbe essere utile per capire quali siano, e soprattutto perché lo siano, i protagonisti dell’incubo moderno e fantastico che ormai da anni tormenta le grandi produzioni e fa tirare afflati romantici e sospiri emulativi ai fan di tutto il mondo.
I presupposti di questo viaggio non sono quelli “prosopomposi”, [parola inventata per l’occasione], di un vademecum utile per la critica elitaria ed epistemologica del fenomeno.
Molto più prosaicamente è una sorta di sfoglio dell’album dei ricordi che ci mostra da dove siamo partiti a dove siamo oggi, senza giudizi affettati sulla qualità di questo o quell’altro autore rispetto ai tempi e ai modi in cui ha espresso la propria arte. Per la cronaca: quello è un lavoro che si lascia volentieri a critici e storiografici. Noi, più esistenzialmente parlando, vogliamo solo sapere chi sono e dove vanno i nostri mostri di sempre.
Il fenomeno è sotto gli occhi di tutti: vampiri, licantropi, mummie ritornano ciclicamente, inesorabilmente. A ogni passaggio acquisiscono qualche ritocco estetico, adeguandosi con la stessa abilità di una blatta alle radiazioni delle epoche, prosperando e facendo accoliti con la stessa forza primigenia del loro inizio.
Se fino a questo punto il discorso può sembrarvi oscuro o troppo arzigogolato passiamo subito a un classico esempio di fin de siècle targato George Méliès.
“Il castello stregato”, un film di tre minuti del 1896 che ha definito il gusto di un pubblico che ancora oggi ricerca esattamente le stesse premesse prima di entrare nella sala cinematografica: “Ho pagato il biglietto e adesso fammi paura!”.
Quanti film di case infestate abbiamo avuto il piacere di guardare? E la ricetta è sempre la stessa. Un po’ come le immortali fiabe di Esopo che con la loro morale “di pancia” valgono per qualsiasi epoca.
In poche parole: “Il castello stregato” sta al cinema fantastico e orrorifico come il motore a scoppio sta alla macchina. Non perché qualitativamente sia ineccepibile ma perché è la trasposizione in fotogrammi di un racconto intorno al fuoco di un campeggio o di un ritiro spirituale o di un dopo cena alcolico dove vengono fuori le leggende metropolitane di tutti noi. Un racconto più bello e incredibile dell’altro e per questo così entusiasmante. Avere qualcuno che riesca a dargli forma ci rende più propensi a credere che quel nostro racconto strampalato, esagerato, e a tratti etereo, sia qualcosa di più di una bugia ben raccontata: piuttosto sia un'atto d'amore verso la fantasia.
Non siete ancora convinti della tesi? Andiamo avanti.
Ahimè, mi duole dare un dolore a tutti i sanguigni seguaci del sommo vampiro, ma il primo a definire il cinema come veicolo di protagonisti mostruosi e romantici non è stato un vampiro, bensì un cadavere riportato in vita e messo insieme da un dottore folle che vuole sconfiggere la morte scientificamente ed elettricamente. Avrete già capito che stiamo parlando di Frankenstein.
Nel 1910 Boris Karloff ancora deve capire cosa fare nella vita. Ma, attenzione: c’è qualcuno che ha preso la lisergica e distopica idea di poter rianimare tessuti morti per riportare in vita i nostri cari, in un modo che neanche Galeno stesso avrebbe potuto immaginare. Un concetto che all'epoca è stato rivoluzionario.
Guardiamolo in questo primo esempio di trasposizione cinematografica.
Frankenstein è il perfetto esempio del restyling epocale a cui i mostri si sottopongono sistematicamente. Non dimentichiamoci che questo mostro è nato dalla penna di Mary Shelley, durante una permanenza da quel satanasso di Lord Byron, uno che intratteneva i suoi ospiti a botte di oppio e altre drogucce mescaline. Un dandy che ha coniato l'ultimo prezzo al nuovo secolo incombente: mostruoso.
Quindi si riorganizzino i tifosi dei vampiri: l’umanità, per tutte le questioni di vita eterna, è passata prima dall’auto-aiuto scientifico (e bislacco) piuttosto che dal mito emoglobinico più blasonato.
Con questa deadline mostruosa, purtroppo devono passar ancora diversi anni dalla prima vampirica trasposizione cinematografica, in cui il genio di un narratore cinematografico si cimenti con questo mito. E da lì il mondo immaginifico cambierà irrimedialmente.
Quindi ora siamo: corpi rianimati e vampiri 0 contro case infestate e leggende metropolitane 1. Vince il racconto intorno al fuoco, l'esperienza di presunte vite mostruose venute a contatto con noi che ci fanno sembrare molto più fighi di quello che effettivamente siamo.
E questi sono solo due prototipi. Nel sito di Blastr vengono proposti addirittura tredici esempi. Per ora, come spunto iniziale di riflessione, potrebbe essere abbastanza per innescare una discussione con coltelli fra i denti.
A voi Figli della Notte decidere se questo viaggio oscuro merita un prosieguo.
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