La premiere mondiale di The Hobbit: An Unexpected Journey, il primo film di Peter Jackson tratto dal romanzo di J.R.R. Tolkien, è confermata per il prossimo 26 novembre a Wellington, Nuova Zelanda, ma già da ora si può affermare che la produzione dello Hobbit - e l'industria che gli ruota attorno - è uno straordinario successo economico per il paese.

Secondo un report di PricewaterhouseCoopers, l'industria cinematografica e televisiva della Nuova Zelanda è cresciuta costantemente negli ultimi 5 anni, muovendo circa 3.23 miliardi di dollari nel solo 2011, anno in cui il contributo del settore al prodotto interno lordo nazionale (GDP) è stato di 2.78 miliardi, ovvero l'1.4% del totale. Tutte queste cifre si traducono poi in 21.315 posti di lavoro. Per intenderci, il settore vinicolo (una delle maggior fonti di esportazione del paese) aveva portato al GDP quasi un punto percentuale in meno, e questo prima della crisi economica.

Sarebbe riduttivo e semplicistico addurre questo successo al solo Hobbit, considerando la crescente fortuna dell'industria televisiva neozelandese (vedasi Spartacus), ma il report specifica che ben 1.4 miliardi di dollari arrivano dalla sola realizzazione di produzioni cinematografiche, di cui quella dello Hobbit è sicuramente il cavallo di battaglia, considerando che la pre-produzione è iniziata nel 2009, e che in totale i film hanno impegnato - tra produzione, servizi esterni e post-produzione - circa 3.500 persone.

"Abbiamo realizzato un brand sinonimo di qualità, capace di creare e produrre contenuti di valore riconoscibili come tali in tutto il mondo" ha dichiarato Pete Rive, amministratore delegato di Film Auckland.

Micheal Hawkins, direttore esecutivo della National Association of Cinema Operators for Australia and New Zealand, ha dichiarato che il report è arrivato a proposito, aggiungendo sibillinamente: "E' il momento di migliorare la legislazione sull'infrazione di copyright per i film e le serie tv. Non solo per proteggere l'industria esistente, ma per permettere a idee, creatività e business di fiorire al massimo del loro potenziale nel corso del prossimo decennio".

Un giro di vite protezionistico? O la presa di coscienza che serve una soluzione diversa? A prescindere dalle intenzioni di Hawkins, lasciatemi buttare lì una previsione facile: il posto di Peter Jackson sulle banconote neozelandesi è ormai praticamente assicurato.