Il prezzo
Tasto dolente che fa irritare parecchie persone, specie quelle che hanno problemi a investire troppi soldi nell'acquisto di un libro. In fondo, pensano in molti, è solo carta, quindi il suo prezzo non dovrebbe essere elevato.
La realtà, come sempre, è ben più complessa di quanto non appaia a un primo sguardo.
Alla realizzazione e commercializzazione di un libro prende parte un numero incredibile di persone. Redattori, lettori, revisori, traduttori, impaginatori, stampatori, agenti letterari, grafici e illustratori, esperti di packaging e marketing, pubblicitari, venditori, promotori, magazzinieri, corrieri, librai, uffici stampa… davvero la lista di queste figure sembra infinita (14), e a essa si uniscono costi tecnici come quelli dell'energia elettrica per far funzionare i macchinari o quella dell'inchiostro per la stampa.
Un libro quindi non è solo la carta necessaria a produrlo e il frutto dell'attività intellettuale del suo autore, ma un vero e proprio prodotto alla cui realizzazione contribuiscono molte persone, che da lì ricavano il loro sostentamento.
Fra le spese che un editore deve tenere presente ci sono anche quelle per i libri invenduti, realtà poco piacevole ma che non può essere negata. Se con tutti i libri c'è la speranza di un guadagno, per quanto piccolo, alcune opere si rivelano invece un fallimento parziale o totale e si trasformano in una perdita che dev'essere ammortizzata con i guadagni ricavati da altri testi.
I libri non hanno tutti lo stesso prezzo. Gli editori più importanti possono permettersi di pubblicare i loro titoli in edizione rilegata e poi, dopo circa un anno, ristamparli in edizione economica a un prezzo che corrisponde grosso modo alla metà di quello originario, quindi il lettore deve solo armarsi di un po' di pazienza per spendere meno. I piccoli editori in genere non se lo possono permettere, perciò di solito delle loro opere esiste un'unica edizione il cui prezzo è stato deciso dopo un'attenta valutazione di costi e ipotesi sugli incassi futuri. Anche perché ogni editore è ben consapevole che se è vero che il prezzo lo decide lui, se sceglie un prezzo troppo alto il lettore semplicemente si orienta sull'acquisto di altri volumi.
Un libro come La via dei re di Brandon Sanderson, dal prezzo da molti indicato come troppo elevato (30,00 €), è un libro enormemente dispendioso e rischioso. L'autore è noto, ha il suo gruppo di appassionati che sono interessati a ogni sua opera, ma almeno in Italia non è autore da bestsellers, con le sole eccezioni dei volumi della Ruota del Tempo.
I suoi libri sono voluminosi. Già quelli della trilogia Mistborn sfiorano in un caso, e superano abbondantemente negli altri due, le 700 pagine. Con La via dei re le dimensioni sono ancora maggiori, nonostante i caratteri minuscoli con cui il libro è stampato: quasi 1150 pagine. Immaginare qualche migliaio di copie di questo tomo stampate e inscatolate per spedirle a tutte le librerie italiane può solo dare una vaga idea del tipo di lavoro – e di costi – che la stampa di questo libro comporta. In più al suo interno compaiono quattro tavole a colori, una ventina di illustrazioni in bianco e nero – che, vista la tecnica con cui sono state realizzate necessitano di una stampa di buona qualità per non diventare illeggibili – e tutte le prime pagine di un capitolo contengono la raffigurazione di una cornice e di uno stemma. Stampare un libro come questo costa, a fronte di vendite che sono buone ma nulla di straordinario. Siamo davvero sicuri che sia un libro caro?
Certo, quando Mondadori divide in tre parti sia A Storm of Swords che A Dance with Dragons a differenza delle due in cui sono divisi gli altri tre romanzi di George R.R. Martin, il pensiero che l'unico motivo alla base di questa scelta sia una certa voglia di guadagnare il più possibile sulle spalle dei lettori è inevitabile.
C'è infine un ultimo fattore da tenere presente. Se pensiamo al prezzo di un libro e a quanto tempo impieghiamo a leggerlo ci rendiamo conto che il suo costo in rapporto alle ore di divertimento che ci garantisce è inferiore rispetto a quello di un evento sportivo, di un film al cinema, di uno spettacolo teatrale o di un concerto. E, se proprio il prezzo continua a sembrare eccessivo, le biblioteche o il prestito fra amici costituiscono un'ottima alternativa all'acquisto.
15 commenti
Aggiungi un commentoMartina mi piace per i suoi articoli sempre molto approfonditi e puntuali. E le sue risposte non sono da meno.
Solo un paio di considerazioni, la prima ancora sul tema copertine, la seconda sulla possibilità di pubblicare in Italia.
1) Non è proprio una mia abitudine, ma mi pare che quando vado in una libreria che vende libri in lingua originale in fondo le copertine che vedo non siano un granché.
Che le copertine in Italia non rispecchino spesso il contenuto del libro, è un triste dato di fatto. E' una scialba operazione di marketing. Ma viene effettuata solo qui?
2) Il mercato editoriale pare saturo. Tuttavia, non mi sembra impossibile pubblicare in Italia; non dico al primo tentativo, ma forse al secondo o al terzo libro che si propone una casa editrice - magari piccola... - la si trova. Certo che - come sottolinea Martina - anche io sono rimasto basito leggendo dei commenti online di aspiranti autori che supponevano che una casa editrice dovesse premiare la loro "brillante idea", anche se sgrammaticata. Ché tanto era compito della casa editrice riscrivere il testo. Assurdo! Uno scrittore che manco sa scrivere, ma che razza di scrittore è?? E poi il puntuale infrangere ogni regola di buona presentazione dei propri testi, in modo tale da infognare qualsiasi casa editrice di qualsiasi razza di manoscritto più o meno strampalato, disordinato e senza minima presentazione. Concordo con la CIESSE Edizioni, che ha un complicato meccanismo di candidatura dei manoscritti. Almeno i perditempo lasciano stare da subito.
Grazie. Io scrivo perché mi piace farlo, e riconosco che forse mi sono buttata sulla scrittura giornalistica perché non ho talento narrativo, comunque quando scrivo cerco sempre di farmi capire e di rendere interessanti gli argomenti che tratto.
I commenti secondo me servono per intavolare discussioni se se ne ha voglia (anche se spesso purtroppo non ne ho il tempo e lascio perdere per quel solo motivo) ma anche per chiarire qualcosa che magari non ho spiegato bene. Nella nostra testa è tutto limpido e chiaro, non è detto che la stessa chiarezza la trovino i lettori. E magari a volte i lettori mi fanno notare cose alle quali io in partenza non avevo pensato. Non pretendo di sapere tutto, finché si è tra persone ragionevoli ci si può arricchire vicendevolmente.
Non ho nessun problema nemmeno con chi la pensa in modo diverso da me, quello che mi danno fastidio sono, quando capita di incontrarli, la presunzione di essere sempre nel giusto senza provare a capire le ragioni degli altri e la maleducazione.
Ci sono cose molto più serie per cui arrabbiarsi che le opere fantasy, e mi piacerebbe che più persone se ne rendessero conto.
Sante parole, amen.
@ Martina
Sottoscrivo pienamente.
Nell'articolo ho scritto che nessuna copertina potrà mai accontentare tutti. Questa ne è una dimostrazione: http://freeforumzone.leonardo.it/discussione.aspx?idd=10313452&p=2&#last
un utente del forum non apprezza la copertina di La danza dei draghi (e un altro concorda) perché secondo lui il drago in copertina dà un'idea troppo fantastica della saga, e questo nonostante il fatto che in quel romanzo i draghi ci siano.
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