Mark, grazie per il tempo che ci dedichi! Partiamo dall'inizio: come mai ti sei dedicato all'animazione?
Perché sono sempre stato affascinato dalla magia, nel senso di giochi di prestigio, giochi di carte, trucchi di magia… Qualunque cosa creasse un'illusione di realtà mi colpiva. Dell'animazione mi ha colpito il fatto che creasse l'illusione di un personaggio, cioè di una personalità completa, e non solo di un oggetto inanimato. A quel punto ho capito cosa volevo fare e mi sono iscritto al California Institute of the Arts. È una scuola costosa, per pagarmela ho disegnato sfondi, storyboard e characters design per serie tv e produzioni varie, e poi ho lavorato per un'estate alla Dreamworks (avevano appena aperto,ricordo). Da lì sono passato in Pixar e adesso sono ancora lì. Da 15 anni, ormai.
Quali sono i tuoi futuri progetti?
Beh, abbiamo appena finito Non c'è festa senza Rex, che è probabilmente il cortometraggio più impegnativo che abbiamo mai fatto in termini di effetti speciali (l'acqua e gli effetti di luce sono stati una sfida e un grosso impegno realizzativo). Adesso sto lavorando su un nuovo cortometraggio Pixar… su cui non posso rivelare troppo, non fino all'anno prossimo.
Secondo te qual'è il futuro dell'animazione? All'inizio c'era chi vedeva l'animazione digitale con sospetto, mentre adesso è diventata dominante. Allo stesso tempo le tecniche tradizionali non sono mai completamente scomparse, e tu stesso hai dichiarato più volte che molti dei vostri progetti in Pixar sono conclusi a mano. Da una contrapposizione netta si sta passando ad una collaborazione, a quanto pare, ma qual'è il prossimo passo?
Il prossimo passo, secondo me, sarà una fusione delle due tecniche: lavori realizzati in parte a mano e in parte con la computer graphic. Pixar si dedica specificatamente all'animazione digitale, ma ho visto che in Diseny stanno sperimentando cose molto interessanti in questo senso, e credo che la direzione sia una progressiva fusione dei due mondi. Dopo produzioni come Toy Story e Jurassic Park tutti erano interessati solo al computer, ma adesso vedo al cinema prodotti come Brave, realizzati con soluzioni molto interessanti. L'impressione è che il computer stia diventando uno tra i tanti strumenti possibili. Il problema però è sempre lo stesso: gli strumenti, digitali o tradizionali, sono ormai alla portata di tutti, ma quel che conta è la competenza. Non basta pigiare i tasti di un pianoforte per definirsi un musicista. Bisogna studiare, tanto, e capire che un animatore è sia attore sia narratore. L'animazione non è solo dare movimento a un personaggio, è "animarlo", capire chi è e cosa ha da dire. E per sapere questo bisogna studiare molto e fare pratica.
Il grande cinema animato (soprattutto quello americano) è rivolto a un pubblico giovane. Pensi che arriverà il momento in cui le grosse major realizzeranno film d'animazione pensati per un pubblico più adulto?
Non in America, no. Più il film è costoso più hai bisogno di un largo audience per rientrare dei costi, quindi non vuoi precluderti la fascia di pubblico data da bambini e ragazzi. Quello che vedo è che le produzioni meno costose, in Giappone ma non solo, possono permettersi di osare e sperimentare di più proprio perché non hanno investito cifre altissime; per esempio, la maggior parte degli anime sono realizzati con una frazione del budget di un prodotto Disney o Pixar. Allo stesso tempo, i film dello Studio Ghibli più costosi e impegnativi sono rivolti a un pubblico trasversale, mentre le produzioni Akira, più sperimentali, sono pensate per un pubblico più adulto. Credo che vedremo un cambiamento portato prima da piccole produzioni indipendenti, e poi, se queste avranno successo, vedremo un cambiamento nel trend. Secondo me ci vorrà un bel po' prima di avere film animati di grosso budget per un pubblico adulto. Potrei avere torto, però, è già capitato in passato. Vedremo.
Vedremo. Magari un giorno sarai tu a dirigerne uno.
Chissà, magari. Ma resta vera una cosa: se vuoi raccontare una storia – d'animazione o no – interessante, meno budget hai meglio è. Meno vincoli dagli sponsor.
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